Teresa Coratella è un’analista dello European Council on Foreign Relations esperta di Europa dell’Est e Polonia in particolare. Quale impatto possiamo aspettarci dalla vittoria di Nawrocki sul riarmo polacco e più in generale sul contributo della Polonia al sostegno dell’Europa alla resistenza dell’Ucraina?
Il nuovo presidente polacco, Nawrocki, ha una visione in tema di sicurezza e difesa, sia polacca sia europea, piuttosto in linea con l’attuale politica e strategia della Polonia. Ha infatti più volte dichiarato che la Polonia potrà considerarsi al sicuro solo quando sarà militarmente sicura. Ha parlato della creazione di un esercito polacco di almeno 300.000 uomini, inclusi i riservisti.
Tutto ciò, quindi, non modifica la visione del premier Tusk sulla necessità di mantenere alta l’attenzione sulla difesa, che continuerà a essere una priorità per la Polonia. La grande differenza rispetto alla posizione di Tusk riguarda invece il sostegno all’Ucraina.
Il nuovo presidente mantiene infatti una posizione anti-russa e di sostegno alla resistenza ucraina, ma introduce limiti e riserve sulla futura adesione dell’Ucraina all’Unione europea e, soprattutto, alla NATO. Questo crea seri problemi per Kiev, che ha sempre considerato Varsavia un alleato chiave.
Molte analisi di queste ore si concentrano sull’ “effetto Trump” che ha favorito la vittoria di Nawrocki, sull’onda del nazionalismo etnico che si diffonde dagli Stati Uniti all’Europa. Poiché la Polonia è sempre stato l’alleato più saldo degli Stati Uniti in quell’area, che implicazioni può avere questa sintonia tra Nawrocki e la Casa Bianca?
Il 56,65% dei cittadini polacchi residenti negli Stati Uniti ha votato per il nuovo eletto, il presidente Karol Nawrocki.
Una parte di questo risultato è chiaramente legata all’endorsement ricevuto da Nawrocki dall’amministrazione del presidente Trump. Nawrocki, infatti, oggi può essere considerato parte di quella galassia di politici europei nazionalisti e, nel suo caso, conservatori di estrema destra, molto vicini al presidente Trump.
Tuttavia, va ricordato che, pur avendo il compito di rappresentare la Polonia all’estero, il presidente non determina la politica estera del Paese. La politica estera resta nelle mani del primo ministro, in questo caso Donald Tusk.
Ciò significa che la linea della Polonia nei confronti degli Stati Uniti continuerà a essere portata avanti dal primo ministro e dal governo in carica.
E i rapporti con l’Italia come cambiano? Ricordiamo che quando c’era il Pis al potere, i rapporti con Giorgia Meloni erano molto stretti, anche in virtù della comune appartenenza al gruppo europeo dei Conservatori.
La premier Giorgia Meloni si è immediatamente congratulata con il nuovo presidente Nawrocki. Nawrocki, per lei, è ora il rappresentante della Polonia, un Paese con cui – secondo Meloni – l’Italia condivide valori comuni e un alto livello di collaborazione.
Al di là delle dichiarazioni istituzionali e delle formule di rito, per la premier Meloni questo risultato è probabilmente il migliore che potesse auspicare.
Da oggi, infatti, Meloni potrà continuare a interagire con la Polonia su un doppio canale: da un lato con il presidente del Consiglio Donald Tusk, con cui i rapporti non sono ideali, e dall’altro con il nuovo presidente Nawrocki, espressione del partito Pis, con cui Meloni ha da anni un rapporto di alleanza molto stretto.
Ricordiamo che il partito Pis, insieme a Fidesz di Viktor Orbán, ha rappresentato per Giorgia Meloni uno dei principali punti di riferimento in Europa.
La differenza tra Pis e Fidesz è emersa quando Orbán ha assunto un atteggiamento molto filo-russo nei confronti dell’Unione Europea, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina.
Per questo motivo, avere ora un presidente polacco come Nawrocki, esponente di un partito alleato di Fratelli d’Italia, rappresenta per Giorgia Meloni forse una delle notizie migliori degli ultimi mesi, almeno per quanto riguarda le dinamiche politiche interne all’Ue.