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Spotify batte iTunes in Europa

Spotify supera iTunes, almeno in Europa. Se fino a due anni il divario tra le due compagnie era del 32% a favore dell’applicazione targata Apple, nell’ultimo trimestre si è ridotto all’8% e nella prima metà del 2014 c’è stato il sorpasso.

Nel vecchio Continente gli incassi per lo streaming di Spotify sono saliti del 28%, mentre sono scesi del 12% i download da iTunes che però predomina ancora negli Stati Uniti d’America. Willard Ahdritz, amministratore delegato di Kobalt Music Publishing, l’etichetta indipendente nata nel 2000 che distribuisce tramite il digitale migliaia di artisti, ha dichiarato che in Europa i suoi artisti (tra cui c’è anche Paul McCartney) guadagnano più con Spotify che con iTunes. Nel primo trimestre del 2014  le royalty ottenute con lo streaming sono state del +13% rispetto a quelle provenienti dalle vendite digitali anche se in teoria non dovrebbe essere così. Con Spotify, infatti, si può ascoltare musica attraverso una sottoscrizione mensile ma anche gratuitamente acconsentendo a sentire un po’ di pubblicità tra una canzone e l’altra.

Se da un lato in Europa gli artisti guadagnano, negli Stati Uniti gli artisti si lamentano per gli scarsi guadagni. Taylor Swift, intervistata da Yahoo, ha dichiarato di non voler contribuire con il suo lavoro “ad un esperimento che credo non compensi abbastanza autori, produttori, artisti e creatori di musica”. Il suo ultimo album “1989” ha venduto più di 1,2 mlioni dopo solo una settimana dal lancio ma la cantante americana è convinta che se non lo avesse rimosso da Spotify non avrebbe conseguito lo stesso successo.

A tali accuse l’ex start up svedese ha risposto con una nota: “Amiamo Taylor Swift, e i nostri oltre 40 milioni di utenti la amano ancora di più – quasi 16 milioni di loro hanno ascoltato le sue canzoni negli ultimi 30 giorni, ed è inclusa in più di 19 milioni di playlist. Speriamo che cambi idea, e che si unisca a noi nel creare una nuova economia della musica che funzioni per tutti. Noi crediamo che i fan debbano poter ascoltare musica dove e quando vogliono, e che gli artisti abbiano un diritto assoluto di essere pagati per il proprio lavoro e protetti dalla pirateria. Ed è per questo che paghiamo quasi il 70 per cento dei nostri ricavi alla comunità musicale”.

 

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