Il dibattito sul futuro dell’arsenale militare tedesco si sta trasformando in una contesa aperta tra due filosofie opposte. Mentre il parlamento federale si prepara ad autorizzare entro fine anno gli oltre cinquanta programmi di grande portata destinati alle forze armate, emerge una frattura sul modo in cui queste risorse dovrebbero essere impiegate. Da un lato, i sostenitori di equipaggiamenti consolidati difendono la validità di mezzi pesanti e sistemi d’artiglieria; dall’altro, i promotori di tecnologie emergenti avvertono che concentrarsi esclusivamente su soluzioni convenzionali potrebbe lasciare la Germania impreparata di fronte alle guerre moderne.
UN RISCHIO: LA MODERNIZZAZIONE DIFFERITA PER LA DIFESA IN GERMANIA
La lista delle acquisizioni previste comprende blindati Puma supplementari, batterie difensive Iris-T e unità navali di nuova generazione. Tuttavia, la maggior parte di questi strumenti non diventerà operativa prima degli anni Trenta, creando un vuoto temporale preoccupante. Alcuni strateghi militari invocano pertanto il principio della “moltiplicazione delle capacità operative”, una dottrina che mira a massimizzare l’efficacia di organici ridotti e magazzini sottodimensionati attraverso soluzioni tecnologiche rapide da implementare. Sistemi autonomi come velivoli senza pilota rappresentano secondo loro l’incarnazione di questa filosofia, richiedendo investimenti limitati e personale minimo pur garantendo risultati significativi sul campo.
LA MINACCIA DELLA “BOLLA CORAZZATA”
Nel settore della difesa circola un’espressione inquietante: il rischio di una “bolla corazzata”, espressione che sembra piacere molto alla stampa, che l’ha ripresa per enfatizzare il confronto in corso. Questo termine racchiude il timore che l’improvvisa disponibilità di fondi straordinari possa tradursi in acquisti massicci di armamenti tradizionali collaudati ma potenzialmente antiquati al momento della consegna. Nonostante l’orientamento dichiarato verso dispositivi laser, intelligenza artificiale e piattaforme aeree autonome, permangono dubbi sulla velocità effettiva di questa transizione. Gli esperti si interrogano se la Germania stia procedendo con sufficiente determinazione verso modelli bellici del Ventunesimo secolo o se stia semplicemente riempiendo arsenali con tecnologie del passato.
HELSING CONTRO RHEINMETALL: VISIONI CONTRASTANTI
Gundbert Scherf, figura chiave di Helsing – impresa tecnologica fondata nel 2021 e rapidamente ascesa allo status di “unicorno” europeo grazie a finanziamenti consistenti – sostiene che l’esperienza ucraina parli chiaro: l’80-90 percento delle perdite belliche deriva da dispositivi volanti autonomi. In un’intervista all’agenzia di stampa tedesca dpa, Scherf ha denunciato uno squilibrio “drammatico” nell’allocazione delle risorse, stimando che nonostante la retorica conciliante tra mezzi corazzati e tecnologie aeree, la ripartizione effettiva del budget rimanga novantanove a uno in favore delle soluzioni tradizionali. Tale distribuzione, secondo il cofondatore della start-up, ignora completamente sia le lezioni del conflitto in Europa orientale sia le tendenze future. “Dobbiamo riconsiderare se abbiamo dato il giusto peso a entrambi gli aspetti”, ha detto Scherf alla dpa, “la mia impressione è molto chiara: abbiamo bisogno di entrambi i tipi di sistemi, quelli convenzionali e quelli autonomi. Sono i due cuori del riarmo”.
LA VERSIONE DI RHEINMETALL
Armin Papperger, ceo di Rheinmetall – pilastro dell’industria bellica tedesca – respinge categoricamente questa lettura. In un’intervista al quotidiano economico Handelsblatt, ha riaffermato che le operazioni militari contemporanee continuano a dipendere fondamentalmente da corazzati e sistemi missilistici, una realtà che non subirà modifiche sostanziali. Papperger liquida come prive di fondamento le narrative secondo cui i conflitti futuri saranno dominati esclusivamente da sciami di dispositivi autonomi. Una posizione traccia una linea di demarcazione netta con le prospettive avanzate da Helsing, cristallizzando un disaccordo che potrebbe determinare l’efficacia operativa della Bundeswehr nei decenni a venire. E, in tempi più brevi, il confronto parlamentare fra i vari partiti.






