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Fintech

Il fintech finirà nelle tasche di tutti noi

Le banche e il Fintech? Meglio allearsi che combattere, parola di Maurizio Pimpinella presidente dell’Associazione istituti di pagamento e moneta elettronica E se il Fintech fosse, molto più semplicemente, il naturale prodotto dei nostri tempi? Per Maurizio Pimpinella, presidente dell’associazione italiana degli istituti di pagamento e di moneta elettronica, ci sono pochi dubbi. “Facciamo chiarezza, il…

Le banche e il Fintech? Meglio allearsi che combattere, parola di Maurizio Pimpinella presidente dell’Associazione istituti di pagamento e moneta elettronica

E se il Fintech fosse, molto più semplicemente, il naturale prodotto dei nostri tempi? Per Maurizio Pimpinella, presidente dell’associazione italiana degli istituti di pagamento e di moneta elettronica, ci sono pochi dubbi. “Facciamo chiarezza, il Fintech non è né una rivoluzione, né una bolla dettata da mode ed opportunità del momento: è, semplicemente, la naturale evoluzione del comparto finanziario permeato dai mutamenti tecnologici e sociali della nostra epoca”, spiega a Start Magazine Pimpinella.

Chi dunque paventava i rischi di una bolla, destinata prima o poi a scoppiare, come succede spesso nel comparto immobiliare, può dormire sonni tranquilli. “E’ bene smorzare i toni, sia quelli più entusiasti che quelli altrettanto catastrofisti, per comprendere al meglio il fenomeno: quello del Fintetch è un mercato. Ha diversi comparti al suo interno, alcuni già verso una fase di maturità, come per esempio il settore dei pagamenti C2C, altri invece che hanno ancora margini di sviluppo importanti, come i pagamenti corporate ed il peer2peer lending (un prestito personale erogato da privati ad altri privati su Internet, ndr). Ma non è né una rivoluzione, né una bolla dettata da mode ed opportunità del momento”, chiarisce Pimpinella.

Resta però da capire come evolverà il mercato della finanza tecnologica, che solo oggi movimenta nel mondo quasi 900 miliardi di dollari, forte di investimenti per 38 miliardi. Soprattutto in Italia, che nel suo piccolo vanta la presenza di 115 startup attive nel Fintech, sostenute da finanziamenti statali o para statali per 3,6 milioni. Pimpinella parte da un presupposto e cioè che i giganti del Fintech si chiamano Cina o Usa, ma anche il Bel Paese si sta lentamente lasciando contagiare.

Certamente, le prospettive italiane in termini di Fintech non sono paragonabili a quelle presenti in mercati esteri quali la regione Asia-Pacifico ed il Nord America, proprio per la composizione stessa del mercato: la scalabilità è, infatti, un elemento chiave delle soluzioni tecnologiche in ambito finanziario”, afferma Pimpinella, precisando come “realtà come la Cina possono contare su un bacino di utenza spropositatamente maggiore rispetto ai singoli stati europei”.

Tuttavia, la direttiva europea Psd II, con cui Bruxelles punta ad armonizzare il mercato dei pagamenti elettronici “ci renderà più competitivi rispetto all’Oriente e agli Stati Uniti: un mercato unico che condivide la medesima normativa può infatti sviluppare sinergie, sfruttando i sistemi domestici ed utilizzando i digital payment come elemento comune”. I motore del Fintech rimangono tuttavia i grandi colossi tecnologici mondiali. Come Facebook e Pimpinella spiega il perché. “Facebook, nelle vesti di Facebook Payments International Limited, ha ricevuto l’autorizzazione in Irlanda ad operare nel mercato europeo come e-money institution.

fintechParliamo di un autentico colosso con 1,65 miliardi di utenti in tutto il mondo: abbinare pagamenti digitali ai Big Data porterà il Fintech nelle tasche di ognuno di noi, grazie agli smartphone, e dunque favorirà un’ampia diffusione del fenomeno anche in Italia”. Non solo. “La compagine europea sarà presto permeata da altre soluzioni, come testimonia la partnership tra Alipay e Ingenico: il gigante cinese, nel pieno della proprie manovre di espansione nel mercato europeo, intende sfruttare i flussi mossi dal turismo cinese nel mondo, per un ammontare totale di 164 miliardi di dollari”.

C’è però chi rischia di essere travolto dall’onda del Fintech, non facendo in tempo a prendere le dovute contromisure. Le banche hanno cominciato a muoversi solo da un paio di anni, alcune lanciando servizi innovativi, altre dotandosi di apposite strutture in house. Per Pimpinella però, il credito tradizionale potrà sopravvivere tranquillamente, finendo con l’andare a braccetto con la finanza tecnologica.

“Le banche hanno studiato a fondo il comparto Fintech, capendo come recuperare terreno sul fronte della multicanalità, della fidelizzazione del cliente e della customer experience. Il connubio banche-Fintech è vincente e molta della rivalità di cui si parla è mera speculazione. Oltre a Oval ed Extrade, un recente esempio italiano può essere la startup Card Tech, di Udine: Crédit AgricoleFriulAdria si impegna a sostenere questa Fintech dedita alla diffusione di nuove carte di pagamento che incorporano sistemi di sicurezza biometrici”. Insomma, per il numero uno dell’associazione, non c’è nessuna battaglia del Fintech in atto. Casomani una grande torta da spartirsi. “Un’indagine realizzata da IDC (International Data Corporation) su 253 banche, ha infatti rivelato che una banca su cinque considera le Fintech un target per potenziali operazioni di acquisizioni. Perché combattere quando è possibile allearsi per trarne un vantaggio maggiore?”.

Gianluca Zapponini

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