Martedì la Commissione europea ha presentato il diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. Tra le misure proposte ci sono l’abbassamento del tetto al prezzo del petrolio russo, il blocco alle transazioni con ventidue banche russe e il divieto di utilizzo dei gasdotti Nord Stream, che collegano la Russia alla Germania attraverso il mar Baltico: il Nord Stream 2, però, non è attivo e il Nord Stream 1 non è utilizzabile dopo il sabotaggio del settembre 2022.
LE SANZIONI EUROPEE ATTACCANO L’INDUSTRIA ENERGETICA RUSSA
Il nuovo pacchetto di sanzioni prende di mira soprattutto l’industria energetica russa, con l’obiettivo di privare il Cremlino di una fonte di entrate fondamentale: la Russia, infatti, è uno dei maggiori paesi produttori ed esportatori di petrolio e gas naturale al mondo, e i ricavi della vendita di idrocarburi contribuiscono in maniera decisiva al sostentamento del suo bilancio.
L’ABBASSAMENTO DEL PRICE CAP SUL PETROLIO RUSSO
Per ridurre le entrate energetiche della Russia, appunto, la Commissione europea ha proposto di abbassare da 60 a 45 dollari al barile il tetto al prezzo (price cap) del petrolio russo, applicato dai paesi membri del G7: l’iniziativa verrà discussa la prossima settimana durante la riunione del forum in Canada. Commerciare greggio russo non costituisce una violazione delle sanzioni occidentali, purché quel greggio non sia venduto a un prezzo più alto del cap.
COSA PENSA ZELENSKY
Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha accolto con favore il pacchetto sanzionatorio europeo, ma ha chiesto un abbassamento più drastico al price cap, a 30 dollari al barile. “La capacità della Russia di continuare la guerra equivale alla sua capacità di vendere petrolio e di aggirare le barriere finanziarie. Per questo”, ha detto, “è necessario limitare al massimo la flotta di petroliere russe, le capacità tecnologiche di estrazione e lavorazione e fare di tutto affinché il prezzo del petrolio russo sia più basso di quanto possano sopportare”.
LA “FLOTTA OMBRA” DI PETROLIERE
Per ridurre le possibilità di Mosca di eludere le sanzioni, la Commissione europea ha intenzione di aggiungere nuove navi nella lista della “flotta di petroliere-ombra”, portando a più di quattrocento il totale delle imbarcazioni impossibilitate ad attraccare nei porti dell’Unione.
Le “petroliere ombra” – si chiamano così perché non sono dotate dei sistemi di segnalazione automatica della posizione, in modo da sfuggire al monitoraggio internazionale – vengono utilizzate dalla Russia per continuare a vendere greggio aggirando le restrizioni occidentali, come il price cap.
LE SANZIONI SUI PRODOTTI RAFFINATI
Bruxelles ha proposto anche un divieto all’importazione da paesi terzi – principalmente dalla Turchia e dall’India – dei prodotti raffinati ottenuti dal greggio russo. “Vogliamo evitare che una parte del petrolio russo raggiunga il mercato europeo attraverso la porta sul retro”, ha spiegato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Nonostante la Russia continui a portare avanti la sua guerra all’Ucraina, iniziata più di tre anni fa, von der Leyen ha difeso l’efficacia delle sanzioni europee: prima che il Cremlino avviasse l’invasione dell’Ucraina, nel febbraio 2022, la Russia incassava 12 miliardi di euro al mese dalle esportazioni energetiche verso l’Unione europea; queste entrate sono oggi scese a 1,8 miliardi al mese.
NON SOLO IDROCARBURI: LE ALTRE SANZIONI PROPOSTE NEL DICIOTTESIMO PACCHETTO
“Sul fronte finanziario, il pacchetto prevede di trasformare l’attuale divieto di utilizzare il sistema Swift in un divieto totale di transazione (da applicarsi anche ad altre 22 banche russe), la possibilità di sanzioni contro istituti finanziari di paesi terzi e misure contro il Fondo Russo per gli Investimenti Diretti”, si legge sul Mattinale europeo. “Il divieto di esportazione sarà esteso a beni e tecnologie per la produzione di droni, missili e altri sistemi di armamenti per un valore di 2,5 miliardi. Infine, 22 società russe e straniere che forniscono supporto diretto o indiretto al complesso militare e industriale russo saranno inserite nella lista nera”.
GLI SBUFFI DI UNGHERIA E SLOVACCHIA
Perché le sanzioni proposte dalla Commissione entrino in vigore, però, dovranno essere approvate da tutti e ventisette gli stati membri dell’Unione: l’Ungheria e la Slovacchia hanno già fatto sapere che potrebbero opporsi.
Per via della loro posizione geografica (sono prive di sbocchi sul mare) e dei loro legami storici con l’Urss (che le hanno vincolate alle infrastrutture sovietiche), l’Ungheria e la Slovacchia hanno avuto più difficoltà di altri paesi europei a emanciparsi dall’energia russa: non solo dal gas e dal petrolio, ma anche dal combustibile per le centrali nucleari.