skip to Main Content

Banca Generali

Mediobanca dirà sì a Caltagirone per la presidenza di Generali? Fatti, rumors, scenari (e la versione di Caltagirone)

Che cosa si sta muovendo tra gli azionisti di Assicurazioni Generali in vista del rinnovo della presidenza del colosso assicurativo

Mediobanca vorrà esaudire ambizioni e richieste di Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio per la presidenza di Assicurazioni Generali?

E’ questa la domanda che sta accendendo le discussioni nel settore finanziario e bancario italiano.

A rinfocolare l’interrogativo è un articolo del settimanale Milano Finanza uscito oggi. Si parla esplicitamente delle mire del costruttore ed editore Caltagirone, azionista di Assicurazioni Generali e vicepresidente del Leone di Trieste, per la presidenza del colosso assicurativo, come dallo scorso ottobre va scrivendo Start Magazine beccandosi sovente rimbrotti informali ma nessuna smentita scritta.

“Quasi quasi il Leone di Trieste lo presiedo io”, è il titolo emblematico del settimanale del gruppo Class con foto non causale di Caltagirone. Milano Finanza sottolinea anche che l’imprenditore ha l’autorevolezza per ricoprire il ruolo.

Sarà della stessa opinione Mediobanca, che storicamente ha il pallino in mano per le nomine ai vertici di Generali? Giorni fa il Sole 24 Ore delineava l’ipotesi di un presidente dal profilo internazionale. Uno scenario auspicato da ambienti finanziari milanesi affini all’Istituto di Piazzetta Cuccia.

Quindi Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, non darà l’appoggio alle eventuali mire di Caltagirone? Si vedrà.

Di sicuro, come sottolinea oggi Milano Finanza, le tensioni sono più evidenti tra la banca d’affari milanese e l’altro socio scalpitante di Generali, ossia Leonardo Del Vecchio.

Il patron di Luxottica è entrato in rotta di collisione con Mediobanca sul dossier Ieo-Monzino.

Ma come e perché si sta discutendo di chi sarà il prossimo presidente del Leone di Trieste?

Lo scorso 12 dicembre il consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali ha votato l’eliminazione dei limiti di età per la carica di presidente e dei consiglieri; limiti fissati in passato rispettivamente a 70 e 75 anni. Una norma che impediva ai soci di proporre nuovamente Gabriele Galateri alla presidenza. Ma che impediva anche la nomina a presidente, ad esempio, di Caltagirone (nato il 2 marzo 1943).

Poi, però c’è stata una novità che – come ha scritto giorni fa il Sole 24 Ore – ha sorpreso molti soci del Leone: “Il 14 dicembre scorso, appena due giorni dopo il consiglio delle Generali, Vivendi ha chiesto la revoca del cda Tim e nel farlo ha presentato una lista di cinque candidati tra i quali figura anche Galateri“.

A questo si è sommato il fatto che, sulla carta, l’eliminazione del vincolo dell’età amplia il ventaglio dei potenziali candidati inclusi lo stesso Caltagirone e Del Vecchio (nato il 22 maggio 1935).

Nel frattempo gli sbuffi che Caltagirone diffondeva sul piano industriale in gestazione da parte dei vertici del gruppo capitanato dall’ad, Philippe Donnet, e che avevano animato in autunno le cronache giornalistiche, si sono dissolti con la presentazione del piano triennale a novembre imperniato su internazionalizzazione e digitalizzazione.

Insomma i dubbi, i rilievi e le perplessità che avrebbero avuto i due imprenditori sulla strategia di Donnet – a leggere i quotidiani di settimane fa non smentiti dai due imprenditori – sono svaniti del tutto.

Le ragioni si possono immaginare. “Vogliamo far crescere il dividendo, 4,5-5 miliardi saranno utilizzati per distribuire dividendo agli azionisti”, ha infatti affermato il 21 novembre il Ceo di Generali, Philippe Donnet, nel presentare il piano 2019-2021. Si tratta di una quota del “cash totale del piano, pari a 10 miliardi che vengono dalla nostra generazione operativa di cassa e da dismissioni di attività”. Il resto del totale verrà usato per 1,5-2 miliardi per ridurre il debito e per altri 3-4 miliardi per la crescita, ha aggiunto Donnet.

Cinque miliardi di dividendi nel triennio equivalgono, secondo le stime delle Generali, a un payout ratio, vale a dire la percentuale di utili distribuita appunto ai soci come dividendo, compreso tra il 55 e il 65 per cento.

Ciò si tradurrebbe in cedole da 650 milioni nel triennio per Mediobanca, mentre a Caltagirone, Del Vecchio e alla famiglia Benetton andrebbero rispettivamente circa 230, 175 e 150 milioni, secondo le stime dello scorso novembre. “Cifre importanti, insomma, che potrebbero giustificare ulteriori arrotondamenti delle partecipazioni, cosa che naturalmente renderebbe le cedole stesse ancora più consistenti”, ha chiosato Business Insider Italia dopo la presentazione del piano triennale.

Nel frattempo, i due imprenditori continuano a crescere nel capitale. Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone hanno acquistato nuove azioni Generali nei giorni scorsi salendo rispettivamente al 4,35% e al 4,82% del capitale. Secondo quanto si legge in alcuni internal dealing, Del Vecchio tramite Delfin ha acquistato poco più di 1 milione di azioni Generali (pari allo 0,07%) il 15 e il 16 gennaio a prezzi medi ponderati compresi tra 14,9843 euro e 15,1534 euro. Del Vecchio ha dichiarato che intende fermarsi al 5% di Generali. Tra Roma e Milano c’è chi ha sentito che Caltagirone punti invece al 7%.

Sta di fatto che, considerando il 3% di Edizione dei Benetton (ora in tutte altre faccende affaccendati tra Atlantia e Autostrade per l’Italia), il fronte dei soci privati in Generali è a un passo da Mediobanca che detiene il 13% del gruppo assicurativo triestino.

Alla prossima puntata della saga sul Leone di Trieste.

+++

AGGIORNAMENTO

estratto di un articolo del Sole 24 Ore del 20 gennaio:

Francesco Gaetano Caltagirone «non è interessato, non è disponibile e non ha mai neppure pensato ad un’eventuale presidenza delle Assicurazioni Generali», ha comunicato ieri il gruppo Caltagirone. Insomma, per il rinnovo della presidenza di Generali Caltagirone non si candiderà. La presa di posizione, netta, arriva nel bel mezzo del rafforzamento nel capitale del Leone da parte dello stesso imprenditore romano e di Leonardo Del Vecchio che hanno raggiunto rispettivamente il 4,83% e il 4,34% del capitale del gruppo assicurativo. Entrambi, come è noto, puntano al 5% ciascuno del Leone di Trieste. Se si considera anche la partecipazione in mano a Edizione (3%), il fronte dei soci privati arriva ad eguagliare Mediobanca. Quest’ultima resta l’azionista singolo più forte della compagnia, con il 13%, e come tale sarà chiamata a comporre la lista dei candidati al cda del gruppo assicurativo.

Back To Top