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Mps, tutte le ultime pene del Monte dei Paschi di Siena

I conti Mps, i report degli analisti e le mosse del Tesoro. L’approfondimento di Fernando Soto sul Monte dei Paschi di Siena Ancora sotto la lente di analisti e addetti ai lavori i conti di Mps. E’ stata in particolare Equita ad approfondire i dati di bilancio 2017 del Monte dei Paschi di Siena. Mentre…

Ancora sotto la lente di analisti e addetti ai lavori i conti di Mps. E’ stata in particolare Equita ad approfondire i dati di bilancio 2017 del Monte dei Paschi di Siena. Mentre gli esperti fanno due conti anche sul recente passato, con l’ingresso del Tesoro nel capitale del Monte dei Paschi di Siena. Ecco tutti i dettagli fra passato, presente e futuro.

CHE COSA DICE IL REPORT

Gli analisti di Equita vedono una crescita ridotta per Mps  rispetto alle precedenti stime. “Ipotizziamo ora un 2018 sostanzialmente a break-even, contro un utile di 102 milioni di euro precedentemente stimato”, spiegano gli analisti. Si ricorda che il Monte ha chiuso il bilancio 2017 con una perdita netta di 3,5 miliardi di euro, in peggioramento rispetto ai 3,2 miliardi del 2016.

LA PAROLE DEGLI ANALISTI DI EQUITA

Gli analisti della sim allo stesso tempo tagliano le previsioni sul 2019-2020 del 5% in media per tener conto del minor livello del margine di interesse, che in base ai conti preliminari è sceso dell’11,5% a 1,78 miliardi di euro. Per questi motivi, gli esperti di Equita tagliano il prezzo obiettivo sul titolo da 4,3 a 3,9 euro, confermando la raccomandazione hold, che tiene conto, inoltre, di una stima sull’utile per il 2019 a 245 milioni di euro e dell’effetto dell’Ifrs9 sulla fiscalità differita

I NUMERI 2017

Il gruppo Mps ha registrato una perdita pari a 3,502 miliardi di euro nel 2017 e di 502 milioni nel solo quarto trimestre dell’anno. Parola dello stesso istituto di credito che lo ha comunicato in una nota sui dati di bilancio relativi al 2017. Al 31 dicembre 2017, inoltre, l’esposizione netta in termini di crediti deteriorati del gruppo si è attestata a 14,8 miliardi di euro registrando una flessione di 5,5 miliardi di euro da inizio anno mentre l’esposizione dei crediti deteriorati lordi a fine anno è risultata pari a 45,1 miliardi di euro, in flessione rispetto a fine dicembre 2016 (-0,7 miliardi di euro) e sostanzialmente stabile rispetto al 30 settembre 2017. Il risultato operativo netto del gruppo nel 2017 è risultato negativo per circa 3.977 milioni di euro a fronte di un valore negativo di 2.840 Mln di euro registrato nell’anno precedente.

COME VANNO I RICAVI

Nel 2017 il gruppo ha realizzato ricavi complessivi pari a 4,026 miliardi di euro, con un calo del 6% rispetto all’anno precedente “per la flessione del margine di interesse e delle commissioni nette” mentre il margine di interesse del 2017 è risultato pari a 1,788 miliardi di euro, in flessione del 11,5% rispetto al 2016, “ascrivibile principalmente alla dinamica negativa degli attivi fruttiferi, in particolare degli impieghi commerciali e del portafoglio titoli”. Nel 2017 il gruppo ha contabilizzato rettifiche nette di valore per deterioramento crediti, attività finanziarie e altre operazioni per 5,460 miliardi di euro.

I DATI SULLA RACCOLTA

Nel 2017, inoltre, i volumi di raccolta complessiva del gruppo sono risultati pari a 193,6 miliardi di euro (-4,5% rispetto al 31 dicembre 2016), con una riduzione delle masse nel quarto trimestre di 7,6 mld di euro, principalmente riconducibile al calo della raccolta diretta con controparti istituzionali e del risparmio amministrato.

I CONTI IN TASCA AL TESORO

Il quotidiano la Repubblica ha ripercorso negli scorsi giorni l’azione del ministero dell’Economia nel capitale del Monte dei Paschi di Siena: “Il Tesoro per evitare il crac mette altri 3,85 miliardi (giugno 2017) a 6,5 euro per azione, a sconto rispetto al concambio di 8,65 a cui sono coinvolti nelle perdite i bond subordinati emessi da Mps per gli investitori esperti. Purtroppo, al Tesoro entro tre mesi tocca sborsare altri 1,5 miliardi per ristorare quei sottoscrittori di obbligazioni che esperti non erano e avevano comprato nel 2008 i bond Upper tier 2 agli sportelli Mps in tagli da mille euro”.

Al rientro in Borsa di fine 2017 l’ad Marco Morelli ha presentato agli investitori di tutto il mondo una storia di ristrutturazione, “incardinata su tre pilastri”, ricorda Repubblica. Il primo era la messa in sicurezza del bilancio senese, attraverso la cessione di 25 miliardi di sofferenze creditizie da cartolarizzare. “L’operazione, con qualche ritardo e complessità, è stata perfezionata un mese fa”. Secondo pilastro era il ritorno a finanziamenti stabili, e ci si sta arrivando, con depositi aumentati a circa 62 miliardi (51 a fine 2016) con un interesse medio sceso di 12 punti base. Sul terzo pilastro, la ripresa dell’attività commerciale, “la trimestrale al 31 dicembre dice che ancora non ci siamo: 502 milioni di perdita causata da nuove rettifiche su crediti, tra cui l’anticipo dei costi per vendere la piattaforma di gestione degli Npl (170 milioni) e nuovi accantonamenti per 95 milioni chiesti dalla Bce dopo l’ennesima ispezione”. Tutte le variabili commerciali, inoltre, risentono della perdita di masse per 40 miliardi (12 di raccolta, 28 di impieghi) con cui Mps è entrata nel 2017: il margine d’interesse cala del 12%, i ricavi del 42%, le commissioni sono ferme e l’utile operativo fa -80%.

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