Nonostante i dazi di Trump e i guai con l’Unione europea, Shein non demorde e tenta la via del ritorno verso casa per finalizzare la tanto attesa IPO, di cui si parla almeno dal 2022. Dopo i falliti tentativi di quotazione a New York e Londra, il colosso dell’e-commerce sta infatti valutando la possibilità di riportare la propria sede legale in Cina, nella speranza che questo passo possa agevolare l’approvazione da parte delle autorità di Pechino.
OPZIONE HONG KONG
Attualmente registrata a Singapore, Shein – secondo quanto riportato da Bloomberg – avrebbe già consultato esperti legali per esplorare la creazione di una società madre nella Cina continentale. Le discussioni, però, sarebbero ancora preliminari e non vi è certezza che l’operazione venga effettivamente realizzata. L’azienda non ha rilasciato commenti ufficiali, anche se il presidente esecutivo Donald Tang, lo scorso marzo, ha ribadito l’impegno di Shein a diventare una società quotata.
L’IMPRESCINDIBILE NULLA OSTA DI PECHINO
Per procedere con la IPO, anche a Hong Kong però sarà indispensabile il via libera da parte delle autorità cinesi poiché l’azienda mantiene forti legami con la Cina sul piano operativo e produttivo, nonostante la sede legale estera. Il mancato ottenimento dell’approvazione da parte della China Securities Regulatory Commission (CSRC) è stato infatti uno dei motivi principali che ha fatto naufragare l’operazione a Londra.
LE REAZIONI DEL MERCATO
La notizia del possibile ritorno in Cina, stando a Bloomberg, ha già avuto un impatto positivo sul mercato. Le azioni di Kengic Intelligent Technology, fornitore di soluzioni logistiche per Shein, sono salite fino al 17,2%, mentre quelle di Guangzhou Jiacheng International Logistics, che si occupa di ispezioni qualità, hanno ridotto le perdite.
Sul piano legale, esperti affermano che, pur essendo raro, cambiare la sede legale durante il processo di quotazione è tecnicamente possibile. Una ristrutturazione societaria può essere ammessa dopo la presentazione del modulo A1 – documento chiave per la quotazione a Hong Kong – purché abbia una motivazione legittima e venga completata prima dell’effettiva IPO.
VANTAGGI FISCALI E SUPERVISIONE DEI DATI
Un trasferimento in Cina potrebbe inoltre portare vantaggi anche sul piano fiscale, rendendo i profitti di Shein soggetti alla tassazione cinese. Inoltre, permetterebbe al governo di Pechino di esercitare un maggiore controllo sui dati aziendali, condizione oggi indispensabile per ottenere il via libera alle quotazioni internazionali. Dal 2023, infatti, le aziende cinesi che operano anche all’estero sono tenute a sottoporsi a una revisione sulla sicurezza dei dati da parte delle autorità locali prima di intraprendere una IPO fuori dal Paese.
FINE DEL SOGNO DI UN’IDENTITÀ GLOBALE?
Per Shein, fondata a Nanchino, un ritorno legale in Cina rappresenterebbe un cambio di rotta rispetto al 2021, quando trasferì la propria sede a Singapore per rafforzare l’immagine di azienda globale, minimizzando le proprie origini cinesi. Tuttavia, il contesto regolatorio e geopolitico attuale sta spingendo l’azienda a riconsiderare questa strategia.
Il valore di Shein, una volta valutata 100 miliardi di dollari, è crollato nel tempo. Secondo Bloomberg, a inizio 2025 l’azienda è stata spinta dai suoi investitori – tra cui IDG Capital, Mubadala Investment, Tiger Global e HSG – a rivedere la propria valutazione a circa 30 miliardi.
La pressione è aumentata anche a causa della concorrenza di Temu, in particolare nei mercati chiave come Stati Uniti ed Europa. In aggiunta, l’eliminazione dell’esenzione de minimis da parte degli Stati Uniti – che consentiva a Shein di spedire merci in piccoli pacchi duty-free – ha influito negativamente sulla domanda americana.
UNA IPO (ANCORA UNA VOLTA) IN BILICO
Ma il percorso verso la quotazione si è rivelato complesso e pieno di ostacoli fin dall’inizio. Nel 2023, Shein è stata oggetto di pressioni da parte di alcuni parlamentari statunitensi per presunti legami con il lavoro forzato nella regione dello Xinjiang, accusa che l’azienda ha respinto, dichiarando una politica di “tolleranza zero”. Queste controversie hanno contribuito all’abbandono della quotazione a New York, mentre l’iter a Londra è stato rallentato dalla mancanza di approvazione da parte di Pechino.
Attualmente, la società ha presentato una domanda di IPO confidenziale a Hong Kong, sfruttando il canale riservato previsto dalla normativa locale. Se l’operazione andasse in porto, rappresenterebbe un importante traguardo per Shein e un successo per la piazza finanziaria di Hong Kong, che nel 2025 è tornata tra i mercati più attivi al mondo per le nuove quotazioni. All fine però tutto dipenderà dal consenso finale delle autorità cinesi.