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Perché gli Stati Uniti potrebbero arrivare secondi, dietro la Cina, sulla Luna

Un'udienza di esperti al Senato (tra cui l'ex amministratore della Nasa Jim Bridenstine) ha sollevato dubbi sulla capacità dell'agenzia spaziale statuitense di far atterrare gli astronauti americani sulla Luna prima della Cina. Respinge l'ipotesi che Pechino possa raggiungere il nostro satellite prima di Washington  l'amministratore ad interim della Nasa Sean P. Duffy.Tutti i dettagli

Nella la prima corsa alla Luna del 1969, gli Stati Uniti sono risultati in vantaggio sui rivali, ma ora potrebbero arrivare sul nostro satellite dopo la Cina se il programma Artemis della Nasa dovesse arenarsi.

È l’allarme lanciato dagli esperti – tra cui l’ex amministratore della Nasa Jim Bridenstine – sentiti in audizione presso la Commissione Commercio del Senato lo scorso 3 settembre circa la corsa alla Luna degli Stati Uniti contro la Cina.

Sia la Cina che gli Stati Uniti hanno in programma di inviare esseri umani sulla superficie lunare. Secondo gli esperti ascoltati al Senato americano, gli Usa rischiano seriamente di arrivare secondi stavolta.

Non ci sta l’attuale amministratore facente funzioni della Nasa: “Che mi venga un colpo” se questo sarà l’esito finale della corsa allo spazio del decennio, ha dichiarato ieri il capo ad interim dell’agenzia Sean Duffy.

Tutti i dettagli.

I TIMORI DEGLI ESPERTI AMERICANI

Da una parte c’è la Cina che prevede di far atterrare l’uomo sulla Luna prima del 2030 e ha recentemente testato un nuovo razzo che intende utilizzare nella sua iniziativa di esplorazione lunare umana, in base a quanto riportato dai media statali cinesi. Secondo Wu Weiren, progettista capo del programma cinese di esplorazione lunare, la Stazione Internazionale di Ricerca Lunare (Ilrs), un’iniziativa guidata da Russia e Cina per stabilire una base permanente sulla Luna entro il 2035, si sta sviluppando bene, con 17 paesi e organizzazioni internazionali già iscritti come membri.

Dall’altra parte ci sono gli Usa con il programma Artemis della Nasa, con l’obiettivo di riportare gli astronauti sulla superficie lunare per la prima volta dall’era Apollo. Ad oggi gli Accordi Artemis contano oltre 50 firmatari, compreso il nostro paese, tra i primi otto firmatari nel 2020.

Lo scorso dicembre la Nasa ha ritardato di nuovo il programma Artemis. La missione Artemis 2, la prima con equipaggio che dovrebbe portare quattro astronauti in orbita attorno alla Luna, è stata rinviata da settembre 2025 ad aprile 2026 mentre Artemis 3, il primo allunaggio con equipaggio tramite un versione modificata di Starship, il super mega razzo di SpaceX, è previsto per il 2027, anche se gli analisti spaziali prevedono che tale data possa slittare.

Gli auditi al Senato lo scorso 3 settembre hanno sottolineato che ritardi, incertezza di bilancio o impegni vacillanti potrebbero minare sia l’industria statunitense che le alleanze internazionali, avvertendo che l’incertezza potrebbe spingere partner e fornitori verso le tecnologie cinesi in accelerazione per le missioni lunari, riassume Space.com.

Altri testimoni e senatori hanno espresso preoccupazioni più generali sul fatto che gli Stati Uniti rischiassero di rimanere indietro rispetto alla Cina nei voli spaziali, sia in orbita terrestre bassa che sulla Luna, segnala Spacenews.

COSA SOSTIENE L’EX AMMINISTRATORE DELLA NASA

“Gli Usa stanno tornando sulla Luna, prima di quanto pensiate”. Con queste parole, l’allora numero uno della Nasa, Jim Bridenstine, aveva annunciato nel novembre 2018 le società statunitensi coinvolte nella mission Moon to Mars, il prossimo passo verso lo studio scientifico a lungo termine e l’esplorazione umana della Luna e di Marte.

Ora però Bridenstine non sembra più tanto ottimista: “A meno che qualcosa non cambi, è altamente improbabile che gli Stati Uniti superino i tempi previsti dalla Cina” ha dichiarato l’ex direttore della Nasa in udienza al Senato.

Di fronte la Commissione Commercio, Bridenstine ha affermato che la scelta della Nasa di affidare la missione Starship di SpaceX mette l’agenzia a rischio di rimanere indietro rispetto alla Cina nell’esplorazione lunare. Starship è un veicolo importante per gli Stati Uniti, secondo Bridenstine, ma ha sostenuto che la Nasa ha commesso un errore nel selezionarlo all’inizio del 2021 per il programma Human Landing System (HLS). “È un problema che deve essere risolto e che ci mette a rischio come nazione”.

“Guardate l’architettura che abbiamo sviluppato per far atterrare gli astronauti americani sulla Luna”, ha sottolineato, descrivendola come molto complessa. “È altamente improbabile che atterreremo sulla Luna prima della Cina” ha aggiunto.

COLPA ANCHE DI STARSHIP

Come spiega Spacenews, il problema che ha riscontrato in quell’architettura complessa è Starship, il veicolo di lancio riutilizzabile per carichi pesanti che SpaceX sta sviluppando. Una variante di Starship fungerà da lander per le missioni Artemis 3 e 4. Una missione lunare di Starship richiederà ulteriori lanci di Starship – forse una dozzina o più – di navi cisterna per riempire un deposito di propellente in orbita terrestre bassa che sarà utilizzato per alimentare il lander per la sua missione sulla Luna.

Nel frattempo, nel 2023 la Nasa ha selezionato anche Blue Origin, l’azienda aerospaziale di Jeff Bezos, per un secondo contratto HLS.

I PROGRESSI DI PECHINO

Allo stesso tempo, testimoni hanno sottolineato i recenti progressi della Cina, tra cui un test del sistema di aborto del veicolo con equipaggio a giugno, un lancio statico del razzo Long March 10 ad agosto e una dimostrazione di un lander lunare, come prova di una spinta sistematica verso la superficie lunare, riassume Space.com.

Uno dei vantaggi che la Cina ha sugli Stati Uniti, affermano i testimoni, è la costante uniformità e chiarezza di intenti del suo governo per l’architettura della sua missione lunare. “Il Partito Comunista Cinese sta già implementando una propria strategia integrata per il sistema Terra-Luna”, ha dichiarato l’ex vice comandante dello U.S. Space Command, Tenente Generale John Shaw.

SERIO DI RISCHIO DI “CEDERE LA LUNA ALLA CINA”

“Senza un programma Artemis di successo, rischiamo di cedere la Luna alla Cina”, ha affermato Allen Cutler, presidente e amministratore delegato della Coalition for Deep Space Exploration, un gruppo industriale i cui membri includono molte delle aziende che lavorano ad Artemis, rileva ancora Spacenews. Cutler ha sostenuto che gli Stati Uniti erano indietro rispetto alla Cina nello sviluppo di un lander con equipaggio, citando i recenti test terrestri di un prototipo cinese di lander lunare.

“I paesi che arriveranno per primi stabiliranno le regole del gioco per ciò che possiamo fare sulla Luna”, ha affermato Mike Gold, presidente del dipartimento spaziale civile e internazionale dell’azienda aerospaziale Redwire durante l’udienza. Anche altri testimoni hanno sottolineato questo punto: la nazione che stabilirà per prima una presenza sulla superficie lunare stabilirà le regole di ingaggio per le risorse, la governance e le partnership internazionali sulla Terra.

LA POSIZIONE DELL’AMMINISTRATORE AD INTERIM SEAN DUFFY

Infine, ieri l’amministratore ad interim della NASA, Sean Duffy, ha smentito le previsioni secondo cui la Cina potrebbe superare gli Stati Uniti nello sbarco sulla Luna, definendo improbabile un simile scenario.

Duffy, che è anche Segretario dei Trasporti degli Stati Uniti, ha rilasciato queste dichiarazioni durante un discorso ai dipendenti della Nasa giovedì, insieme al neo-nominato amministratore associato dell’agenzia, Amit Kshatriya, secondo una registrazione audio ottenuta da Bloomberg.

“La Nasa non batterà la Cina sulla Luna: questa è la testimonianza di ieri. È stata una vera e propria macchia su tutta la NASA”, ha dichiarato Duffy. Il capo ad interim dell’agenzia spaziale americana ha poi proseguito: “Batteremo i cinesi sulla Luna. Faremo in modo di farlo in sicurezza. Lo faremo velocemente. Lo faremo bene”.

Tuttavia, più avanti nella riunione, come riporta Bloomberg, Duffy ha ammesso che la Nasa a volte “può lasciare che la sicurezza sia nemica del progresso” e che l’agenzia deve essere in grado di “fare qualche passo avanti”.

Dunque il rischio per Washington non è soltanto di arrivare secondi sulla Luna, ma di perdere la capacità di definire gli standard di governance e sfruttamento delle risorse lunari. Non è solo una corsa alla Luna, ma per la leadership stessa nello spazio. E questa volta, per gli Stati Uniti, non c’è alcuna garanzia di vittoria.

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