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First Fligh. Cosa succede se Sony punta sul crowdfunding?

Sony punta sul crowdfunding e lancia First Fligh, la piattaforma per finanziare i progetti sviluppati dai dipendenti Sony. Che il 2015 sarebbe stato un anno di novità in casa Sony era già stato annunciato dai vertici della società, ora i giapponesi mirano a un nuovo modello di business puntando sul crowdfunding. Dopo anni di incertezze e…

Che il 2015 sarebbe stato un anno di novità in casa Sony era già stato annunciato dai vertici della società, ora i giapponesi mirano a un nuovo modello di business puntando sul crowdfunding. Dopo anni di incertezze e una lunga fase di ristrutturazione, Sony cerca di recuperare il vecchio smalto aprendosi a nuove soluzioni di finanziamento con First Flight.

Con la nuova piattaforma Sony permetterà ai curiosi di sostenere i progetti sviluppati dai dipendenti Sony, dando la possibilità di acquistarli in pre-ordine. Già lanciata in Giappone, First Flight ha varato due progetti, il MESH Smart DIY kit e il FES e-ink watch. Un terzo progetto, il telecomando HUIS –che permette di racchiudere in uno tutti i telecomandi che abbiamo in casa – è ancora in fase di finanziamento, raggiungendo per ora la soglia del 20% su un totale di 5 milioni di yer richiesti.

 

First Flight di Sony si muove sul modello si KickStarter: Ogni progetto ha infatti una pagina introduttiva dedicata alla descrizione del prodotto, correlata con video e immagini, oltre ad una scheda, strutturata in modo simile ad un blog, dove viene raccontato lo stato di avanzamento del progetto. Tra i progetti più interessanti già finanziati, l’orologio digitale FES realizzato in e-ink è in pre-ordine al prezzo di 29.700 ¥ e sarà consegnato in ottobre ai finanziatori. I progetti sono purtroppo disponibili sono per i consumatori giapponesi, dare un’occhiata alla piattaforma è comunque interessante per vedere come le multinazionali si aprano a progetti di business presi in prestito dalla “società civile”.

 

Sony, durante la guida del CEO Kaz Hirai, ha puntato molto sui contributi in termini di innovazione dati dai propri dipendenti, una soluzione necessaria, se non forzata, per rimediare alle perdite finanziarie dei rami aziendale impegnati nello sviluppo di televisori e ai dispositivi mobile. Pur se restano dei dubbi sul perché Sony non riesca a finanziare autonomamente i progetti, è curioso vedere come il colosso giapponese riuscirà ad armonizzare modelli di business classici con la “democratica” scelta del crowdfunding.

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