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Botte nucleari nel mondo Maga sull’Iran?

Che cosa sta succedendo fra i trumpiani sul nucleare dell'Iran

Israele ha attaccato Teheran perché ritiene sia a un passo dal raggiungere capacità militari nucleari. Ma l’Iran è davvero vicino a costruire un’arma nucleare? Una domanda che, oltre a essere stata avanzata dall’Aiea (l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’energia atomica), è al centro del dibattito anche negli Stati Uniti. E le differenti risposte hanno scatenato veleni anche all’interno del mondo Maga, “Make America Great Again”. Cioè il circolo quasi più trumpiano dello stesso Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti, infatti, ha contraddetto esplicitamente quanto dichiarato dalla direttrice dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard (nella foto), fervente sostenitrice di Trump.

LA SECCA RISPOSTA DI TRUMP SUL NUCLEARE IRANIANO E TULSI GABBARD

Trump non ci è andato leggero. A bordo dell’Air Force One, tornando in anticipo dal G7 in Canada, il presidente Usa ha risposto alle domande dei giornalisti. A chi gli chiedeva quanto fosse vicino l’Iran a possedere capacità militari nucleari, Trump è stato tranchant: “Molto vicino”.

Tuttavia, una giornalista gli ha ricordato che soltanto a fine marzo Gabbard, in una dichiarazione al Congresso, aveva detto una cosa diversa. Cioè: l’Iran non sta “costruendo” un’arma nucleare. Il presidente allora ha risposto ancora più duramente: “Non mi interessa cosa ha detto, penso che siano molto vicini ad averne”, riferendosi sempre al programma nucleare iraniano.

LA MEDIAZIONE E IL RATTOPPO

Di fatto, Trump – seppur ci sia da tenere conto del suo stile comunicativo – non ha esitato a smentire ciò che aveva detto Gabbard neanche tre mesi fa. Creando quindi una frattura con la direttrice dell’Intelligence. Evidenziando il fatto che le sue parole non fossero attendibili. O come si possano piegare le parole all’esigenza del momento. Secondo alcune indiscrezioni, riportate da Travis Akers, ex ufficiale di intelligence della Marina statunitense, Gabbard sarebbe pronta alle dimissioni in caso di un attacco Usa all’Iran ordinato da Trump.

Per adesso, però, sono arrivate solo rettifiche e specifiche di quanto successo. Funzionari dell’amministrazione e dell’ufficio del Dni hanno rimarcato il fatto che Gabbard e Trump sono sulla stessa lunghezza d’onda riguardo al nucleare di Teheran. La stessa Gabbard, alla Cnn, ha riferito che Trump “stava dicendo la stessa cosa che ho detto io nella mia valutazione annuale delle minacce a marzo. Purtroppo, troppe persone nei media non si preoccupano di leggere quello che ho detto”.

COSA AVEVA DETTO TULSI GABBARD SUL NUCLEARE IRANIANO

Eppure, nella sua audizione al Congresso del 26 marzo, Gabbard aveva detto cose precise, come ricorda Fox News. La comunità dell’intelligence – spiegava la direttrice – “continua a ritenere che l’Iran non stia costruendo un’arma nucleare e che la Guida Suprema Ali Khamenei non abbia autorizzato il programma di armi nucleari che aveva sospeso nel 2003″. Difficile pensare che in due mesi e mezzo la situazione sia cambiata sul campo. A tal punto da ritenere imminente – come oggi sostiene sia Trump sia Benjamin Netanyahu – lo sviluppo nucleare di Teheran. Nonostante questa posizione, Gabbard comunque sottolineava come le scorte di uranio arricchito in Iran avessero “raggiunto i massimi livelli e sono senza precedenti per un paese privo di armi nucleari”.

Dichiarazioni che sono servite da gancio a un alto funzionario dell’amministrazione, citato anonimamente da Abc News, per spiegare come le risposte di Trump e Gabbard fossero in realtà “coerenti” tra loro. “Solo perché al momento non stanno costruendo, non significa che non siano ‘molto vicini’ come ha detto il presidente sull’Air Force One”, ha detto il funzionario, aggiungendo: “Tutti gli altri punti di Gabbard, a parte la dichiarazione singolare che l’Iran ‘non sta costruendo’ un’arma nucleare, indicano che sono molto vicini a costruirne una”.

LO SCONTRO CON L’ESTABLISHMENT E CONTRO I SUOI FEDELISSIMI

La risposta di Trump contro la direttrice dell’intelligence ha ricordato i suoi scontri con le agenzie di intelligence e spionaggio durante il suo primo mandato, come ricorda Reuters. Ai tempi, per esempio, erano uscite fuori valutazioni che ritenevano plausibile un’ingerenza russa nel voto del 2016, che avevano visto Trump trionfare. La cosa particolare, però, è che in questo secondo mandato, il tycoon ha piazzato suoi fedelissimi quasi ovunque. Gabbard è una di queste, non può essere considerata una figura dell’establishment. Tutt’altro. Tanto che è aspramente criticata e giudicata una figura controversa.

Per questo c’è sorpresa nel mondo Maga e in tutto l’ambiente che gli gira dietro. Particolarmente emblematica è stata la reazione di Alexander Dugin, politologo russo e figura di riferimento per Vladimir Putin. Ma anche – guarda caso – del circolo sovranista americano che finora è stato dietro a Trump. Dugin è diventato però scettico sulle ultime mosse del presidente americano: “Adesso Tulsi Gabbard, Trump sta perdendo gli amici più leali e sta dando il potere ai suoi peggior nemici… Cosa sta succedendo?”. Il russo è andato anche oltre ieri sera. Quando si è iniziato a pensare a un coinvolgimento diretto degli Usa nel conflitto con l’Iran, ha postato sui social una frase: “Forse il vero Trump è stato rapito dal Deep State e tenuto in ostaggio? Un comportamento molto strano… Incoerente”. I veleni nel mondo Maga e affini non finiscono.

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