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La Cina frena sulla guida autonoma?

La guida autonoma non ha fatto i miracoli promessi, ma la sfida tra Washington e Pechino passa anche da quel settore. La Cina, però, sembra voler rallentare con una regolamentazione molto rigorosa: non è più interessata alla partita o sente già la vittoria in tasca?

La competizione tecnologica tra Usa e Cina si gioca anche nel settore della guida autonoma, che finora ha fatto bruciare miliardi alle diverse Case automobilistiche che vi hanno scommesso e mandato all’aria un buon numero di startup che ritenevano erroneamente che i traguardi futuristici fossero vicini. Pechino però, a differenza degli Stati Uniti – che hanno già visto una moltitudine di investitori privati ritirarsi, scoraggiati da risultati che stentano ad arrivare – sembra intenzionata a non arrivare prima “a ogni costo” e ha varato norme più stringenti in materia, alcune equiparabili perfino alle regolamentazioni comunitarie (la Ue, è noto, è sempre particolarmente severa con le sperimentazioni).

COSA PREVEDONO LE NORME CINESI SULLA GUIDA AUTONOMA

Il pacchetto predisposto dal ministero dell’Industria e dell’Information Technology prevede anzitutto che i sistemi di monitoraggio del conducente non possano essere disattivati e debbano rilevare quando il conducente toglie le mani dal volante: se chi siede al posto di guida si distrae per più di 60 secondi, il sistema dovrà implementare strategie di mitigazione del rischio come il rallentamento della velocità, l’attivazione delle luci di emergenza o l’accostamento a bordo strada. Una risposta ai tanti sinistri, anche dall’esito mortale, che si sono verificati nel Paese asiatico negli ultimi mesi.

Per lo stesso motivo, i costruttori dovranno evitare nel marketing di pubblicizzare i propri dispositivi con termini come “guida automatica”, “guida autonoma”, “guida intelligente” o “guida intelligente avanzata”. Invece, dovranno usare la sola definizione ammessa (“guida assistita”) e attenersi rigorosamente alle classificazioni dei livelli di automazione per evitare di confondere l’utente e fargli credere di avere a bordo un pilota automatico che gli consenta di fare altro anziché stare alla guida della propria vettura.

PIÙ ATTENZIONE SUGLI AGGIORNAMENTI

Uno degli aspetti più interessanti della nuova legislazione riguarda gli aggiornamenti che ricevono le auto smart: molto spesso, sebbene realizzati con la finalità di migliorare il prodotto, presentano bug e malfunzionamenti che lo rendono assai difforme rispetto alle condizioni di partenza testate dalle autorità prima di autorizzarne la vendita.

Diventa sempre più difficile per gli enti preposti alla sicurezza stradale accertare che i veicoli in circolazione siano conformi agli standard legali. Per questo, gli aggiornamenti richiederanno procedure di validazione simili a quelle già previste per i richiami e servirà l’approvazione dell’Amministrazione Statale per la Regolamentazione del Mercato. Si tratta di una norma assai più restrittiva di quella statunitense (per lo meno a livello federale) che vede l’Nhtsa – National Highway Traffic Safety Administration – intervenire ex post mancando controlli ex ante.

COME PROCEDERÀ LO STUDIO DELLA GUIDA AUTONOMA IN CINA?

Chiara la volontà del governo di sovvertire il paradigma statunitense utilizzato soprattutto nell’informatica in cui si rilasciano versioni beta sperimentali e poi si raccolgono i feedback degli utenti per capire se il prodotto finale dovrà essere migliorato e in quale misura: “i test pubblici, che si tratti di migliaia o decine di migliaia di automobilisti, devono passare attraverso canali di approvazione ufficiali”, dicono ora dal ministero competente.

E LA SFIDA USA – CINA?

Per gli addetti ai lavori si tratta di una inchiodata vera e propria, considerato che aumenteranno i controlli come pure le carte da firmare, dovendo attendere di volta in volta il semaforo verde degli enti preposti. Ma probabilmente la Cina può permettersi di rallentare dato che, al momento, sembra avvantaggiata nello sviluppo di tecnologie per la guida autonoma rispetto alle realtà a stelle e strisce.

La recente partnership tutta cinese tra Byd e DeepSeek (possibile campione cinese nel settore dell’Intelligenza artificiale, paragonabile all’OpenAi americano) potrebbe permettere al marchio asiatico un sorpasso anche sul software di Tesla, ora che è avvenuto quello sul quantitativo di auto sfornate dalla Casa di Elon Musk. In più, le Case europee – a iniziare da quelle tedesche – si stanno affidando con sempre maggior convinzione per la tecnologia di bordo al software made in China. Il Dragone sarà insomma il fornitore mondiale della nuova tecnologia.

GLI STATES SI AUTO ESCLUDONO?

Anzi, non proprio mondiale dato che gli Usa hanno sparigliato le carte. I dazi di Trump stanno infatti impedendo alle Case statunitensi di rifornirsi di software asiatici e soprattutto rischiano di tagliare le gomme anche ai robotaxi di Tesla che ha ancora troppi fornitori in quella parte del mondo così mal vista dal presidente americano. Un vero e proprio autogol visto che il marchio texano era tra i più promettenti tra quelli presenti nelle scuderie di Washington (l’iper capitalizzazione di Tesla, per quanto in sofferenza, le consente di investire più di altri soggetti in R&D), specie ora che Cruise di General Motors è uscita definitivamente di pista e dalla competizione.

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