L’Italia aumenta la spesa militare fino al 2% del Pil.
Ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito che l’Italia intende incrementare la spesa militare fino a raggiungere la soglia del 2% del Pil. Lo ha detto ai giornalisti dopo l’accoglienza alla Casa Bianca da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha accettato un invito a Roma dove potrebbe avere un colloquio anche con l’Ue.
Anche se il 2% annunciato da Meloni è ben lontano dal 5% richiesto da Trump in sede Nato, o dalla cifra di circa il 3% che la Nato richiederà al vertice di giugno, nota Defense News aggiungendo che se l’Italia dovesse trovare più denaro quest’anno, la domanda successiva è come lo spenderà, con gli Usa che probabilmente faranno pressione su Roma affinché acquisti armamenti statunitensi.
D’altronde già nel “Piano d’azione” del governo italiano messo a punto per riequilibrare il commercio con gli Stati Uniti e ridurre il surplus (oltre 38 miliardi), si prevedevano aiuti alle aziende italiane sul mercato americano e acquisti di energia e difesa.
Proprio Trump ha affermato che gli Usa raggiungeranno sicuramente un accordo con l’Ue sui dazi ma in cambio di impegni a spendere di più per la Difesa e l’acquisto di gas statunitense. Non sarebbe la prima volta. Anche dopo il bilaterale con il premier indiano Narendra Modi a febbraio, il presidente Usa aveva dichiarato che i paesi avevano raggiunto un accordo che include l’importazione da parte dell’India di più petrolio e gas dagli Stati Uniti per ridurre il deficit commerciale tra i due paesi, oltre che all’aumento delle forniture militari. Secondo Trump l’India potrebbe entrare nel club dei paesi partner del programma F-35.
L’Italia è già partner di livello 2 del programma F-35 Joint Strike Fighter con l’impegno di acquistare 90 F-35 e proprio l’anno scorso si è impegnata a comprare ulteriori 25 caccia.
Tutti i dettagli.
SPESA MILITARE ITALIANA AL 2% DEL PIL
Dopo l’incontro con il presidente Trump nello studio Ovale, la presidente Meloni ha precisato che l’Italia annuncerà l’incremento al 2% del Pil in occasione del prossimo summit della Nato.
“Abbiamo parlato del fatto che l’Italia sta mantenendo i suoi impegni perché arriverà al prossimo vertice della Nato con il 2 per cento” sul Pil per le spese della difesa, questo “perché siamo una nazione seria” ha affermato la presidente del Consiglio. “L’Italia sta raggiungendo il 2% come deciso e siamo consapevoli che la difesa sia importante per il futuro”, ha proseguito.
L’Europa vuole fare di più, e sta lavorando per dare ai Paesi gli strumenti necessari”, ha aggiunto Meloni.
COME CI È ARRIVATA?
In realtà, poco prima delle dichiarazioni di Meloni, già il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva affermato che l’Italia è pronta a raggiungere l’obiettivo di spesa per la difesa della Nato del 2% del Pil quest’anno.
“La revisione condotta secondo la metodologia Nato, condotta con particolare attenzione, suggerisce che saremo già in grado di raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil fissato nel 2014 già quest’anno”, ha dichiarato Giorgetti nell’audizione sul Documento di finanza pubblica nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato.
“Come è stato possibile in pochi mesi, visto che la spesa italiana era pari al’1,5% del pil? Secondo il Corriere, il governo italiano ha adeguato i criteri contabili a quelli seguiti da altri Paesi, come la Germania e la Danimarca, calcolando, tra l’altro, i costi sostenuti dalla Guardia Costiera”.
MELONI CONFERMA A TRUMP PIÙ SPESA ITALIANA PER ARMAMENTI, MA BUY AMERICAN…
Ma in realtà anche un altro interrogativo sorge spontaneo: dove saranno destinate queste risorse in più?
Negli ultimi quattro anni in Europa i paesi hanno comprato sempre più armi, principalmente americane. Le importazioni di armi europee sono aumentate del 155% nel quinquennio 2020-24 con l’Ucraina che è diventata il più grande importatore di armi al mondo dopo l’invasione russa del 2022. È quanto emerge nell’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri) pubblicato il mese scorso.
… O BUY EUROPEAN?
Ma la commissione europea sta tentando di deviare questo trend.
In occasione del Consiglio straordinario riunito a Bruxelles il 6 marzo, i Paesi membri dell’Ue hanno dato l’ok al piano sul riarmo europeo (ReArm Europe) illustrato il 4 marzo da Ursula von der Leyen che vorrebbe mobilitare fino a 800 miliardi di euro per la difesa. il piano punta a incentivare gli investimenti e facilitare gli acquisti congiunti tra gli Stati membri allo scopo di rafforzare il settore della difesa europea, spendendo in Europa.
La guerra ha sottolineato la dipendenza dell’Europa dalle armi statunitensi, sebbene l’alleanza transatlantica, fondamento della strategia di sicurezza europea dalla Seconda guerra mondiale, sia sempre più messa in discussione. Gli Stati Uniti hanno fornito oltre il 50% delle importazioni di armi europee dal 2020 al 2024, hanno mostrato i dati del think tank di Stoccolma.
NEL VECCHIO CONTINENTE DOMINANO I BIG DELLA DIFESA A STELLE E STRISCE
Secondo il Sipri, le aziende americane hanno aumentato del 233% la vendita di armi ai Paesi europei, nel periodo dal 2020 al 2024, prosegue il Corriere precisando che “Finora l’egemonia statunitense nel Vecchio continente non è stata messa in discussione”.
“Gli Usa piazzano il 35% del loro export tra gli alleati europei della Nato. La dipendenza militare è evidente a tutti i livelli: militare, strategico, industriale. Trump, però, teme che i piani sulla difesa comune europea possano erodere il business dei big del settore, da Lockheed Martin a Boeing, da Raytheon a General Dynamics, a vantaggio dei concorrenti francesi, tedeschi e italiani”, ha sottolineato il Corriere della sera.
UN QUARTO DELLE IMPORTAZIONI MILITARI ITALIANI PROVIENE DAGLI USA
Arrivando al caso specifico italiano, i numeri parlando chiaro: nel 2024, il valore delle importazioni ammonta a 743,8 milioni di euro, di cui il 24,76% proviene dagli Stati Uniti d’America.
È quanto emerso dalla Relazione annuale del governo al Parlamento “sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento”, presentata lo scorso 24 marzo dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
Come già detto all’inizio, l’anno scorso la Difesa ha deciso di incrementare la flotta italiana di F-35 passando da 90 a 115 velivoli complessivi. Altri 25 caccia dunque per una spesa aggiuntiva di 7 miliardi di euro.
Inoltre, sempre Defense News ha ricordato che il nostro paese sta anche acquistando dagli Stati Uniti aerei Gulfstream.
COSA C’È SCRITTO NELLA DICHIARAZIONE MELONI-TRUMP
Intanto, “Stati Uniti e Italia ribadiscono il loro incrollabile impegno nei confronti della Nato e del principio di sviluppare la loro capacità collettiva e individuale di contribuire agli obiettivi dell’Alleanza. Ci impegniamo pertanto a garantire che la nostra sicurezza e difesa nazionale siano allineate e finanziate per affrontare le sfide di oggi e, soprattutto, i rischi di domani”. Lo si legge nella dichiarazione congiunta diffusa al termine dell’incontro di ieri alla Casa Bianca.
Per quanto riguarda “La nostra cooperazione in materia di difesa”, prosegue la dichiarazione, questa “deve basarsi su una catena di approvvigionamento transatlantica profonda ed estesa. Ci troviamo di fronte a un contesto di sicurezza complesso e siamo pronti ad aumentare ulteriormente la cooperazione in materia di equipaggiamenti e tecnologie per la difesa, inclusa la coproduzione e il co-sviluppo, che rafforzino la capacità industriale di difesa statunitense e italiana e la proteggano dagli avversari stranieri” enuncia la dichiarazione Usa-Italia.
LE PAROLE DI TRUMP E MELONI
Mentre Bruxelles spinge per rafforzare la difesa europea incentivando l’acquisto di più prodotti europei, Roma cosa farà? Si impegnerà a investire ancora in armamenti americani?
La presidente Meloni, definita dalla stampa internazionale la “sussuratrice di Trump in Europa” ha dichiarato ieri: “il mio obiettivo è rendere di nuovo grande l’Occidente”. “E penso che possiamo farcela insieme”.
Da parte sua Trump ha dichiarato di essere sicuro al 100% di un eventuale accordo commerciale con l’Europa. “Certo che ci sarà un accordo commerciale, moltissimo. Lo vogliono davvero. E noi lo faremo. Me lo aspetto pienamente. E sarà un accordo equo”, ha sostenuto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale dopo i colloqui con Meloni. L’accordo equo sarà a prezzo di armi statunitensi?