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Apple

Con le nuove tariffe Apple fa incavolare ancora di più Spotify ed Epic

A giugno l’Europa aveva mosso ancora una serie di contestazioni ad Apple che in vista dell'autunno sta preparando un nuovo sistema normativo per le terze parti che intendono sfruttare le sue vetrine virtuali, ma Epic Games e Spotify non ci stanno e bollano come "spazzatura" le nuove regole

Il Digital Markets Act europeo, il corpus normativo che intende creare un libero ed equo mercato digitale sulla falsariga di quanto si è già provato a fare in quello fisico, ha costretto Apple e altri colossi in odore di monopolio a modificare le proprie regole nel rapporto con l’utenza e con le terze parti. Incalzata dalla Ue Cupertino ha introdotto un nuovo regolamento per gli sviluppatori del suo ecosistema di applicazioni, ma questo non significa che le novità abbiano risolto le tensioni con Spotify ed Epic Games, due delle software house che più di tutte hanno criticato la gestione poco aperta alla concorrenza del colosso tecnologico guidato da Tim Cook.

LE NUOVE FEE

Archiviata solo in parte la criticata Core Technology Fee le software house che intendono sviluppare su iOS 18, iPadOS 18, macOS 15, tvOS 18, visionOS 2, e watchOS 11 della Mela morsicata potranno, a partire dall’autunno 2024, accettare due tipi di contratti diversi: l’Addendum ai termini alternativi per le app nell’UE oppure l’Addendum sul diritto al link di acquisto esterno (UE) di StoreKit.

UNA SELVA DI BALZELLI

In apparenza la mossa di Apple sembra fatta per venire incontro proprio alle critiche di Spotify ed Epic che minacciavano nuovamente ricorso alla Commissione europea. La nuova intelaiatura almeno per ciò che concerne la prima tipologia di contratti prevede ancora la Ctf (quindi l’obbligo per le terze parti di pagare 0,50 centesimi di euro per ogni prima installazione oltre una soglia di 1 milione di prime installazioni annuali) e consente di usare gli acquisti in-app dell’App Store con una commissione aggiuntiva del 3% se si usa l’App Store Payment.

Per le app iOS sull’App Store si pagherà una commissione ridotta del 10% (per la maggior parte degli sviluppatori e per gli abbonamenti dopo il primo anno) o del 17% sulle transazioni di beni e servizi digitali, indipendentemente dal sistema di elaborazione dei pagamenti scelto.

Ma non è finita qui perché, alla commissione inziale del 5%, si aggiunge il balzello per i servizi dello store (Store services fee) che, spiegano da Apple, serve a mantenere le funzionalità dell’App Store, come la sua sicurezza, la revisione delle app, i controlli antifrode, ecc. Questa commissione è del 10%, ma diventa del 5% per i piccoli sviluppatori che partecipano all’App Store Small Business Program.

Se invece si aderisce al secondo contratto, quello sul Diritto al link di acquisto esterno (UE) di StoreKit, non si paga più la Ctf e la commissione di acquisizione iniziale resta del 5%, mentre quella per i servizi dello store sale al 20% e quella per i piccoli sviluppatori passa dal 5 al 7%.

 

EPIC E SPOTIFY ANCORA CONTRO APPLE

Le nuove norme e i numerosi balzelli per alcune terze parti creerebbero una situazione volutamente complessa. Ad attaccare ancora una volta a testa bassa Apple nelle ultime ore sono state sia Epic Games sia Spotify. Per il colosso europeo della musica online si tratta di norme volte a creare una situazione “deliberatamente confusa”.

Inoltre la nuova intelaiatura cozzerebbe ancora con le leggi comunitarie. “A prima vista – hanno dichiarato da Spotify – dato che viene imposta una commissione fino al 25% per la comunicazione base con gli utenti, Apple ignora palesemente ancora una volta i requisiti fondamentali del Digital Markets Act. La Commissione Europea ha chiarito che imporre tasse ricorrenti su elementi base quali prezzi e collegamenti è inaccettabile. Chiediamo alla Commissione di accelerare le proprie indagini, di implementare sanzioni giornaliere e di rinforzare il Dma”.

 

Ancora più ferale il commento di Tim Sweeney, Ceo di Epic Games, da tempo in lite giudiziaria con Cupertino, secondo cui “Apple continua ad aderire in modo inadeguato imponendo una nuova tariffa spazzatura illegale del 15% agli utenti che migrano verso negozi concorrenti e monitorando il commercio su questi negozi concorrenti”.

Su tutto questo con ogni probabilità sarà chiamata a esprimersi la nuova Commissione europea che, non divergendo politicamente troppo dalla passata, dovrebbe continuare con la linea della tolleranza zero per ciò che concerne gli abusi delle Big Tech considerate gatekeeper.

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