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Cnr tra gattopardi, ticket e governo in bambola

Che cosa sta succedendo al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)

Caro direttore,

la del tutto anomala e paradossale situazione in cui si trova il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) rispetto al rinnovo della governance da parte del ministero dell’Università e della Ricerca scientifica, merita uno sforzo di interpretazione, leggendo tra le righe dichiarazioni, atti di nomina, articoli più o meno azzerbinati apparsi sulla stampa.

Già si è scritto della mancata nomina ministeriale di quattro dei cinque componenti del consiglio di amministrazione, tra i quali la figura del presidente. La commissione esaminatrice delle candidature a questa carica è attiva da dicembre, ma il bando per presentarle non è ancora uscito, facendo giungere a scadenza (proroga compresa) la presidente uscente Maria Chiara Carrozza.

Nel frattempo la ministra Anna Maria Bernini (nella foto), con una interpretazione molto forzata del dettato statutario, ha confermato nella carica il direttore generale Giuseppe Colpani, definito in un question time in Parlamento il “custode” dell’ente e delle sue attività.

Nella stessa sede la titolare del dicastero ha citato “angoli d’ombra” relativi alla situazione economica e finanziaria dell’ente di ricerca. Peccato che la situazione non sembri risultare tale da giustificare un provvedimento come il commissariamento, che peraltro sarebbe anche un’ammissione che in questi anni il ministero vigilante non ha vigilato.

Quindi, quale migliore soluzione di nominare, con poteri pressoché assoluti, gestore fiduciario del ministero vigilante colui che di quella situazione dovrebbe essere a tutti gli effetti il responsabile? Colpani proviene da Piacenza, zona di eccellenza per la produzioni e lavorazione della carne suina e degli insaccati. In questa zona, dove è nato anche Pierluigi Bersani, è diffuso un detto popolare in forma di metafora, che tradotto dal vernacolo suona più o meno così: “Come legare i cani con una corda di salsicce…”.

Una soluzione tanto anomala e ambigua a livello politico e amministrativo sarebbe stata suggerita al ministero dalla stessa Carrozza, che ha sempre rivendicato la propria opera di risanamento dei bilanci. Una soluzione ponte per comporre le beghe interne al governo, rafforzare il sistema di potere interno al CNR costruito in questi anni dai due, basato su relazioni e accordi politici, istituzionali e accademici, nomine mirate in ogni posizione chiave, appesantimento burocratico, uno spasmodico accentramento e controllo di ogni procedura, una totale assenza di confronto con le esigenze della comunità scientifica.

La Carrozza non ha mai nascosto (confermandolo nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera) di essere disponibile a ricandidarsi per un nuovo mandato. Per sfatare i possibili dubbi di un governo di destra rispetto al suo passato di militante e parlamentare del PD, di ministro in un governo di centrosinistra, di frequentatrice dei migliori salotti della sinistra italiana e delle burocrazie europee, di propugnatrice di principi morali, idee politiche e teorie sociali diametralmente opposte alle linee dell’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni (pur in confusione sul dossier Cnr), è arrivata a dichiarare candidamente al maggiore quotidiano nazionale di aver lavorato in piena sintonia con l’attuale governo.

Il PD, di fronte a un simile cambio di casacca, si è tardivamente risvegliato dal torpore e, attraverso il responsabile Università e Ricerca della segreteria Alfredo D’Attorre il 30 maggio ha diffuso un comunicato in cui stigmatizzava la situazione del CNR, non nominando l’antica militante Carrozza e indicando Colpani (da sempre considerato “vicino” al partito) come “colui che in teoria sarebbe il primo responsabile di eventuali irregolarità nel bilancio”.

Allo stato delle cose, la prospettiva più credibile è che il ticket Carrozza-Colpani riesca a rimanere alla guida del maggiore ente di ricerca Italiano, l’una accreditatasi presso i ministeri di maggiore peso (Economia, Difesa, Ambiente, Made in Italy), l’altro garantendo il MUR, entrambi protetti da circoli e lobbies molto esclusivi e trasversali, industriali, commerciali, scientifici e militari, nazionali ed europei, sui quali poggiano le grandi progettualità dell’ente.

Una sorta di Gattopardo della ricerca, dove a comandare è sempre meno la politica, e dove può essere comodo che (almeno all’apparenza) tutto resti così come è.

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