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Bitcoin

Il Bitcoin supera la crisi. E il valore vola

Il Bitcoin tiene: lo sdoppiamento della moneta non sembra fermare la volata della nuova valuta    Una calda estate quella del Bitcoin. Dopo lo scisma di agosto, con lo sdoppiamento della moneta in due valute virtuali, il bitcoin (quello originale) è tornato a crescere e a raggiungere nuovi record: pochi giorni fa, su alcune piattaforme,…

Il Bitcoin tiene: lo sdoppiamento della moneta non sembra fermare la volata della nuova valuta 

 

Una calda estate quella del Bitcoin. Dopo lo scisma di agosto, con lo sdoppiamento della moneta in due valute virtuali, il bitcoin (quello originale) è tornato a crescere e a raggiungere nuovi record: pochi giorni fa, su alcune piattaforme, scambiava a 4.550 dollari. Ma andiamo per gradi.

Cosa è il Bitcoin

bitcoinBitcoin è una moneta virtuale e digitale, scambiata via internet, direttamente fra due persone. La cripto-valuta sfritta la tecnologia peer-to-peer per non operare con alcuna autorità centrale o banche; la gestione delle transazioni e l’emissione di tale moneta viene effettuata collettivamente dalla rete.

Questa moneta virtuale è open-source; la sua progettazione è pubblica, nessuno possiede o controlla Bitcoin e ognuno può prendere parte al progetto.

La moneta virtuale permette utilizzi entusiasmanti, che non potrebbero essere coperti da nessun altro sistema di pagamento precedente, senza perà transitare sui nostri conti correnti.

Lo scisma: colpa del troppo successo

A fine luglio il sistema Bitcoin è stato oggetto di un aggiornamento. Meglio, di due diversi aggiornamenti software concorrenti, come due sono le fazioni che si sono sfidate per decidere sulla gestione della moneta. Entrambe le parti hanno buoni motivi per sostenere le loro tesi e volere i diversi aggiornamenti, il problema è stata la mancanza di una autorità centrale che avesse potuto aiutare a trovare un compromesso.

Dietro il conflitto, come scrive Bloomberg, c’è una divisione ideologica sulla legittima identità del Bitcoin. Si discuteva se la criptomoneta dovesse evolvere per attirare le corporazioni principali di settore e diventare sempre più attraente per il capitale tradizionale, o fortificare la sua posizione come un faro libertario, se dovesse agire più come un bene come l’oro, o come un sistema di pagamento.

I primi semi del dibattito, in realtà, sono stati piantati anni fa. Per proteggersi dagli attacchi informatici, il sistema bitcoin definisce la quantità di informazioni sulla sua rete, chiamata blockchain, e limita le transazioni da elaborare. Ma la crescente popolarità della valuta ha aumentato l’attività sul sistema, che è risulta troppo lento (solo 7 pagamenti al secondo contro 2mila del circuito Visa).

bitcoinIl sistema sembrava essere intasato. Il numero di transazioni in attesa di verifica era enorme e questo ha costretto gli utenti a pagare sempre più tasse (alte) per accelerare il consenso. La maggior parte degli utenti è contenta di questa infrastruttura, che anche se lenta, garantisce sicurezza.

L’11% di essi, invece, ha deciso di fare qualcosa per velocizzare le transazioni. Nell’affrontare questo problema, sono emerse due principali scuole di pensiero. Da un lato ci sono i miner, che distribuiscono computer costosi per verificare le transazioni e agiscono come la spina dorsale del blockchain, che propongono un aumento diretto del limite di transazioni in un blocco.

D’altra parte ci sono i Core, che hanno insistito sulla gestione di alcuni dati del sistema bitcoin fuori dalla rete principale. Questo, secondo gli esperti, consentirebbe non solo di ridurre la congestione, ma anche di costruire altri progetti che fanno capo al sistema bitcoin. In particolare, la proposta dei Core è il software SegWit (la scissione, dunque).

Il successo dopo lo scisma

La guerra civile affrontata dal Bitcoin, però, non sembra aver fatto paura al mercato. A fine agosto, infatti, la moneta virtuale (originale) scambiava a  4.550 dollari. Numeri troppo alti, soprattutto se si pensa che nell’ottobre 2009,  il primo cambio col dollaro è stato effettuato a 1,309: facendo qualche calcolo, il bitcoin da gennaio è salito del 300% e dal 1° agosto, data dello scisma e della creazione del “bitcoin cash”, la fiammata è stata di circa il 50%.

Parliamo, come accennato più volte, della moneta virtuale originale. Il “cash”, infatti, dopo un raddoppio di prezzo in poche ore è poi tornato a circa  277 dollari iniziali. Nessuna volatilità negli scambi, dunque,  ma solo più fiducia in quello che era il progetto originale: la buona notizia, infatti, per gli investitori è che comunque il  nuovo protocollo (almeno nella teoria) aumenta la quantità di transazioni processate, facendo guadagnare sempre più spazio alla valuta.

Quale futuro per il Bitcoin?

Difficile stabilire a quali valori possa arrivare, il bitcoin non è quotato: fa scambi privati su piattaforme dove, talvolta, i prezzi divergono anche di centinaia di dollari. Quello che è certo, comunque, è che bisognerà stabilire delle regole e definire si tratti di valuta (con plusvalenze esentasse) o di bene soggetto a capital gain.

C’è anche la questione dell’utilizzo e di come la domanda possa davvero incidere sull’economia reale: i Bitcoin saranno realmente spesi? La maggior parte degli investitori, con Bitcoin tende a comprare altre criptovalute. E questo alimenta il rischio bolla.

Non dobbiamo dimenticarci, poi, del limite di emissione. Ci spieghiamo: la tecnologia prevede un limite di emissione di 21 milioni di bitcoin. Cosa si farà una volta toccato il limite? Forse solo dopo potremo avere idee più chiare sul futuro della criptomoneta.

C’è chi è positivo: acquisterà sempre più valore

Il “Bitcoin può essere visto come l’oro digitale“, ha detto Brian Kelly, fondatore di Bkcm .“Il suo margine di rialzo è ora decisamente più elevato rispetto a quello dei prezzi dell’oro”.

E non è l’unico a pensarla così. C’è chi si spinge oltre. Secondo Peter Smith e  Jeremy Liew, al 2030, il prezzo di un Bitcoin potrebbe toccare i 500mila dollari. Una previsione che si basa su più motivazioni.

La prima riguarda le rimesse, ovvero le operazione di trasferimento di assegni e denaro liquido. Il Bitcoin sarà la valuta più valida per effettuare queste operazioni, grazie a basse commissioni, nessun limite di importo, garanzia dell’anonimato e sicurezza delle transazioni. Attualmente, in base ai dati della Banca Mondiale, le rimesse effettuate tramite Bitcoin valgono lo 0,75% del Pil mondiale, ma la percentuale potrebbe presto salire vertiginosamente.

effetto BrexitLa seconda motivazione è quella che vede il Bitcoin come bene di rifiugio. Già con la Brexit e l’elezione di Donald Trump, il valore della cripto-moneta era schizzato verso l’alto, facendo comprendere al mondo come questa avesse preso il posto dell’oro, diventando un bene di rifugio. L’instabilità politica dei prossimi anni potrebbe portare il valore del Bitcoin a salire.

A contribuire ad un maggiore uso dei Bitcoin e quindi ad un aumento di valore potrebbe essere il generale aumento delle transazioni con pagamenti digitali. Sono questi i fattori che hanno spinto i due esperti ad elaborare un modello matematico per calcolare la variazione e l’andamento del valore della cripto-moneta.

Sempre in base alle previsioni di Peter Smith e  Jeremy Liew, al 2030 ben il 5% della popolazione mondiale utilizzerà i Bitcoin, con una crescita della rete pari a 61 volte l’attuale (6,5 ​​milioni di utenti), a 400 milioni.

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