Skip to content

globalwafers

Non solo GlobalWafers: tutte le aziende taiwanesi che investono negli Usa

GlobalWafers ha intenzione di alzare i suoi investimenti negli Stati Uniti a 7,5 miliardi di dollari. Non è l'unica azienda taiwanese di elettronica a voler aprire stabilimenti sul suolo americano: ci sono anche Tsmc, Foxconn e altre ancora.

GlobalWafers, azienda taiwanese di materiali per i microchip, ha intenzione di più che raddoppiare i suoi investimenti negli Stati Uniti, portandoli a 7,5 miliardi di dollari. Di recente, peraltro, ha inaugurato la sua prima fabbrica a Sherman, in Texas, dedicata alla produzione di wafer di silicio (sono “fette” di materiale semiconduttore che servono per fare i chip, semplificando): il progetto, risalente al 2022, era originariamente destinato all’Europa.

GlobalWafers è una fornitrice di Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (la più importante società produttrice di semiconduttori su contratto al mondo) e si sta allineando alla volontà del presidente Donald Trump di attirare investimenti manifatturieri negli Stati Uniti: la sua amministrazione, così come la precedente di Joe Biden, vuole che l’America si doti di maggiori capacità di fabbricazione di semiconduttori avanzati, non limitandosi al segmento della progettazione.

NON SOLO GLOBALWAFERS: LE AZIENDE TAIWANESI INVESTONO NEGLI STATI UNITI

Molte aziende taiwanesi del settore dell’elettronica stanno investendo per espandere la loro presenza negli Stati Uniti e “avvicinarsi” ai loro clienti, come Nvidia e Apple, e proteggersi da nuove barriere commerciali.

La capofila è Tsmc, con una spesa di 100 miliardi di dollari in fabbriche di microchip avanzati. Ma c’è anche Foxconn, famosa soprattutto per l’assemblaggio degli iPhone, che sta lavorando all’apertura di vari stabilimenti sul suolo americano, incluso un sito di assemblaggio di server in Texas con Apple.

L’elenco prosegue con Wiwynn, che realizza server e che ha stanziato 300 milioni; con Quanta Computer, attiva nello stesso settore, con un impegno economico di 230 milioni; con Wistron, con una spesa da 1,2 miliardi.

LA QUESTIONE DELLA DIFESA DALLA CINA

Tutti questi investimenti negli Stati Uniti – scrive Bloomberg – stanno creando qualche malumore a Taiwan, che teme di perdere la sua rilevanza, oggi cruciale, nella filiera tecnologica mondiale. Il fatto che oggi i microchip più avanzati al mondo vengano fabbricati a Taiwan, e non altrove, viene considerata un’assicurazione sul rischio che la Cina possa decidere di invadere l’isola (non la considera un paese a sé stante, bensì una provincia del suo territorio). Vale a dire, in breve, che Taiwan va protetta perché “troppo preziosa”, e dunque non si può lasciare che finisca nelle mani di Pechino.

Durante l’ultima campagna elettorale, però, Trump aveva detto che Taipei dovrebbe pagarsi da sola la difesa da Pechino e aveva accusato l’isola di aver sottratto agli americani le operazioni legate ai semiconduttori.

Torna su