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Perché Urso coccola Stellantis?

Dopo von der Leyen che ha accolto il piano di Elkann per una e-car europea, anche Urso non attacca più Stellantis, nonostante una produzione industriale italiana inferiore persino a quella del 2024. Così il gruppo italo-francese che continua a perdere appeal tra gli automobilisti ha conquistato almeno la politica italiana ed europea

Sono ormai un ricordo lontano e sempre più piccolo e sfocato appena visibile nello specchietto retrovisore i tempi delle frizioni tra il dicastero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso e Stellantis, gruppo italofrancese dell’automobile accusato a più riprese da Roma di volersi disimpegnare dal Paese.

PACE FATTA TRA URSO E STELLANTIS?

Non è dato sapere se la nuova sintonia dipenda dalla decisione dello scorso marzo del presidente di Stellantis, John Elkann, di riferire in Parlamento dopo un primo rifiuto che aveva irrigidito ulteriormente le parti (seduta durante la quale dal Gruppo erano arrivate solo rassicurazioni fumose) o dalla defenestrazione del precedente Ceo, Carlos Tavares, oggi sostituito da Antonio Filosa.
Resta il fatto che se fino a pochi mesi fa l’esecutivo a guida Meloni aveva nei fatti iniziato a infastidire il Gruppo brandendo in modo particolarmente severo le norme sull’Italian sounding per costringere il produttore a un repentino cambio di nome per la polacca Alfa Romeo Milano in Junior fino al fermo in dogana delle Topolino nordafricane, adesso Urso spende solo parole positive nei riguardi della dirigenza di Stellantis.

IMPIANTI ITALIANI FERMI O A SINGHIOZZO, MA URSO SODDISFATTO

“Mentre in Europa decine di grandi aziende stanno procedendo a licenziamenti collettivi di decine di migliaia di lavoratori, penso solo a Bosch che ha annunciato 25 mila esuberi, in Italia Stellantis non sta licenziando”, la levata di scudi governativa offerta da Urso pubblicamente. “Il gruppo sta quindi mantenendo gli accordi che avevamo siglato nel dicembre 2024”.

Per tacere del fatto che proprio nel 2024 l’esecutivo volesse impegnare il costruttore a tornare a sfornare almeno un milione di auto l’anno nella Penisola, cifra non solo simbolica ma che, secondo i calcoli dell’ex dicastero allo Sviluppo economico (peraltro condivisi dai sindacati) permetterebbe di salvaguardare almeno i livelli di occupazione attuale. Ma il traguardo del milione, anziché avvicinarsi, si allontana a grandi falcate. Per Fim-Cisl, se Stellantis si manterrà sulla traiettoria impressa dai dati di produzione dei primi sei mesi del 2025 l’anno sarà chiuso a quota 440.000 unità totali, un peggioramento netto sull’annus horribilis 2024.

Ora, infatti, dicono da Fim-Cisl, “Tutti gli stabilimenti auto evidenziano un forte peggioramento. A differenza del 2024, in cui almeno Pomigliano rappresentava un’eccezione positiva, oggi nessun sito sfugge alla situazione di forte difficoltà”. Non a caso Stellantis, che ha già spostato diversi impiegati italiani in Serbia dove si produce la Fiat Grande Panda (e pare possa proporre la medesima destinazione pure agli operai francesi di Poissy), sta preparando le proprie fabbriche, da Mirafiori a Termoli fino a Pomigliano, a un autunno eccezionalmente rigido, fatto di ammortizzatori sociali.

STELLANTIS CONQUISTA URSO E URSULA

Una Caporetto industriale, dunque. Ma Urso è comunque soddisfatto e convinto che “L’epicentro del terremoto sta a Bruxelles e nelle scelte folli del Green Deal che stanno mettendo in ginocchio l’intera filiera dell’auto europea”, taglia corto il titolare del Mimit il cui ultimo incontro col Ceo Filosa risale all’8 settembre. In quella data governo e azienda avevano concordato di fare fronte comune in sede comunitaria per “rivedere le attuali normative europee, ritenute irrealistiche e dannose per il futuro dell’industria”, recitava la nota del dicastero.

E proprio Bruxelles sembra essersi smossa almeno un minimo, accogliendo il progetto avanzato da Elkann e da Luca de Meo – quando questi ancora guidava Renault – di favorire la produzione di autovetture di piccole dimensioni, “un segmento di mercato centrale nel nostro Paese” sottolineano sia Urso sia Stellantis, col non meglio identificato piano sulle e-car europee annunciato da Ursula von der Leyen poche ore prima del tavolo sul futuro dell’automotive.

Insomma, Stellantis avrà anche visto crollare l’appeal che le proprie autovetture hanno tra i consumatori (ha chiuso i primi sei mesi di vendita in Europa del 2025 con 910.777 immatricolazioni contro le 1.024.608 del ’24, per una riduzione dell’11.1% e una quota di mercato passata dal 18% al 16,3%) ma ora che sono stati messi da parte i toni spocchiosi e battaglieri di Tavares prediligendo la linea silenziosa di Elkann, sembra aver rafforzato la propria presa sulla politica italiana ed europea.

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