Gli analisti di mercato non sembrano preoccupati della svolta monocratica in Cina (la modifica costituzionale che permette a Xi Jinping il comando a vita) mentre autorevoli opinionisti, in particolare sul Financial Times, invocano una reazione difensiva dell’Occidente. I primi vedono in questa mossa una minore probabilità di implosione della Cina, con conseguenze globali, in occasione del cambio di potere, normato dalle regole precedenti ogni dieci anni, nel 2022-23.
Tra il 2013 e oggi, Xi Jinping ha defenestrato più di un milione di élite intermedie del sistema comunista e centinaia di ras locali, nonché decine di capi corrente. Inoltre ha inserito un proprio commissario politico in tutti i grandi gruppi industriali e finanziari privati. Questa azione, comunicata come operazione anticorruzione, ha danneggiato una massa tale di persone nel Partito comunista da rendere probabile una controreazione violenta in occasione del Congresso 2022-23 dedicato al rinnovo dei vertici.
L’aver tolto tale scadenza permetterà a Xi di consolidare e rendere duraturo il proprio potere, rinviando un evento di possibile destabilizzazione. La concentrazione di potere, poi, rende più probabile la riparazione con mezzi autoritari del disastrato sistema finanziario cinese. Per tali motivi gli analisti di mercato spostano il rischio Cina dal medio al lungo termine, intanto riducendolo.
Altri analisti, con maggiore sensibilità geopolitica, sono preoccupati dall’espansione globale di una Cina a conduzione dittatoriale. Ma ancora non valutano che Xi ha fatto un enorme favore all’Occidente: creando una dittatura, infatti, ne facilita la nemicizzazione da parte delle democrazie. L’india, anche pressata dalla progressiva conquista di Ceylon, Bangladesh, Maldive, ecc., da parte di Pechino ha più motivi per convergere con Australia e Giappone per organizzare un contenimento regionale all’influenza cinese.
Così come la Germania ha recentemente spinto l’Ue ad aumentare gli investimenti e i linguaggi inclusivi nei Balcani per contrastare la penetrazione di Pechino. Nell’area, tale linea europea deve essere necessariamente stata concordata con Mosca e ciò fa intendere, considerando anche i legami tra Russia e India, che il Cremlino sta mettendo limiti all’ambizione euroasiatica cinese. Quindi l’invocata reazione occidentale dovrebbe essere un intelligente e non provocatorio contenimento della Cina facilitato da un maggior numero di nazioni con interesse a farlo, dando loro un premio inclusivo per tale posizione. Paradossalmente, Xi ha reso la Cina più piccola.
(articolo pubblicato su Italia Oggi)