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Fintech

Dotiamo il Fintech degli stessi strumenti delle banche. Per renderlo più sicuro

L’accesso ai dati pubblici e la maggiore efficienza del sistema alla base della rivoluzione Fintech   “Il mondo Fintech si colloca in parallelo al mondo bancario ed è necessario dotarlo di tutti gli strumenti che il mondo bancario possiede per evitare che muoia alla nascita e crei efficienza”. È quanto ha detto Mattia Ciprian, presidente…

L’accesso ai dati pubblici e la maggiore efficienza del sistema alla base della rivoluzione Fintech

 

“Il mondo Fintech si colloca in parallelo al mondo bancario ed è necessario dotarlo di tutti gli strumenti che il mondo bancario possiede per evitare che muoia alla nascita e crei efficienza”. È quanto ha detto Mattia Ciprian, presidente dell’azienda italiana modeFinance, in commissione Finanze della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo.

Come nasce l’azienda modeFinance

mattia ciprian ModefinanceIl Fintech è un settore che può dare molto al nostro paese – ha proseguito Ciprian –. La mia azienda nasce dal mondo della ricerca italiana, nasce dal mondo dell’Università nel lontano 2003 quando iniziammo con il mio co-fondatore partecipando a un progetto del Miur che mirava a risolvere i problemi  della finanza moderna attraverso modelli ingegneristici. Uno dei semi gettati in quel periodo era l’algoritmo More, multi objective rating evaluetion che ci ha consentito di mappare il rischio di credito di tutte le società del mondo”. Poi nel 2009 è arrivata la fondazione di ModeFinance e nel 2015 “abbiamo raggiunto l’obiettivo di essere un’agenzia di rating certificata dall’Esma. La prima agenzia di rating Fintech perché utilizziamo le nuove tecnologie”.

Cosa fa modeFinance?

“Come agenzia di rating abbiamo cercato di portare giù di un livello una tematica molto complessa e cioè la valutazione del rischio di credito delle aziende e abbiamo voluto democratizzare, portare al pubblico queste valutazioni – ha sottolineato Ciprian –. Abbiamo quindi rilasciato un’app che consente a chiunque di capire la nostra opinione sul merito di credito della società stessa. Questo è stato un passo importante anche per la necessità di scolarizzazione finanziaria che c’è nel nostro paese. Oltre a essere un prodotto per fare business è uno strumento valido anche per chi vuole apprendere e comprende il magico mondo del rating. Nel 2016 siamo stati l’unica agenzia a poter emettere rating anche sulle banche. Oggi possiamo dire che grazie al connubio tra competenza nel rating e data scientist, quindi machine learnin, Intelligenza artificiale, Big data, riusciamo a emettere 250 milioni di rating in real time a livello internazionale e fra queste ci sono 35 mila banche in tutto il mondo”.

Secondo Ciprian “possiamo considerare ModeFinancing il prezzemolo del Fintech. Perché prezzemolo? Il mondo del Fintech soprattutto quello dell’alternative lending, necessita di una valutazione del rischio di credito. Così come le banche valutano le aziende prima di concedere credito, tutte le Fintech necessitano di una valutazione del rischio di credito e noi rispondiamo a questa esigenza in modo rapido ed esaustivo. Per il Politecnico di Milano siamo leader nell’Invoice trading ma siamo attivi anche sui mini bond su cui saremo player primari nel 2018. Quindi per rispondere al perché siamo ‘prezzemolo’, lo siamo perché tutto il sistema Fintech ha bisogno della nostra valutazione magari con soluzioni customizzate, veloci ed efficienti”.

Il Fintech come “pozzo” per attingere credito

fintech“Il Fintech può avere due filoni uno è disrputive e uno non disrputive. In questo secondo caso porta innovazione ed efficienza sui mercati specialmente se maturi. È questo che piace a noi perché porta grandi benefici agli utenti – ha ammesso il manager –. Oggi il mondo bancario è in difficoltà e alcune statistiche dicono che il credito tradizionale è calato di 108 miliardi dal 2012 ad oggi. Il Fintech un altro ‘pozzo’ da cui attingere non bancario, non parallelo, non comunicante, per abbeverare le aziende italiane. Il problema è che la corda è sempre più corta e il cavo Fintech è sempre più debole e può spezzarsi”.

Il problema dell’accesso ai dati

“Siamo soddisfatti delle tecnologie che stiamo applicando e dell’efficienza ma potremo fare meglio. Per esempio se accedessimo a un maggior quantità di dati come fa il sistema bancario – ha detto Ciprian –. Qual è la debolezza più grande? Il sistema Fintech è a rischio frodi, riciclaggio, finanziamento del terrorismo. Per questo i regolatori nazionali dovrebbero dare accesso a una maggiore quantità di dati per tutelare gli utenti. Ci sono strumenti predittivi per ovviare al problema ma senza ricorrere a questa tecnologia basterebbe che i dati pubblici fossero corretti per non incappare in problemi”. Se volessimo capire “come intervenire per migliorare l’approvvigionamento dei dati e migliorare il Fintech mi ispirerei a quanto accade nel resto d’Europa. Tanto per fare un esempio – ha proseguito -, essendo un’agenzia di rating Fintech siamo stati invitati a Londra insieme ad altre società private dalla Competition market authority che è un ufficio governativo che mira a portare efficienza sul mercato eliminando le barriere, per partecipare a una gara che oltre a un premio in denaro offre un pacchetto dati riguardanti transizioni finanziarie reali di 250 mila pmi inglesi fornito dal mondo bancario. In sostanza dovevamo trovare una strada per comprendere i dati in modo efficiente per facilitare il credito delle pmi, portando al contempo innovazione ed efficienza. Il progetto nasce dall’open banking londinese, un programma in base al quale molte banche stanno mettendo a disposizione i dati per trarre vantaggio e creare nuovi modelli di business”. Per questo, ha ammesso il manager, “mi piacerebbe che si aprisse l’accesso dei dati collezionati da enti pubblici. Per esempio quelli della centrale rischi gestita da Bankitalia che probabilmente eliminerebbe problemi di truffe o finanziamento a società che non dovrebbero esser finanziate. Se potessimo operare almeno alla stregua delle banche portando un vantaggio a tutto il mondo Fintech, eviteremmo comportamenti opportunistici da parte di aziende che sanno di non poter essere finanziate dal mondo bancario e che sfruttano queste fessure nel mondo Fintech per poter truffare. Per questo oggi come mondo Fintech, sentiamo di avere la necessità di un referente che comprenda capisca e dialoghi con il mondo Fintech  e faccia da ambasciatore del mondo con le istituzioni”.

Le sandbox sono necessarie al Fintech

fintechAltro elemento utilizzato all’estero sono le sandbox, “una specie di parco giochi costituito da aziende Fintech e da Authority che insieme cercano di comprendere come migliorare la fruibilità, l’accessibilità l’elaborazione dei dati per darne vantaggio a investitori, utenti, debitori, comprendendo al tempo stesso se ci sono vincoli che bloccano lo sviluppo e costruendo insieme nuove regole – ha chiarito Ciprian –. Il suggerimento che vorrei dare al sistema Italia è quello di aprire delle sandbox che consentano di sperimentare nuove soluzioni e garantiscano al contempo gli interessi di utenti e investitori. Come Fintech regolata da Esma mi candiderei volentieri a cooperare con le Authority. A partire da queste sandbox è possibile inoltre sviluppare nuove idee, nuovi modelli di business senza avere legacci di una nuova regolamentazione che potrebbe essere troppo datata”, ha concluso il manager.

 

ST

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