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programma nazionale di esplorazione

Cosa c’è nel nuovo Programma nazionale di esplorazione mineraria

Circa un anno dopo l'approvazione del decreto sulle materie prime critiche, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica ha approvato un "Programma nazionale di esplorazione mineraria" per verificare il potenziale italiano. Tutti i dettagli.

Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica, un organismo interno alla presidenza del Consiglio dei ministri, ha approvato oggi il Programma nazionale di esplorazione mineraria per la ricerca di depositi di materiali utili all’industria.

IL POTENZIALE MINERARIO ITALIANO È IGNOTO

Il potenziale minerario dell’Italia è attualmente ignoto perché le esplorazioni degli elementi critici sono state interrotte decenni fa, con la chiusura delle miniere: un’attività che al tempo era ritenuta economicamente sconveniente, ma la transizione energetica – che poggia su metalli come il rame, il litio e le terre rare – ha modificato radicalmente il contesto.

UN PROGRAMMA DA 3,5 MILIONI DI EURO

Il nuovo Programma, affidato al Servizio geologico d’Italia dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), consiste in quattordici progetti di ricerca per uno stanziamento di 3,5 milioni di euro. L’esplorazione mineraria riguarderà tutto il territorio italiano e sarà affiancata dalla mappatura nazionale dei depositi dei rifiuti estrattivi.

L’obiettivo del Programma – si legge nel comunicato – “è costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali, integrando le informazioni storiche con una nuova campagna di esplorazione, a oltre 30 anni dall’ultimo investimento pubblico nel settore. Il programma mira, inoltre, a fornire indicazioni preliminari agli investitori italiani ed esteri sulla disponibilità di materie prime presenti nel Paese”.

COSA SI CERCA E DOVE

La ricerca si concentrerà sulle materie prime che la Commissione europea considera critiche e strategiche per la sicurezza economica e nazionale, come litio, boro, grafite, rame, manganese, fluorite, barite, feldspato, antimonio, tungsteno, titanio, bismuto, arsenico, magnesio, terre rare e metalli del gruppo del platino. Ma non solo: verrà infatti dedicata un’attenzione particolare anche ai minerali rilevanti per l’industria italiana (non sempre coincidenti con quelli giudicati critici da Bruxelles), come gli zeoliti per l’edilizia e l’agricoltura.

Le attività di esplorazione si svolgeranno su pressoché l’intera penisola, andandosi però a focalizzare sui territori già noti per le loro potenzialità minerarie.

In Lombardia e in Trentino-Alto Adige, ad esempio, si cercherà fluorite e barite, e terre rare nelle Alpi Meridionali.

In Piemonte, nell’area di Finero, ci si concentrerà sui metalli del gruppo del platino; in Liguria sul rame, sul manganese e sulla grafite.

In Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna si cercherà il litio, contenuti sia nei depositi geotermali che sedimentari. In Toscana, ancora, verranno studiati i depositi di antimonio e magnesio delle cosiddette Colline Metallifere, sull’Appennino toscano. Nel Lazio, ancora, ci si concentrerà sulla fluorite e sulle terre rare.

In Campania si svolgeranno indagini sul litio; in Calabria sulla grafite. In Sardegna – storicamente la principale regione mineraria italiana – si valuterà il potenziale estrattivo di feldspati, zeoliti, bentoniti e caolino (nelle aree magmatiche); di fluorite, barite e terre rare (nel centro-sud dell’isola); di tungsteno, terre rare e rame (nel distretto centrale di Funtana Raminosa); di rame, molibdeno, stagno e arsenico (nella porzione sud-occidentale).

IL DECRETO-LEGGE DEL 2024 SULLE MATERIE PRIME CRITICHE

Nel giugno del 2024 il Consiglio dei ministri aveva approvato un decreto-legge sulle materie prime critiche con l’obiettivo di istituire “un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile” di questi elementi. Il provvedimento riguardava tutte le fasi della filiera delle materie prime critiche – dalla ricerca all’estrazione alla trasformazione, fino al riciclo –, concentrandosi in particolare sulla semplificazione delle procedure autorizzative.

Tra le altre cose, il decreto assegnava all’Ispra, appunto, l’elaborazione di Programma nazionale di esplorazione mineraria.

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