skip to Main Content

Italia

Italia: cresce fiducia aziende, ma siamo ancora poco competitivi

Pubblicato il rapporto globale sulla competitività Global Competitiveness Index , calcolato dal World Economic Forum:  l’Italia si piazza solo al 43 esimo posto su 137 Paesi   Italia ancora poco competitiva: guadagna un punto dallo scorso anno, ma la situazione non è tra le più rosee. E’ quanto emerge dal Global Competitiveness Index, l’indice della…

Pubblicato il rapporto globale sulla competitività Global Competitiveness Index , calcolato dal World Economic Forum:  l’Italia si piazza solo al 43 esimo posto su 137 Paesi

 

Italia ancora poco competitiva: guadagna un punto dallo scorso anno, ma la situazione non è tra le più rosee. E’ quanto emerge dal Global Competitiveness Index, l’indice della competitività calcolato dal World Economic Forum. I problemi italiani continuano ad essere lavoro e mercati finanziari, nonostante le riforme. La classifica conferma al primo posto la Svizzera seguita dagli Usa. Al terzo posto troviamo Singapore e subito dopo l’Olanda e la Germania.

Cresce, intanto, la fiducia delle imprese italiane, secondo i dati Istat.

Cosa è il Global Competitiveness Report

Il Global Competitiveness Report GCR è pubblicato annualmente dal World Economic Forum. Dal 2004 vengono classificate le nazioni in base al Global Competitiveness Index: all’interno del report viene mostrata l’abilità di un nazione a provvedere al benessere dei propri cittadini. Fattore che dipende da come la produttività riesce a sfruttare le risorse disponibili.

Il Global Competitiveness Index quindi prende in esame il livello di qualità delle istituzioni e della politica e i fattori che determinano la prosperità economica sul medio-lungo termine. 

Prima di questa base teorica, veniva usato il metodo Jeffrey Sachs, Growth Development Index e il metodo Michael Porter, Business Competitiveness Index. Il Global Competitiveness Index integra i due metodi macro e micro/business in un solo indice.

I numeri dell’Italia

Secondo l’organizzazione, migliorano mercato dei beni (siamo al 60esimo posto) ed educazione superiore e formazione (41esimo). Restano motivi di vanto, invece, le capacità innovative (32esima posizione), la sofisticatezza delle imprese (25esima) le infrastrutture (27esima). Punti dolenti rimangono il mercato del lavoro (116esimo) e quello finanziario che non supera la 126esima posizione.

Restiamo ultimi del G7, ben distanziati da tutti i big europei. Ci precede anche il Portogallo, 42esimo nella classifica e siamo molto vicini a Bahrein e le Mauritius che superiamo di poco.  Ci troviamo dietro Malesia, Repubblica Ceca, Tailandia, Cile e Indonesia

Il Ministero dell’economia ridimensiona i dati

Il ministero dell’Economia però ha commentato la ricerca sottolineando che gli aspetti metodologici con i quali è stata realizzata la classifica si basano in prevalenza su opinioni(60%). Su mille questionari inviati, viene compilato e restituito circa l’8-10%. Quindi l’immagine dell’Italia viene definita da 80 cittadini su 60 milioni.

In particolare, fanno sapere dal Ministero dell’Economia, tre dei quattro pilastri dell’analisi nei quali l’Italia si posiziona peggio si basano prevalentemente su opinioni e non su fatti. Inoltre in presenza di questionari molto lunghi, come quello del Global Competitiveness Index che presenta 180 domande, è difficile garantire e certificare la qualità delle risposte date.

Il Ministero dell’Economia ci tiene a specificare anche che l’Italia è la seconda manifattura d’Europa e la quinta del mondo; ottava nel mondo per pil, nona per export, e tredicesima per gli investimenti fissi lordi.

Cresce la fiducia delle imprese

Intanto l’Istat lancia dati positivi sulla fine d’anno dell’economia italiana: a settembre 2017 l’indice composito del clima di fiducia delle imprese sale da 107,1 a 108 punti, il massimo registrato dopo agosto 2007 (quando era 109,6). Quindi il miglior risultato degli ultimi 10 anni.
Questo maggiore ottimismo sulle prospettive dell’economia nazionale riguarda anche i consumatori, la fiducia infatti “aumenta in misura consistente, passando da 111,2 a 115,5”.

Per quanto riguarda le aziende, nel mese di settembre, il clima di fiducia aumenta in tutti i settori ad eccezione dei servizi. In particolare migliora nel settore manifatturiero, in quello delle costruzioni e nel commercio al dettaglio (rispettivamente da 108,5 a 110,4, da 128,4 a 132,1 e da 105,3 a 108,8); nei servizi l’indice rimane invariato rispetto al mese precedente (a quota 107).

imprese italianeBene le aspettative del mercato del lavoro: il calo dell’indice delle aspettative sulla disoccupazione è sceso a 11,7 da 30,5 in agosto. Aumenta anche il numero degli interpellati che ritiene possibile risparmiare in futuro, ovvero nell’arco di un anno e si registra anche un miglioramento relativo all’opportunità dell’acquisto di beni durevoli .

Per quanto riguarda le aziende la percezione migliora nel settore manifatturiero, in quello delle costruzioni e nel commercio al dettaglio, rispettivamente, da 108,5 a 110,4 punti, da 128,4 a 132,1 e da 105,3 a 108,8.

Nella manifattura e nelle costruzioni, in particolare l’aumento è dovuto al miglioramento dei giudizi sul livello degli ordini. Il commercio al dettaglio subisce una lieve diminuzione del saldo relativo alle vendite correnti mentre aumentano le aspettative sulle vendite future.

Federica Maria Casavola

Back To Top