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Ferrero Messico

Trump e il muro (economico) con il Messico. Quali conseguenze

Numerose le aziende che hanno scelto il Messico come piattaforma per il mercato statunitense. Ma la svolta protezionista di Trump mette a rischio questa scelta. Conseguenze anche per le aziende italiane   Lo aveva già promesso in campagna elettorale e ora, da neo presidente degli Stati Uniti d’America, sta lavorando ad una svolta protezionista per…

Numerose le aziende che hanno scelto il Messico come piattaforma per il mercato statunitense. Ma la svolta protezionista di Trump mette a rischio questa scelta. Conseguenze anche per le aziende italiane

 

Lo aveva già promesso in campagna elettorale e ora, da neo presidente degli Stati Uniti d’America, sta lavorando ad una svolta protezionista per il Paese. E’ in questo contesto che si inseriscono la guerra di Trump all’accordo di libero scambio Nafta, il “North American Free Trade Agreement”, il muro fisico che il nuovo inquilino alla Casa Bianca ha promesso di ergere tra i due Paesi e la chiusura politica ed economica verso le aziende che producono nel Paese guidato da Enrique Peña Nieto.

Le conseguenze non saranno di certo poche. E a farne le spese potranno essere davvero tante aziende, anche in Italiane. Che saranno costrette, per sopravvivere, a cambiare strategia e forse, a spostare la produzione.

Il muro di Trump e le conseguenze economiche

Quello tra Messico ed Usa non sarà solo un muro fisico per il controllo dell’immigrazione. Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha precisato, infatti, che potrebbero essere imposti dei dazi doganali del 20% sulle merci messicane importate in Usa per finanziare la costruzione del muro.

Le prime conseguenze di questa svolta protezionista, a dire il vero, ci sono già state. Ford annulla un investimento di 1,6 miliardi di dollari in Messico e destinerà invece 700 milioni per espandere lo stabilimento di Flat Rock, in Michigan. Ma il meglio (anzi, il peggio) deve ancora avvenire.

messicoSono tante le aziende che lavorano in Messico per vendere in Usa. Fino ad oggi conveniva, alle casse delle diverse società e anche al Paese che confina con la nazione stelle e strisce. Il sogno messicano, forse, finirà o almeno rallenterà. A Monterrey, città del Messico Nord Orientale,gli alberghi crescono come funghi, pronti ad ospitare turisti e imprenditori. Viene spontaneo chiedersi se tra qualche mese sarà così. Probabilmente no.

Anche le aziende italiane che investono nell’area sono numerose. E anche per queste le conseguenze potrebbero esser pesanti: i dazi farebbero aumentare il prezzo dei loro prodotti, facendo diminuire le vendite sull’importante mercato a Stelle e Strisce. In Monterrey, ovvero a 150 chilometri dal confine con il Texas, sorge la nuova fabbrica della Brembo, 32 milioni di investimento per 500 posti di lavoro. Ma tante sono le società tricolore che producono e investono a Toluca, Guadalajara, Città del Messico, Leon: da Ferrero ad Eni, da Enel a Buzzi, da Fca a Pirelli.

Ora che il muro (anche economico) è pronto ad innalzarsi, le aziende italiane e non che hanno utilizzato il Messico come piattaforma per il mercato statunitense dovranno trovare nuove (e veloci) soluzioni.

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