Non solo 80 euro anche per le partite, riduzioni del costo del lavoro e salario minimo garantito – ossia le misure che più hanno catalizzato l’attenzione dei media – ma anche politiche su elettricità e gas nella scia dell’ultima Sen (Strategia energetica nazionale), per ridurre i prezzi. Ecco i capitoli salienti del programma elettorale del Pd che Matteo Renzi ha presentato ieri. Continuano così gli approfondimenti di StartMag sulle tesi dei maggiori partiti in vista delle elezioni del 4 marzo (qui l’articolo dedicato al programma del Movimento 5 Stelle e qui l’articolo sul programma della coalizione di centrodestra composta da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc).
OBIETTIVI ENERGETICI
Due sono gli obiettivi economici principali sull’energia: “Ridurre i prezzi dell’elettricità, rispetto alla media UE, e azzerare il differenziale di prezzo all’ingrosso tra il gas italiano e quello del Nord Europa”. Per il gas, “sarà importante migliorare le infrastrutture di interconnessione accrescendo nel contempo la sicurezza degli approvvigionamenti”. L’obiettivo? “Rendere veramente competitivo il mercato elettrico e del gas, dando piena attuazione a quanto previsto dalla recente legge sulla concorrenza, con un consumatore consapevole in grado di operare in un mercato trasparente e di facile accessibilità”. Come? “Anche grazie alla standardizzazione delle offerte e alla comparabilità dei prezzi, con una regolamentazione tesa a far sì che la maggiore concorrenzialità si traduca in una vera riduzione delle tariffe”.
NEL SOLCO DELLA SEN
Misure che sono nel solco della Strategia energetica nazionale (Sen) del governo, che contiene le linee direttrici della politica energetica italiana dei prossimi anni. Per il 2050 si punta a ”un sistema energetico indipendente dai combustibili fossili, sostenibile per l’ambiente, competitivo dal punto di vista economico e più sicuro“ La Sen prevede infatti un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo minimo di una penetrazione totale sui consumi almeno al 28% nel 2030 e una percentuale di elettricità da fonti rinnovabili pari almeno al 55%. ”Nell’azione di penetrazione delle rinnovabili – è scritto nel programma del Pd – saranno centrali gli sviluppi delle tecnologie più mature (fotovoltaico ed eolico), nonché i rifacimenti e i potenziamenti degli impianti esistenti così da limitare il consumo di suolo“. Lo sviluppo della produzione di energia rinnovabile va di pari passo – secondo l’impostazione dei Dem – „con la cessazione della produzione di energia elettrica da carbone nel 2025 e il rafforzamento della rete elettrica per migliorarne la resistenza, la flessibilità e la sicurezza, rafforzando le connessioni con l’estero e la distribuzione locale“.
PICCOLE GRANDI OPERE
“Banda ultra larga, alta velocità e piste ciclabili: ecco le nostre grandi opere”. E’ il titolo del capitolo a pagina 12 del programma del Pd renziano: “Se vogliamo garantire una politica industriale moderna le reti devono rappresentare quello che rappresentò l’autostrada del sole nel dopoguerra, unendo Nord e Sud”. Prima di tutto, secondo i Dem, “dando corso e accelerando il piano Banda ultra larga sulle cosiddette aree bianche e grigie dove ancora il 70% delle nostre imprese non trova una adeguata copertura di rete ad alta velocità di connessione, così come sul 5G e sulle reti di connettività a 1 gigabit per secondo nelle aree metropolitane”. Poi, “occorre tornare a investire in infrastrutture materiali abilitando progressivamente le nuove forme di mobilità e trasporto sempre più elettrico, intelligente e interconnesso”.
SMART GRID, AVANTI TUTTA
Anche per questo il Pd s’impegna a “incentivare la realizzazione di smart grid: griglie su scala locale che gestiranno sia l’energia elettrica che i sistemi di riscaldamento e che saranno in grado di ottimizzare i consumi generando energia in base alla domanda”. Occorre anche una decisa svolta sul fronte dell’efficienza energetica tanto nel settore privato quanto nella Pubblica amministrazione, con particolare attenzione all’edilizia residenziale e pubblica, si legge nel documento di 42 pagine: “In questi anni – ricorda il Pd – abbiamo fortemente rafforzato gli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e sismica dei condomini, introducendo con la Legge di bilancio 2018 detrazioni fino all’85 per cento”. L’impegno per la prossima legislatura è di “estendere a tutti i contribuenti la piena cedibilità del credito fiscale anche a banche e intermediari finanziari, per favorire interventi di rigenerazione a partire dai condomini delle nostre periferie, con effetti positivi su ambiente, sicurezza sismica e attività edilizia”.
TUTTI PAZZI PER I BONUS
“Abbiamo restituito 80 euro a chi guadagna meno di 1500 euro – ha sottolineato Renzi presentando il programma -, l’obiettivo è estendere questo provvedimento per ogni figlio fino ai 18 anni”. Il Pd promette anche una misura universale da 240 euro al mese per ogni figlio. Si tratta di “un unico sostegno universale alle famiglie. Una misura fiscale unica (in grado di raggiungere anche gli incapienti sotto forma di assegno) che preveda 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni”. Il costo è pari a 9 miliardi. Varrà “per tutti, da zero fino a 100 mila euro l’anno”. In sostanza 80 euro anche alle partite Iva che hanno gli stessi requisiti dei lavoratori dipendenti: “Questo Renzi lo promette dal 2014”, ha sottolineato il Fatto Quotidiano. Inoltre si propone “uno strumento triennale di 400 euro al mese per ogni figlio fino ai 3 anni”, per nido o baby sitter. Vale 1,1 miliardi.
CONTRIBUTI KAPUTT UN PO’
La riduzione del costo del lavoro attraverso un taglio strutturale di 4 punti dei contributi (dal 33% al 29%), ma anche una “buonuscita compensatoria” per i contratti a tempo determinato che non vengono stabilizzati. “Il lavoro a tempo indeterminato – si legge nel programma – vale di più, deve costare di meno”. Prevista anche “una tessera gratuita di sei mesi per viaggiare sui treni per chi perde il posto di lavoro”. E ancora: una “patente fiscale a punti” con una serie di “vantaggi, tributari e non” per chi paga correttamente le tasse.
FISCO SENZA EVASIONI
Il Partito Democratico punta anche ad arrivare a “30 miliardi” nella lotta all’evasione e a introdurre “un modello fiscale che valorizzi il contrasto d’interesse, nella logica veicolata dal messaggio ‘scaricare tutto, scaricare tutti'”. Tra le misure fiscali anche l’estensione degli 80 euro a partite Iva e autonomi e un nuovo calo di Ires e Iri (rinviata di un anno con l’ultima manovra) al 22%.
SALARIO MINIMO NON GRILLINO
Nel programma del Pd renziano si prevede l’Introduzione del salario minimo garantito per tutti i lavoratori non coperti dal contratto collettivo, fissato da una commissione indipendente con sindacati e aziende. Il salario minimo – un’idea per rintuzzare elettoralmente il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle – dovrà essere accompagnato da una legge sulla rappresentanza sindacale. La misura era prevista già nella legge delega del Jobs Act, ma non è stata realizzata: “Non è neppure chiaro quanto valga – ha scritto Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano – Renzi aveva parlato di 10 euro all’ora, molto alto, nel programma non ci sono indicazioni precise, solo che sarà superiore ai 5 euro l’ora.