Lo scrive il social network nel suo rapporto sulla trasparenza. Nello stesso periodo, le richieste governative per limitare l’accesso a contenuti che violano leggi locali sono cresciute del 19%. L’Italia, con 1.869 richieste di informazioni sugli utenti, è sesta al mondo.
La richiesta di dati sulle persone che usano Facebook è legata principalmente a procedimenti penali come furti e sequestri di persona. Ad aver avanzato più domande nel primo semestre 2014 sono gli Stati Uniti (15.433), seguiti da India (4.559), Germania (2.537), Francia (2.249) e Regno Unito (2.110).
Sul fronte della limitazione all’accesso di alcuni contenuti domina invece l’India (4.960), davanti alla Turchia (1.893) e al Pakistan (1.773). La maggior parte dei Paesi non ha avanzato questo tipo di richiesta, in altri i numeri sono nell’ordine di unità o decine. Per l’Italia sono tre, segnalati dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
In occasione del report, Facebook è tornata a parlare del contenzioso con una corte di New York, che l’anno scorso ha ordinato al social di consegnare foto, messaggi privati e altri contenuti di 381 utenti, indagati come falsi invalidi. La società di Mark Zuckerberg spiega di aver fatto appello per ”costringere il governo a restituire i dati sequestrati”, sostenendola violazione del quarto emendamento che tutela da perquisizioni e sequestri ingiustificati.