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Cdp, Eni, Snam, Intesa Sanpaolo e non solo. Ecco chi ha firmato accordi con la Cina

Dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp) a Eni, da Snam ad Ansaldo Energia, passando per Intesa Sanpaolo e Fincantieri. Sono alcune delle società interessate dagli accordi che saranno firmati oggi, 23 marzo, da aziende italiane e cinesi per un valore potenziale complessivo di 20 miliardi di euro

 

Trasporti, energia, impianti siderurgici, credito e cantieri navali. Sono alcuni dei settori interessati dagli accordi che saranno firmati oggi, 23 marzo, da aziende italiane e cinesi, nell’ambito della visita del presidente della Cina, Xi Jinping, a Roma.

Sono in tutto 29 gli accordi: sino a sette giorni fa ne venivano negoziati 50. Sono 19 quelli ministeriali o pubblici, fra cui spicca quello che il ministro dell’economia Giovanni Tria firmerà con il ministro degli Esteri cinese per eliminare la doppia imposizione fiscale fra i due Paesi.

E’ di circa 20 miliardi il valore “potenziale” dei dieci accordi commerciali che saranno firmati questa mattina a Villa Madama. La cifra si riferisce quindi al valore delle intese italo-cinesi includendo il suo effetto “volano” dal punto di vista economico.

E comunque, nota oggi Stefano Feltri del Fatto Quotidiano, sono spesso “sigilli di progetti avviati anni fa”.

Ecco tutti i dettagli.

LA MOSSA DI CDP

A guidare la rappresentanza italiana sarà la Cdp (Cassa depositi e prestiti, controllata dal ministero dell’Economia) che annuncerà il 23 marzo un memorandum of understanding con Bank of China per supportare le imprese italiane attive in Cina o quelle che intendono entrare nel paese asiatico attraverso due binari: un programma di «Panda Bond» (obbligazioni in renminbi, la valuta locale cinese), per un ammontare complessivo di oltre 600 milioni di euro, con la prima tranche che sarà emessa a breve una volta incassata l’autorizzazione della People’s Bank of China, la banca centrale cinese; e un piano di co-financing, diretto anche al sostegno di mid e small cap, che porta le risorse complessive oltre 1 miliardo di euro.

IL POLO SACE-SIMEST

Il polo assicurativo Sace-Simest della Cassa (che in questi giorni è solcato da tensioni sulle nomine e non solo) stringerà un doppio asse con Sinosure (la Sace cinese) e Sumec, import agent del governo di Pechino, per facilitare le opportunità di business delle pmi italiane in Cina.

IL PESO DI ENI

Intese anche per i campioni nazionali dell’energia. Eni siglerà un MoU con Bank Of China per rafforzare la collaborazione sull’utilizzo di diversi strumenti finanziari, rinsaldando così l’asse con i cinesi, già partner su vari fronti, dall’upstream alla raffinazione.

ANSALDO ENERGIA

Per Ansaldo Energia, che ha già i cinesi in casa dal 2014 – quando Shanghai Electric rilevò il 40% dell’azienda genovese dalla Cassa – sono in ballo un’intesa per la collaborazione tecnologica sulle turbine a gas con China United Turbine Technology e un contratto di fornitura per il progetto Bengang con Benxi Steel Group e Shanghai Electric Gas Turbine che vale circa 200 milioni di euro.

IL RUOLO DI SNAM

Tra le aziende in evidenza nei dossier Italia-Cina anche Snam che firmerà un memorandum of understanding per possibili iniziative di collaborazione in Cina e in altri paesi, nelle infrastrutture a gas, con la stessa Cdp e Silk Road Fund, il cui presidente ieri ha ribadito la strategicità degli investimenti in Pirelli e Aspi (la concessionaria autostradale del gruppo Atlantia dei Benetton) chiedendo certezza delle regole.

DOSSIER GAS

L’annuncio di Snam si aggiungerà alle altre intese firmate dalla società negli ultimi mesi, prima con State Grid – il socio cinese di Cdp Reti che entrò durante il governo Renzi con non poche polemiche politiche – e poi con Beijing Gas, oltre alla collaborazione avviata con Petrochina Pipeline Company, importante operatore di infrastrutture gas in Cina.

BANCHE

Sul fronte creditizio, c’è Intesa Sanpaolo che ha pronto un accordo con il governo popolare della città di Qingdao.

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