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Uber

Il modello Uber minacciato da un ricorso

Dura vita per Uber. A San Francisco il giudice Edward Chen accoglie il ricorso per l’ottenimento del riconoscimento dello status di dipendenti per i conducenti Uber, ora considerati come lavoratori autonomi. La decisione del giudice non entra nel merito della questione che dovrà essere affrontata prossimamente in Tribunale.

Se i giurati dovessero schierarsi dalla parte dei querelanti, potrebbe uscirne compresso il modello di lavoro iperflessibile che ha fatto la fortuna di tante start-up della sharing economy, di cui Uber, con una valutazione stimata attorno ai di 50 miliardi di dollari, è stata l’apripista. L’instabilità dei rapporti di lavoro è diventata un tema caldo anche in un mercato, quello statunitense, notoriamente più flessibile di quello europeo.

Il modello di business che ha fatto grandi i protagonisti della gigeconomy come Uber o Airbnb, ha alimentato un acceso dibattito negli Stati Uniti in tema di protezione dei lavoratori. Il candidato democratico alle elezioni presidenziali Hillary Clinton ha riconosciuto che sono ancora poche le “misure contro i datori di lavoro che sfruttano i lavoratori classificandoli come subappaltatori.”

Il ricorso presentato da quattro autisti Uber, sul quale dovrà esprimersi il tribunale di San Francisco, preme sul fatto che i conducenti essendo soggetti a una serie di obblighi il cui mancato rispetto determina la destituzione, dovrebbero essere considerati come dipendenti.

La decisione del giudice riguarderà i conducenti che hanno lavorato in California alle diverse declinazioni del servizio (UberBlack, UberX, UberSuv) a partire dal 16 agosto 2009. Il ricorso collettivo dovrebbe escludere i conducenti che hanno accettato le restrizioni sulle possibilità di ricorso, integrate ai contratti standard Uber a partire dal giugno 2014.

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Uber ha affidato la risposta ai suoi legali: “La montagna di prove che abbiamo presentato alla corte – comprese le dichiarazioni di oltre 400 piloti di tutta il California – dimostra che i denuncianti non rappresentano e non possono rappresentare gli interessi di migliaia di altri piloti, che amano la loro flessibilità e la completa autonomia come lavoratori autonomi ” così commenta l’avvocato della società Ted Boutrous.

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