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Byd aumenta il distacco su Tesla (Musk si rimette alla guida)

Un parco macchine arretrato senza grandi novità all'orizzonte, la fuga di diversi uomini chiave e il licenziamento di chi ancora restava in azienda, la corsa sfrenata della rivale asiatica e i continui battibecchi tra Musk e Trump rischiano di mandare fuori strada Tesla. Che cosa sta succedendo alla Casa muskiana...

Elon Musk lo aveva promesso a fine aprile nel tentativo di tranquillizzare gli azionisti in fibrillazione per i risultati, tutt’altro che rosei, conseguiti nei primi tre mesi del 2025: sarebbe tornato a seguire le sue aziende, a iniziare da Tesla, mai così in sofferenza da quando il suo Ceo aveva fatto ingresso in politica.

All’epoca l’uomo più ricco del mondo, ancora nel pieno della propria luna di miele con l’uomo più potente del mondo, Donald Trump, aveva annunciato che avrebbe dedicato due giorni agli affari governativi e il resto della settimana ai propri. Non poteva certo immaginare che di lì a poco si sarebbe trovato a sbattere la porta dello studio ovale. Una situazione imprevedibile che gli ha comunque permesso, nonostante non sia certo noto per l’affidabilità, di mantenere la promessa agli investitori: tornare a fare l’imprenditore.

MUSK LICENZIA IL SUO NUMERO 2 IN TESLA E SI METTE AL POSTO DI GUIDA

La fine dei giochi al vertice del Doge gli sta infatti concedendo tutto il tempo necessario per riportare in carreggiata Tesla, azienda che Musk sembra voler rivoltare come un guanto, tanto che come prima cosa ha subito mandato a casa Omead Afshar, responsabile vendite e operazioni in Nord America ed Europa, uno dei pochi, raccontano i media statunitensi, di cui il capo azienda sudafricano si fidava e che stimava. Almeno fino al licenziamento.

Sarà proprio Musk, riporta Bloomberg, a rimpiazzarlo, seguendo in prima persona le operazioni della Casa di auto elettriche nel Nuovo e nel Vecchio continente. Fingendo di ignorare che, soprattutto in Europa la sua figura si è appannata parecchio, per usare un eufemismo (in particolare in Germania, Gran Bretagna e soprattutto nei Paesi scandinavi, per mai sopite questioni salariali). Dunque il suo ritorno alla piena operatività potrebbe non giovare poi così tanto all’immagine di Tesla.

LICENZIAMENTI A TUTTO SPIANO, COME AI TEMPI DI X

Ma le grandi pulizie sono in corso in quel di Austin e Musk sembra aver recuperato l’entusiasmo dei tempi del suo insediamento in X, quando licenziava ogni giorno migliaia di persone alla ricerca della redditività (per ora mai raggiunta): secondo The Atlantic, circa un dirigente su tre ha lasciato Tesla nell’ultimo anno – per licenziamento o dimissioni – mentre l’azienda avrebbe tagliato non meno di 14.000 posti di lavoro.

Il nuovo assetto invece premia Tom Zhu, l’uomo che ha reso le fabbriche cinesi efficienti come orologi svizzeri e la forza lavoro sincronizzata come soldatini giocattolo (la gigafactory di Shanghai è nota per aver chiuso al proprio interno gli operai durante il Covid, così da non fermare le catene di montaggio se non per motivi legati all’approvvigionamento dei materiali): il top manager oltre a continuare a seguire l’Asia si occuperà delle operazioni di produzione a livello globale mentre Musk sarà focalizzato sulla necessità di riguadagnare terreno negli States e nella vecchia Europa.

TESLA ATTESA AL VARCO DELLA SEMESTRALE

A pesare come un macigno sono però i dati del secondo trimestre dell’anno, dopo un inizio anno da dimenticare. Ufficialmente non sono ancora stati resi noti, ufficiosamente sì: li ha spiattellati il Wall Street Journal. Se confermati, le vendite globali di Tesla nel secondo trimestre sarebbero calate del 13,5% a 384.122, sotto le attese degli analisti che scommettevano su quota 387.000, ma soprattutto al di sotto delle 444mila unità immatricolate tra aprile e giugno 2024. Il primo semestre 2025 per Tesla è dunque da dimenticare.

Un problema non di poco conto anche perché da Nikkei Asia sottolineano invece che nel secondo trimestre del 2025, Byd, la casa di Shenzhen principale avversaria di Tesla nella competizione delle auto con nuove motorizzazioni, ha consegnato 606.993 veicoli elettrici a batteria (Bev), in crescita del 42,5% su base annua.

GLI SCOSSONI BORSISTICI

Il repulisti interno effettuato con troppo rigore e la concorrenza cinese agitano gli investitori, in ansia anche per il rapporto tra Musk e Trump. Se nel primo trimestre dell’anno Tesla scontava per lo più il danno d’immagine causato dalle politiche del presidente Usa, lontano dai temi green e ben poco amico delle auto elettriche e dell’utenza che le acquista, adesso la situazione s’è capovolta – mantenendo comunque il trend negativo – le perdite sono infatti causate dai continui battibecchi tra i due imprenditori egoriferiti, con uno scossone causato dalla minaccia di Trump di reimpatriare Musk (tecnicamente impossibile, dato che Musk gode della doppia cittadinanza, ma ormai i mercati si attendono evidentemente di tutto dal tycoon).

TESLA NEL CAOS?

Insomma, per il Wsj Tesla è ormai nel caos, anche perché Musk, che com’è noto fatica a tenere desta la propria attenzione sulla stessa cosa troppo a lungo, sarebbe concentrato solo su robot e robotaxi, mentre tra il pubblico generalista l’appeal del marchio texano sconta una scuderia che non viene più rinnovata da troppo tempo. Molti analisti, comunque, sostengono l’esatto opposto, ovvero che la scelta di far ricadere gli automi e i veicoli a guida completamente autonoma sotto il marchio Tesla contribuisca a mantenere elevate le quotazioni del titolo, mai così scollate dalla realtà come in quest’ultimo periodo. Ancora una volta, insomma, Musk sarebbe contemporaneamente il più grande boost e la più gravosa zavorra della propria azienda.

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