Caro direttore,
ho letto con interesse la letterina dell’amico Gianluca Zappa e devo dire che non sono d’accordo.
Non riesco davvero a comprendere, infatti, i piagnistei dei giornalisti di Repubblica e la Stampa, a iniziare dall’allarme del direttore Malaguti che poi così allarmistico non trovo: “Prima volta che si vende ad un gruppo straniero”. Citando e giocando con la storica frase pronunciata da Humphrey Bogart nel film L’ultima minaccia, “È il mercato, bellezza!”
Questo naturalmente per tacer di ciò che scrive l’Ordine dei giornalisti così attento all'”autonomia della professione e della dignità del lavoro” da non accorgersi che in giro c’è uno stuolo di false partite Iva vincolate da obblighi di esclusiva e freelance pagati 5 euro lordi a pezzo.
Mi fa soprattutto sorridere che due testate poco allineate con questo governo ne invochino l’aiuto (a suon di scioperi, eri è toccato alla Stampa, oggi a Repubblica e io mi chiedo se se ne sia accorto qualcuno) adducendo a incommensurabili rischi per la democrazia e la tenuta del sistema informativo italiano rischiando al contempo di contrarre un debito con Palazzo Chigi che rischierebbe realmente di alterare quei precari equilibri tanto strenuamente difesi (solo?) in quelle due redazioni.
Per come la vedo io, direttore, i rischi ventilati si potrebbero concretizzare in questa precisa fase storica solo se il nuovo editore decidesse di decimare i giornalisti, far entrare l’Intelligenza artificiale in redazione con la scusa di riportare in carreggiata i conti del Gruppo (che, viste le tirature delle due testate, immagino sarebbe una priorità per chiunque decida di acquisirle). Ma, fino a prova contraria, è stato Gedi e non il presunto/possibile/futuribile acquirente greco a spalancare le porte redazionali a ChatGpt.
Ma poi, tutto questo can-can esattamente per cosa? Chi è il famigerato Theodore Kyriakou, azionista principale di K Group e presidente di Antenna Group?
Ammetto di non averne mai sentito parlare prima di oggi, perciò ho spiluccato qua e là. Non è stato facile trovare informazioni: tutti i giornalisti se ne lagnano ma nessuno paradossalmente ne scrive. Curioso, vero?
Così, visto che a Repubblica, sono in agitazione per l’arrivo del greco, vediamo cosa ne scrivono. Leggo stamattina sul sito del quotidiano con i giornalisti in sciopero: “Ant Tv in patria è stato il primo passo, ora il gruppo è proprietario di 37 canali televisivi in chiaro e pay e radio soprattutto nell’Est e sud Europa (Slovenia, Romania, Serbia, Montenegro e Grecia). Ma anche piattaforme satellitari e in streaming che trasmettono contenuti in tutto il centro Europa, oltre che contenuti in greco per le comunità sparse in Australia e Stati Uniti. I suoi media televisivi raggiungono direttamente un’audience di 140 milioni di persone nel mondo e complessivamente un pubblico di 500 milioni grazie alle partnership internazionali”. Beh, direi un editore pure: ottimo per le fisime dei giornalisti di Repubblica. Ma evidentemente no, meglio editori con evidenti conflitti di interessi come gli Elkann…
Il Fatto Quotidiano fa sapere che Theodore Kyriakou è “nato nel 1974”, ed è proprio come John Elkann rampollo di una famiglia già ricca, essendo “figlio del magnate delle petroliere Minos”.
Dopo una “doppia laurea con lode in economia e fisica alla Georgetown University di Washington e una esperienza nel gruppo Cbs, Theodore si è dedicato alle aziende di famiglia e alle relazioni internazionali: a partire dall’International Advisory Board dell’Atlantic Council, think tank di Washington”.
Quest’ultimo passaggio certifica peraltro a mio avviso che Repubblica può mettersi il cuore in pace: non diventerà house organ di Alba Dorata potendo mantenere la sua vocazione atlantista.
“A settembre – prosegue Il Fatto – Atlantic Council e Antenna hanno annunciato la costituzione dell’Alleanza per il summit geopolitico di investimenti Europa–Golfo (Aeggis) “per rafforzare le relazioni economiche tra i Paesi europei e del Golfo e accrescere il consenso sulle sfide geopolitiche globali”. Iniziativa che arriva dopo che il fondo sovrano del Qatar (Qia) e K Group a giugno 2024 hanno creato un fondo di investimento da 1 miliardo di dollari, gestito dal gruppo Kyriakou, per investire in vari settori sia in Grecia che all’estero. Ma che “non avrà come target il settore dei media”, spiegava la nota stampa”.
Sempre il Fatto sottolinea un tema che forse andrebbe sviscerato realmente a livello giornalistico: “Nessuno conosce i bilanci consolidati di Antenna Group o la sua struttura azionaria. Lo stesso si può dire per Athenian, colosso delle superpetroliere e base delle ricchezze recenti della famiglia Kyriakou, attiva nei trasporti da quattro generazioni. Nessuno conosce i bilanci nemmeno di K Group, holding lussemburghese dei tre fratelli Kyriakou (Theodore, Xenofon e Athina) attiva nei trasporti, media, contenuti, intrattenimento, immobili, sanità, alimentazione, energia, turismo e gestioni patrimoniali. Non male per il gruppo che acquisisce uno dei maggiori gruppi editoriali italiani”.
Simili osservazioni le rimarcò criticamente tempo fa Repubblica sull’armatore Gianluigi Aponte: non ci sono bilanci depositati e quindi non si sa il vero perimetro di attività e fatturato, si lamentò il quotidiano Gedi (gruppo che poi ha venduto il Secolo XIX proprio all'”opaco” Aponte).
Ecco, dato che in ballo ci sono molti posti di lavoro, questo è probabilmente l’aspetto che andrebbe considerato maggiormente, ma spero che durante la compravendita si facciano i controlli di rito, anche perché le trattative a quanto pare non sono poi così fulminee.
Intervistato dal Foglio, Carlo De Benedetti pone l’accento su di un aspetto che non ha avuto – caso strano – molta eco sui giornali italiani: “Elkann – ha affondato il colpo l’ingegnere- ha problemi con la giustizia, è già ai servizi sociali”. Fino a prova contraria il nuovo acquirente invece no, allora perché i giornalisti di Repubblica e La Stampa fanno il diavolo a quattro pur di restarci assieme?
Fino a prova contraria non è ancora venuto fuori che Theodore Kyriakou abbia interessi italiani per i quali i giornali Repubblica e Stampa potrebbero finire sviliti a cassa di risonanza; Elkann in Italia ha l’intera industria automobilistica che ha ereditato, sebbene gliene sia sempre interessato poco, e vicende come quelle di Riccardo Luna o le denunce continue di Carlo Calenda dovrebbero farci capire chi, tra i due, sia l’editore più puro. O meno disinteressato.
Insomma, ecco alcune mie riflessioni sparse nel tentativo di riequilibrare un po’ la funerea narrazione delle ultime ore. Ma soprattutto con la mia umile letterina volevo sommessamente denunciare che la politica sarà pure lontana dai problemi reali del Paese, ma le lagne dei giornaloni si situano ormai a orbite siderali, spesso con pochissimi punti riscontrabili nel concreto almeno da chi vive quaggiù. Magari anche per questo la gente non legge più e le tirature precipitano mese dopo mese? Ah, saperlo…
Un caro saluto,
Claudio Trezzano




