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La politica si mette davanti ai robotaxi Tesla?

A poche ore dal debutto dei robotaxi Tesla sulle strade texane, una nuova insidia per le vetture a guida autonoma dell'uomo più ricco del mondo: la richiesta di rinvio di un gruppo di legislatori democratici per attendere la promulgazione della legge che disciplinerà la materia. Musk andrà allo scontro?

Soltanto l’11 giugno scorso Elon Musk era tornato a tuonare contro i legislatori del Vecchio continente, a suo dire eccessivamente lenti nel dare l’ok al proprio sistema tecnologico Autopilot che, sempre secondo il patron di Tesla, “diminuisce di quattro volte il numero di feriti”. Non poteva immaginare però che di lì a breve anche alcuni legislatori texani avrebbero chiesto di rinviare il battesimo dei suoi robotaxi il cui arrivo sulle strade di Austin avverrà, dopo gli innumerevoli ritardi e slittamenti ben descritti e ricordati dai media, entro fine giugno.

L’AVVIO DIFFICILE DELLA PRIMA CORSA DEI ROBOTAXI TESLA

Un avvio tutt’altro che in grande stile: appena 10 auto a guida autonoma destinate per di più a operare solo in alcune zone della città. Una epifania ben lontana dallo stile di Musk, che aveva spiegato: “In realtà non distribuiremo le auto in tutta la regione di Austin, ma solo nelle parti più sicure”. Evidente l’intenzione di non attirare eccessivamente l’attenzione sul progetto pilota, dal momento che l’azienda deve affrontare i problemi di sicurezza posti dalla National Highway Traffic Safety Administration, autorità di regolamentazione statunitense e, soprattutto, la legge texana in materia è ancora sulla scrivania del governatore, il repubblicano Greg Abbott, in attesa della sua firma.
D’altra parte, però, proprio i robotaxi vengono considerati dagli analisti uno dei motivi della tenuta del titolo in Borsa nonostante le sfide e gli inciampi dell’ultimo periodo, col non-detto che Musk, dal suo ruolo al Doge, avrebbe potuto anche ottenere da Donald Trump norme federali meno restrittive per aumentare il numero di veicoli senza pilota in circolazione. Ma, com’è noto, l’avventura al dipartimento per la spending-review nella pubblica amministrazione statunitense si è già conclusa.

LA LETTERA DEI DEMOCRATICI

Rimasto sprovvisto di ombrello politico, Musk deve dunque prestare molta attenzione ora alle possibili insidie che potrebbero arrivare dal mondo che s’è appena lasciato alle spalle. E una si è già presentata, puntualissima, sul suo cammino. Un gruppo di legislatori democratici del Texas ha chiesto a Tesla di attendere il mese di settembre per far debuttare i suoi robotaxi: per quel mese dovrebbe infatti essere pienamente in vigore la legge nazionale sulla guida autonoma.
Il dettato della missiva è chiaro: i politici sottolineano infatti che la decisione di un rinvio, evitando la messa in strada senza avere la gentilezza di attendere le nuove norme, è da prendere nell’interesse della sicurezza pubblica ma anche di Tesla visto che una mossa tanto responsabile accrescerebbe la fiducia che l’opinione pubblica ha nei confronti del costruttore che ha sede proprio ad Austin. Laddove si decidesse di procedere senza aspettare il legislatore, si richiedono informazioni al costruttore relativamente a ciò che ha fatto per conformarsi al venturo dettato normativo.
Formalmente, la lettera, pervenendo dai banchi dell’opposizione in uno Stato, il Texas, a forte maggioranza repubblicana, non ha gran peso. Tuttavia quando si parla dei pericoli della guida autonoma ormai tutti i legislatori si mettono sul chi va là.

LO SPAURACCHIO DI CRUISE

Anche se gli Usa si sono rivelati ben disposti rispetto alla sperimentazione delle auto a guida autonoma sulle strade americane, il ricordo di tutti, soprattutto dei politici, corre sempre al 2023, quando un robotaxi Cruise, una delle startup all’epoca più promettenti sul tema lautamente finanziata da General Motors, ha investito e trascinato un pedone restandovi poi posteggiato sopra. Il sinistro per fortuna non ha avuto esiti mortali, ma è stato tombale per l’azienda hi-tech, avendo portato alla sospensione delle operazioni nonostante i miliardi che il costruttore di Detroit aveva bruciato in Ricerca & Sviluppo. Da allora anche il solo grande concorrente rimasto in strada, Waymo di Alphabet Google, ha dovuto accettare un numero maggiore di controlli e limitazioni. Il desiderio di Musk di far debuttare i suoi robotaxi, benché ridotti a pochissime unità e destinati a girare in tondo in determinate zone di Austin, si scontra contro la rinnovata richiesta di cautela dei legislatori statunitensi.

IL CURIOSO SILENZIO DI MUSK

Lo stesso Musk su X parlando del debutto dei robotaxi in Texas aveva messo le mani avanti: “Siamo estremamente paranoici riguardo alla sicurezza, quindi la data potrebbe cambiare”. E sebbene il magnate abbia abituato tutti alle sue capriole, il fatto che non sia corso sul suo social per rispondere – come sua abitudine – a muso duro contro legislatori eccessivamente zelanti, lascia intendere che non voglia avviare una ennesima querelle con la politica, specie quella locale (si trasferì dalla California al Texas proprio perché contrariato dai politici di quello Stato), tanto più che la legge sulla guida autonoma è dietro l’angolo ma ancora da promulgare.
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