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Brexit

Se la Brexit è un’opportunità (anche) per l’Europa

La Brexit può essere per l’Europa l’occasione per fare autocritica ed innescare un processo di revisione delle regole interne La Brexit come nuovo inizio, per la Gran Bretagna e per l’Unione Europea. Mentre i negoziati vanno avanti e mentre si accumulano ipotesi sul futuro dell’economia inglese e di quella europea, dopo la grande uscita di…

La Brexit può essere per l’Europa l’occasione per fare autocritica ed innescare un processo di revisione delle regole interne

La Brexit come nuovo inizio, per la Gran Bretagna e per l’Unione Europea. Mentre i negoziati vanno avanti e mentre si accumulano ipotesi sul futuro dell’economia inglese e di quella europea, dopo la grande uscita di Londra dall’Ue, mentre l’Irlanda del Nord continua a chiedere uno statuto speciale per restare all’interno del mercato comunitario, e mentre si prova a capire quale possa essere la soluzione migliore anche per Scozia e Galles, c’è chi prova ad offrire una prospettiva diversa sul grande divorzio.

Parliamo del parlamentare Daniele Capezzone, di Direzione Italia e del giornalista Federico Punzi, che a quattro mani hanno scritto “Brexit la sfida”, provando a presentare l’uscita dall’Ue come occasione per una nuova rinascita.

Gran Bretagna superhub globale

I due autori non si stupiscono dell’esito del Referendum inglese. La Gran Bretagna è un’economi con basi solide e l’Ue potrebbe rappresentare una “zavorra” per chi aspira ad essere un “superhub globale, competitivo ad ogni livello, capace di attrarre risorse e investimenti, di tagliare tasse e burocrazia, di raggiungere i migliori accordi commerciali possibili con tutti i partner in tutto il mondo (Europa inclusa, ovviamente)”, si legge nel libro.

“I numeri della Gran Bretagna parlano da soli” afferma a Start Magazine Capezzone. La Gran Bretagna è la quarta potenza militare del pianeta e contemporaneamente la quinta economia del mondo, “ha una moneta forte, e negli ultimi cinque anni ha prodotto più posti di lavoro degli altri 27 Paesi. La sola Londra produce mille posti di lavoro ogni giorno e l’attesa per trovare un’occupazione è di soli tre giorni. Siamo dinanzi ad una performance incredibile. L’Europa dinanzi alla scelta inglese di separarsi, avrebbe dovuto porsi qualche domanda e fare autocritica per il venir meno di questa grande potenza economica, invece, da molte parti è prevalso uno spirito di sottovalutazione. L’Europa continentale sarà privata di un soggetto importante”, ha continuato Capezzone.

Una Brexit annunciata

Che la Gran Bretagna punti a rafforzare la sua economia, e i suoi rapporti con gli altri Stati, indipendentemente dall’Unione Europea era cosa evidente già negli anni passati: “La maggior parte degli interscambi commerciali del Regno Unito (il 56%) è con Paesi extra europei . E la percentuale è in continua crescita. La realtà è che il Regno Unito è un paese molto dinamico dal punto di vista economico, molto più dell’Europa Continentale. Le forti regolazioni, l’incapacità dell’Ue di concludere accordi commerciali con altri giganti economici come Stati Uniti e Cina, sicuramente limitano le possibilità del Regno Unito”, ha affermato a Start Magazine Federico Punzi.

Non mancheranno i costi

Certo, non sarà tutto semplice per Londra. I costi da pagare ci saranno: con la Brexit, l’Inghilterra sceglie di stare fuori, tra le altre cose, dal mercato unico. I negoziati avranno un ruolo chiave, “a seconda che prendano una via collaborativa o una via punitiva. Riconoscere la possibilità di questi costi è però diverso – spiega Punzi – dal parlare di una situazione disastrosa. Londra continuerà ad essere la principale città finanziaria insieme a New York”.

Un’opportunità per l’Unione Europea…

Se la Brexit potrà fare della Gran Bretagna un Superhub globale, è anche vero che questa potrà essere una grande opportunità anche per l’Europa.

La Brexit può essere un’opportunità per entrambi. Il Regno Unito potrà essere un superhub, una calamita in grado di attrarre risorse ed investimenti globali. Se l’Inghilterra si confermerà anche in futuro un paese con tasse basse e burocrazia bassa, questo porterà risorse ed investimenti a scegliere la Gran Bretagna come aeroporto in cui atterrare”, ha affermato Daniele Capezzone. “L’Europa continentale, dovrebbe considerare la Brexit come occasione per ridiscutere sulle regole europee. Mentre avviene il negoziato tra Londra e Bruxelles, dovrebbe essere avviato anche un negoziato tra i 27 paesi che restano, per una riscrittura di tutte le norme interne”.

“L’opportunità è quella di innescare un processo, per quanto difficile, di revisione del progetto europeo e delle sue regole, trovando un nuovo equilibrio tra Ue e stati nazionali. – ha aggiunto Federico Punzi – L’idea di uscire dall’Unione, infatti, potrebbe essere un’idea che accomuna diversi cittadini dell’Europa continentale”.

…e per l’Italia

Con la Brexit, l’Italia perde un grande alleato, perde un amico che faceva da bilanciere all’asset franco-tedesco. Nonostante questo, il Belpaese potrebbe cogliere proprio questa opportunità per emergere in Europa.

BrexitL’Italia dovrebbe giocare un ruolo dinamico, non essere subalterna. Il rischio è che Francia e Germania prendano tutte le decisioni, considerando l’Italia poco più di un villaggio vacanze. Dovremmo mantenere un dialogo con l’anglosfera, rivendicando la nostra posizione nel Mediterraneo e tessendo rapporti con l’Est. Potremmo essere un anello anglo – Mediterraneo- Est Europa , un vero contrappeso al rischio di una dominazione franco-tedesca”, ha commentato Daniele Capezzone.

Il Fiscal Compatc: una prova della nuova Ue

Il processo di revisione Ue potrebbe, in realtà, innescarsi molto presto. “Tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo anno, l’Ue dovrà decidere se includere tra i suoi trattati il famigerato Fiscal Compatc. La decisione dovrà essere presa all’unanimità. Se anche un solo paese dirà no, allora questo potrebbe essere occasione per innescare una discussione interna”, ha continuato Capezzone. “Quando si avvierà il processo di negoziazione, si potrebbe respingere l’idea di un ministro delle finanze unico europeo, che potrebbe diventare una pericolosa gabbia imposta a tutti i Paesi Europei, con il rischio che si crei non un’area a tasse basse e burocrazia bassa, ma tutto il contrario. Un meccanismo di competizione fiscale, potrebbe innescare un processo positivo tra i diversi paesi, che faranno a gara per attrarre investimenti”.

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