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Editoria

Così Crimi (M5S) rottamerà la norma che frutta ai giornali di carta 50 milioni di euro

Robusta sforbiciata a prebende e contributi pubblici – diretti e indiretti – per i giornali di carta, nazionali e locali. E un sollievo, invece, per le aziende private che vogliono lavorare per la Pubblica amministrazione. E’ quello che preannuncia Vito Crimi, il sottosegretario M5S alla presidenza del Consiglio che ha la delega all’editoria. L’IMPOSTAZIONE DI…

Robusta sforbiciata a prebende e contributi pubblici – diretti e indiretti – per i giornali di carta, nazionali e locali. E un sollievo, invece, per le aziende private che vogliono lavorare per la Pubblica amministrazione. E’ quello che preannuncia Vito Crimi, il sottosegretario M5S alla presidenza del Consiglio che ha la delega all’editoria.

L’IMPOSTAZIONE DI CRIMI

Nel solco di quanto da tempo sostenuto e promesso dal movimento fondato da Beppe Grillo, l’esponente pentastellato in un’intervista oggi al quotidiano La Verità dice: “Va rivisto tutto il sistema, senza creare danni all’industria sana. Ben venga ad esempio il sostegno pubblico a start up, a progetti editoriali specie quelli innovativi o dei giovani”.

L’ANNUNCIO DI CRIMI

“Il primo provvedimento che sottoporrò in questi giorni all’attenzione del governo – anticipa Crimi al quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro – è l’abolizione dell’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicazione degli avvisi di gara e aggiudicazione sui quotidiani nazionali e locali”. Un giro d’affari, aggiunge il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, “da 50 milioni di euro, con costi a carico delle imprese”.

VIA IL BALZELLO

Ad oggi, infatti, prosegue Crimi, “subito dopo l’aggiudicazione l’impresa deve rimborsare le spese di pubblicazione alla Pubblica amministrazione. Un vero e proprio balzello per le aziende che vogliono lavorare con quest’ultima”.

I CONTRIBUTI PUBBLICI

“Se da una parte oggi si dice che il finanziamento pubblico ai giornali sia garanzia di pluralismo, io vi dico che i contributi pubblici non fanno bene all’informazione”.

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