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Lovby

Lovby, la piattaforma che cambia il marketing (e non solo)

Con LovBy monetizziamo il tempo che trascorriamo sui social, con il rischio che ogni azione svolta   sulla piattaforma sia volta al guadagno LovBy cambia il marketing e, diciamocelo, anche i social. La piattaforma, nata da un’idea di  Fabrizio Rametto, 44enne di Imperia trapiantato a Milano, prova a rivoluzionare il paradigma della pubblicità: la startup, lanciata…

Con LovBy monetizziamo il tempo che trascorriamo sui social, con il rischio che ogni azione svolta   sulla piattaforma sia volta al guadagno

LovBy cambia il marketing e, diciamocelo, anche i social. La piattaforma, nata da un’idea di  Fabrizio Rametto, 44enne di Imperia trapiantato a Milano, prova a rivoluzionare il paradigma della pubblicità: la startup, lanciata in collaborazione con Groupalia e Advicegroup, invita gli utenti dei social, infatti, a diventare testimonial dei brand a cui sono più affezionati.

Come funziona?

Gli utenti potranno iscriversi a Lovby utilizzando i loro profili social. Con l’iscrizione accettiamo che i nostri profili vengano analizzati da un algoritmo che misura amici, contatti, follower, retweet, like, condivisioni, commenti, visualizzazioni e la frequenza di utilizzo e di interazione. Più l’utente interagisce con i propri contatti ‘influenzandoli’, più sarà pagato per ogni sponsorizzazione. Ad ogni profilo sarà assegnato un punteggio: fino a 40 si è ‘Start influencer’, fino a 60 ‘Senior influencer’, fino ad 80 si è ‘Master influencer’ e a 100 si è ‘Top influencer’.

I brand iscritti (tra cui anche Samsung e Nike) chiederanno ai diversi utenti di svolgere una mission (un tweet, un commento, una condivisione, un like, un plus, una visualizzazione, una registrazione, un acquisto a condizioni privilegiate) e in cambio offriranno dei punti che daranno diritto a riscattare un premio, sia esso una ricarica telefonica o una app a pagamento o un buono per la stampa di alcune fotografie.

LovBy

Lovby cambia il marketing

La piattaforma cambia il modo di fare pubblicità: il marketing parte dal basso. “Rispetto alle campagne tradizionali, infatti, noi coinvolgiamo profili social veri, di persone reali non gestiti da terzi per blogger o vip più o meno famosi. E siamo convinti che le persone non abbiano voglia di impegnarsi per cose che non sentono loro o in cui non credono. L’influenza sociale, poi, diventa una moneta di scambio e di relazione per le persone”, ha affermato Rametto.

Tutto questo potrebbe cambiare l’idea di marketing delle aziende, che non pagheranno più per la loro presenza su di un banner, ma che sceglieranno di pagare ad obiettivi raggiunti.

Un meccanismo simile a quello della raccolta punti nei supermercati, che crea fidelizzazione, ma che nel progetto di Rametto dovrebbe aumentare la fiducia nei confronti dei marchi: “Un’azienda che volesse far circolare un video – spiega Rametto – anziché acquistare banner potrebbe decidere di lanciare una mission sulla nostra piattaforma pagando solo quando l’obiettivo viene raggiunto, magari 20 centesimi per visualizzazione. In questo modo la pubblicità non è più intrusiva, ma condivisa. E soprattutto efficace”.

Lovby cambia anche le nostre relazioni?

Che Lovby cambia le nostre abitudini sui social non è certo un mistero. Chi fa parte della piattaforma proverà a monetizzare il tempo passato sui social. Quello che leggeremo sulle bacheche dei nostri amici sarà vero o solo rivolto a fare punti? I contenuti saranno falsificati.

E se ci vogliamo spingere oltre, potremmo dire che saranno ‘falsificate’ anche le relazioni. Se più sarà social l’utente, più guadagnerà, allora è possibile che questo intessa anche amicizie ‘interessate’.  Cambia il modo in cui si trascorre il tempo sui social che non sono più un luogo di svago, ma una piattaforma per arrotondare.

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