Carlo Calenda maligna sulle ingerenze di Exor in Repubblica da parecchio tempo, sottolineando come persino alcuni sindacati (in primis la Fiom-Cgil), per non perdere la possibilità di finire sulle pagine del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, abbiano adottato una linea sospettosamente morbida nei riguardi della gestione di Stellantis targata Tavares-Elkann, che invece fa veder rosso agli omologhi americani dell’Uaw, che lo scorso autunno bloccarono gli impianti statunitensi e sono nuovamente pronti a farlo ora. Si ricorda infatti che Exor, che controlla Stellantis, possiede il gruppo Gedi, proprietario di Repubblica. John Elkann è amministratore delegato di Exor e presidente di Gedi. Ma che in Repubblica esista un caso Exor, dopo le avvisaglie della scorsa primavera, è emerso in maniera dirompente nelle ultime ore, con uno sciopero di due giorni detonato in occasione di Italian Tech Week, la kermesse sull’innovazione che l’editore organizza – non a caso – a Torino chiedendo massimo sforzo per la copertura al gruppo Gedi.
REPUBBLICA SEGA ITALIAN TECH WEEK
La tre giorni alle Officine Grandi Riparazioni (meglio note come Ogr) organizzata da Vento, il chapter italiano del fondo di investimento Exor Ventures, sarebbe dovuta essere il fiore all’occhiello della programmazione autunnale del gruppo editoriale nelle mani di Exor. Invece Repubblica non coprirà le prime 48 ore. Sito bloccato e giornale assente dalle edicole.
“L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica indice uno sciopero di due giorni – 25 e 26 settembre – per protestare contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week”, si legge quest’oggi sul sito.
REPUBBLICA: ELKANN EDITORE NON PADRONE
“Da tempo – prosegue la nota con la quale la redazione informa di aver interrotto le pubblicazioni – denunciamo i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale”.
Le accuse sono gravi: “Ci rivolgiamo anche all’editore – e non padrone – di Repubblica John Elkann affinché abbia profondo rispetto della nostra dignità di professionisti e del valore del nostro giornale, testata con una propria storia e identità che non può essere calpestata. La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro”, scrivono ancora i giornalisti riuniti in assemblea.
QUELL’INSERTO SU ITALIAN TECH WEEK CHE NON VA GIU’ ALLA REDAZIONE
La causa dello sciopero – scrivono su RaiNews – “è proprio l’Italian Tech Week. Infatti oggi è uscito con Repubblica un inserto di cento pagine (112 per la precisione, ndr) con degli articoli che solo apparentemente sembrano giornalistici ma per i quali molte aziende hanno versato contributi. Ma questo, sull’inserto, non ci sarà scritto, i lettori non saranno consapevoli di leggere articoli che sono stati visionati, corretti, limati e aggiustati da uomini della Exor.” Nel dettaglio, ci si riferisce a una pubblicazione abbinata al quotidiano che, da colophon presente sull’inserto, è diretta da Riccardo Luna, coordinata da Vittorio Emanuele Orlando e con articoli di Bruno Ruffilli, Emanuele Capone, Pier Luigi Pisa e Arcangelo Rociola, tutti giornalisti del gruppo Gedi.
Così, riporta sempre RaiNews, “l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica sceglie di scioperare per protestare contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati avvenuti in occasione dell’evento Italian Tech Week”.
O, per dirla coi dettagli aggiunti dal Fatto Quotidiano: “Articoli, interviste e approfondimenti venduti alle aziende. Non solo: ciascun pezzo, prima di essere impaginato e andare in stampa, anziché passare dalla redazione, è finito sulla scrivania di Exor”.
“I contenuti, da quanto ha appreso ilFattoQuotidiano.it, non compariranno come redazionali distinti dalle notizie, bensì come articoli veri e propri (all’insaputa di chi li ha realizzati). La stessa cosa succede scorrendo la parte “News” del sito della kermesse, che rimanda direttamente a Repubblica, dove compaiono decine di articoli. Le prime tre edizioni vennero organizzate da Gedi, cioè il gruppo editoriale. Quest’anno, invece il “salto”: a dirigere il tutto c’è direttamente la proprietà, Exor”.
Col bubbone scoppiato, sono destinate ad assumere altri contorni, altra valenza e altro peso le parole scritte quest’oggi da Luna nell’editoriale di presentazione dell’inserto che oltre a ripercorrere i tre anni dell’evento, ringrazia l’editore: “Sono stati tre anni formidabili, di cui sono grato a Gedi e a tutte le persone che ci hanno lavorato: l’evento è cresciuto diventando la grande piazza dell’innovazione italiana, la fotografia di un Paese che non si rassegna al declino”.
I GIORNALISTI: NON VENDEREMO L’ANIMA
Tutt’altre parole quelle usate dai giornalisti che hanno indetto lo sciopero di 48 ore della testata romana: “Ci appelliamo infine alle nostre lettrici e ai nostri lettori: questa redazione non ha mai venduto l’anima. E non sarà mai disposta a farlo”.
Il comitato di redazione di Gedi Visual da parte sua aggiunge: “L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual, che realizzano i video, le dirette, i podcast e i contenuti social del gruppo Gedi, esprime piena solidarietà alle colleghe e ai colleghi di Repubblica in sciopero il 25 e 26 settembre contro le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, di aziende a lui riconducibili o altri soggetti privati, denunciate in occasione dell’evento Italian Tech Week”.
Quindi anche l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Gedi Visual si unisce alla richiesta “con forza”, indirizzata “alla direzione di vigilare su ogni tipo di ingerenza che metta a rischio l’indipendenza del lavoro giornalistico”.
I PRECEDENTI: AFFARI & FINANZA AL MACERO
Il caso sull’inserto sull’Italian Tech Week come già si anticipava è in realtà solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che avevano fatto emergere una coabitazione sempre più forzata tra i giornalisti di Repubblica e l’editore, con l’attuale direttore tirato più volte per la giacca a difendere il lavoro redazionale e infine sfiduciato pubblicamente ad aprile, quando fu mandato al macero l’inserto Affari&Finanza perché conteneva un articolo riguardante Exor non allineato.
In quell’occasione a far traboccare il vaso fu il pezzo di Giovanni Pons cancellato e sostituito da un articolo sullo stesso argomento, ma con toni diversi, a firma del vicedirettore Walter Galbiati, coordinatore di tutto il settore Economia di Repubblica.
“Per denunciare la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio di apertura di Affari&Finanza nel numero dell’8 aprile”, scriveva ad aprile l’assemblea dei giornalisti, “approvata a larga maggioranza (164 sì, 55 no, 35 astenuti) una mozione di sfiducia al direttore Maurizio Molinari e proclamato per 24 ore uno sciopero delle firme”.
“Quanto avvenuto è l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica“, veniva sottolineato. In quell’occasione, però, il Cdr evitava di tirare in ballo direttamente Exor e John Elkann, come invece accade oggi. Segno che il Rubicone di Repubblica è stato attraversato. Un Rubicone che passa proprio per Torino, città storicamente legata alla famiglia Agnelli, nella quale in queste ore ha luogo l’Italian Tech Week.