skip to Main Content

Nomine

Eni, Enav, Leonardo-Finmeccanica, Fintecna e immobili. Ecco cosa ribolle nella pentola governativa sulle privatizzazioni

Ecco novità e indiscrezioni sul piano di dismissioni immobiliari e privatizzazioni in cantiere nel governo che coinvolgerebbe Cdp, Eni, Enav, Leonardo-Finmeccanica e non solo

Nessun ruolo per Fintecna nel piano delle privatizzazioni in cantiere nel governo. O meglio non sarà Fintecna, contrariamente a quanto si vociferava nella maggioranza di governo nei giorni scorsi, il baricentro della holding statale in cui far confluire partecipazioni di Stato in società rilevanti.

E’ quanto Start Magazine apprende da fonti istituzionali al corrente del dossier.

Il piano di privatizzazioni che il governo ha promesso a Bruxelles, comunque, è di rilievo: 18 miliardi di cessioni nel 2019 come indica la nuova versione del Draft Budgetary Plan inviato a Bruxelles dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria. Un punto di Pil di dismissioni al quale si aggiungono altri 0,3 punti da realizzare quest’anno e altri 0,3 punti per il 2020. In totale quindi circa 28 miliardi.

“Abbiamo previsto immobili, beni di secondaria importanza, ma Eni, Enel, Enav o simili soggetti non finiranno in mani private: devono restare saldamente nelle mani dello Stato”, ha assicurato il vicepremier Luigi Di Maio.

L’ipotesi più probabile, che sembra l’unica possibile incrociando le dichiarazioni di Di Maio con gli importi elevati previsti nella Dpb, è quella di riprendere le fila dei dossier lasciati a metà dai precedenti governi.

LE IDEE SUL TAVOLO

Che cosa ci sarebbe all’ordine del giorno? Dismissioni immobiliari, ulteriori cessioni di quote di società a Cdp – che è fuori dal perimetro pubblico ma della quale lo Stato possiede l’82,7% – e il rilancio di quote di minoranza di società di rilievo.

I DATI SUL PATRIMONIO PUBBLICO

Le dismissioni immobiliari certo non porteranno grandi risorse. Il patrimonio pubblico vale 283 miliardi ma il 77% e’ inalienabile e il 23% rimanente e’ in locazione. Non a caso nel Dpb è scritto che “le dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico per gli anni 2019 e 2020 sono stimate, rispettivamente, pari a 640 milioni e 600 milioni”.

IL RUOLO DI CDP

L’altro perno del piano ruota attorno alla Cassa depositi e prestiti. Il governo Gentiloni aveva avviato la cessione alla Cassa di un’ulteriore quota appena superiore al 3,3% di Eni e del 53% di Enav. E prim’ancora il governo Renzi tramite la gestione Costamagna della Cassa si era affidata ai consigli di Goldman Sachs per delineare il piano Capricorn (che differisce dal progetto architettato in ambienti M5s per Cdp, come approfondito in questo articolo recente da Start Magazine).

I NUMERI IN BALLO PER ENI E ENAV

Al valore attuale Eni varrebbe 1,6 miliardi, la seconda (Enav) 1,1 miliardi. L’operazione era data per certa alla fine del 2017 ma poi aveva dubbi e domande a Bruxelles

I RUMORS

In verità da tempo i tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze stanno studiando il dossier immobiliare, come è accennato in un report redatto da analisi di una banca d’affari che hanno consultato i vertici di Cdp e alti funzionari del Tesoro (qui le indiscrezioni in un articolo di giorni fa di Start Magazine).

IL DOSSIER IMMOBILIARE

Non solo: nel report – visto da Start Magazine – si fa riferimento anche a progetti immobiliari: ossia di trasferimento di proprietà di immobili dalla galassia del Mef alla Cassa depositi e prestiti.

IL PIANO TAGLIA DEBITO

I due dossier rientrerebbero – secondo quanto si evince dal report – in un piano più generale del dicastero di via Venti Settembre per tagliare il debito. “Il progetto prevede la cessione del 53,373% del capitale di Enav e del 3,3% di Eni dal Mef alla Cdp, per un controvalore complessivo di 3 miliardi di euro”, ha scritto Il Sole 24 Ore.

L’IDEA ALLO STUDIO DEL MEF

Al momento – secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine – i tecnici del dicastero retto da Tria sono al lavoro su questa idea: real estate pubblico messo in fondi le cui quote sarebbero poi cedute alle famiglie con incentivi fiscali.

L’IDEA DEL LEGHISTA SIRI

Più ardita l’idea lanciata da tempo dal sottosegretario leghista, Armando Siri: «Abbiamo 400 miliardi di patrimonio pubblico immobiliare in decadenza perché non riusciamo a fare manutenzione. Vogliamo fare una società per azioni che tenga dentro questo patrimonio e che possa emettere bond, creare liquidità, vendere quello che non serve».

FARE CASSA PER LO STATO CON LEONARDO

Ma per arrivare ai 18 miliardi di euro indicati nel documento serve altro. Primo obiettivo: generare introiti da “privatizzazioni” utili alle casse dello Stato. Privatizzazioni in senso lato perché si tratterebbe di passaggi tra Tesoro e società controllate dal Tesoro, come detto. Ma che comunque produrrebbero entrate per il ministero dell’Economia.

CHE COSA HA SCRITTO OGGI IL SOLE 24 ORE

L’operazione sulla quale il governo starebbe negoziando con Bruxelles si intreccia con il rafforzamento patrimoniale della Cdp e la possibilità di aumentarne la potenza di intervento a supporto dell’economia. Il piano prevede lo spostamento di partecipazioni come la quota residua in Eni, il controllo di Enav, Enel, Leonardo, Stm, il 30% di Poste, ha scritto oggi Il Sole 24 Ore: “Il passaggio non sarebbe a fronte di un pagamento, ma sarebbe un conferimento con aumento di capitale riservato che farebbe salire la partecipazione del Mef in Cdp, diluendo le fondazioni bancarie. Ma solo provvisoriamente: un sistema per riportarle alla quota attorno al 15% sarebbe allo studio. Il punto di caduta è l’apertura del capitale di Cdp a investitori “pazienti”: l’incasso ipotizzato quando questo progetto venne battezzato Capricorn era di 20 miliardi. Se il piano verrà sdoganato a livello politico (e non è detto, perché non c’è unità di vedute nel Governo) un accenno potrebbe comparire nel piano industriale che la Cdp sta predisponendo e che dovrebbe andare all’esame del board entro metà dicembre”.

RAZIONALIZZARE LE PARTECIPAZIONI DI STATO

Secondo obiettivo del piano in cantiere: razionalizzare partecipazioni pubbliche sparse fra Tesoro, Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze) e Fintecna (100% Cdp).

IL RUOLO DI FINTECNA PER LEONARDO-FINMECCANICA E FINCANTIERI

Terzo obiettivo: mettere sotto una stesso cappello societario aziende che vanno sovente in ordine sparso – se non proprio in concorrenza, come è capitato nel caso Vitrociset – come Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri.

NO ALL’IPOTESI FINTECNA

L’idea che circolava nei giorni scorsi era quella di far confluire in Fintecna le quote che attualmente il ministero dell’Economia e delle Finanze detiene in Leonardo (il 30,2%), il gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa, e in Enav (53%), la società di assistenza al volo (la società protagonista giorni fa di un ribaltone alla presidenza: qui, qui e qui tutti i dettagli negli articoli di Start Magazine).

Ma fonti istituzionali al corrente del dossier sottolineano che non sarà Fintecna il perno di questo piano.

Back To Top