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Unicredit-Mustier

Caius Capital, che cosa fa (e a cosa mira) il fondo che impensierisce Unicredit

La lettera di Caius Capital, le mire fondo con base a Londra, le ricostruzioni e la replica di Unicredit Che cosa è successo a Piazza Affari oggi a Unicredit? Certo anche altre banche hanno risentito in Borsa di effetti negativi effetto anche della stasi politici. Ma sul gruppo creditizio capitanato da Jean-Pierre Mustier si è…

Che cosa è successo a Piazza Affari oggi a Unicredit? Certo anche altre banche hanno risentito in Borsa di effetti negativi effetto anche della stasi politici. Ma sul gruppo creditizio capitanato da Jean-Pierre Mustier si è abbattuta una missiva a sorpresa di un fondo londinese svelata dal Financial Times; lettera alla quale l’istituto ha replicato. Ecco il punto della situazione.

LA LETTERA DI CAIUS

Il fondo attivista Caius Capital ha scritto alla Bce e all’Eba per contestare l’inclusione nel capitale di Unicredit dei cashes emessi nel 2008. L’hedge fund, secondo il Financial Times, è del parere che per computare tali (circa 3 miliardi nominali) Unicredit dovrebbe convertire i bond in azioni. Ma le perdite per i bondholder sarebbero significative dato che le azioni sottostanti rappresentano ormai (in seguito agli aumenti di capitale degli ultimi anni) meno del 10% del nominale.

CHI E’ E COSA FA IL FONDO

Caius Capital è un gestore di hedge fund opportunistico fondato da António Batista e William Douglas che si concentra sugli investimenti lunghi e brevi in ​​strutture di capitale leveraged, come si legge sul sito. Nato due anni con base a Londra, è attivo in particolare nei crediti in sofferenza.

CI GUADAGNA?

Il Financial Times fa notare come il fondo guadagnerebbe con la conversione auspicata, in quanto sta scommettendo contro i cashes. Detto questo Toby Dodson, socio dell’hedge fund, ha precisato che, “sebbene non neghiamo di essere una società di investimenti motivata da un punto di vista commerciale, nell’evidenziare questi problemi in via preventiva ci assicuriamo che gli investitori possasno avere fiducia nel capitale delle banche”. E ancora: “Il capitale CET1 è sacrosanto e non dovrebbe rappresentare un ostacolo al raccogliere nuovo capitale. Tuttavia, a causa dei cashes, se dovessi investire di più in UniCredit, parte di quei soldi verrebbe usata per effettuare pagamenti a investitori che hanno puntato i loro soldi in precedenza”.

I POTENZIALI EFFETTI

Una rivendicazione quella del fondo Caius – ha scritto Repubblica – “che getta anche qualche ombra più ampia sul fatto che altri big del credito possano aver calcolato i cuscinetti di capitale a loro disposizione per assorbire eventuali perdite. Il Ft annota però come una simile mossa possa portare a un esito favorevole per lo stesso fondo Caius, che ha scommesso contro i cashes e quindi vincerebbe la sua puntata”.

LA RISPOSTA DI UNICREDIT

Il gruppo di Piazza Gae Aulenti risponde di aver preso atto della lettera, che ha a sua volta ricevuto, e ricorda che “Il trattamento regolamentare delle azioni sottostanti i Cashes è stato presentato al mercato in misura completa e confermato e riesaminato dalle autorità competenti”. L’istituto capitanato dall’ad, Mustier, ha sottolineato di avere una solida posizione finanziaria, con un CET1 ratio al 13,6% nel 2017 e rileva che il contributo al capitale delle azioni sottostanti i cashes non ha un impatto materiale sugli indici patrimoniali del gruppo. “Il trattamento delle azioni sottostanti i Cashes è conforme alla regolamentazione. Sono altresì presenti clausole contrattuali che, in caso di sviluppi regolamentari, consentono di preservare la posizione di capitale di Unicredit anche tramite la conversione automatica degli strumenti sottostanti i Cashes in azioni ordinarie”, ha concluso il gruppo.

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