Skip to content

musk dragon università

Musk ammicca all’Italia, con la navicella Dragon sosterrà le università italiane

Attraverso la navicella spaziale Dragon, SpaceX ha lanciato nello spazio progetti di ricercatori italiani, supportando gli atenei Tor Vergata, Trieste e La Sapienza. Ulteriore prova che quella tra l'Italia e l'azienda aerospaziale di Elon Musk è una collaborazione in crescita? Intanto a Pavia...

SpaceX apre la via alla scienza italiana in orbita

Con le missioni Dragon, SpaceX affianca oggi alcuni dei più importanti atenei italiani, sostenendo progetti scientifici che spaziano dall’oncologia alla salute degli anziani fino alla fertilità. Un connubio tra industria spaziale e ricerca accademica che rafforza il ruolo dell’Italia nella sperimentazione in orbita bassa.

Il veicolo Dragon, capace di trasportare tonnellate di carico verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) riducendo drasticamente i costi di lancio, è ormai un laboratorio orbitante per la scienza mondiale. A beneficiarne sono anche le università italiane, grazie a un programma che permette di inviare esperimenti di frontiera nello spazio, con ricadute dirette sulla vita sulla Terra.

Elon Musk, con la sua visione imprenditoriale e tecnologica, continua così ad ammiccare all’Italia. Lo scorso agosto l’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha firmato un accordo “primo nel suo genere” con SpaceX per portare esperimenti italiani su Marte grazie al megarazzo Starship. Inoltre, l’accordo con l’Asi segna la prima collaborazione di questo tipo tra le due organizzazioni.

Eppure, un altro potenziale accordo da 1,5 miliardi tra l’azienda di Musk e il nostro paese riguardo un altro servizio di SpaceX – Starlink, il servizio di Internet satellitare della società di Elon Musk, per le comunicazioni governative sicure – resta al momento congelato.

Tutti i dettagli.

LE UNIVERSITÀ ITALIANE IN ORBITA CON SPACEX

Il patron di SpaceX supporterà quindi la ricerca scientifica e le università italiane, grazie al programma spaziale Dragon. Tre gli atenei già coinvolti: Tor Vergata, Trieste e La Sapienza.

I PROGETTI SCIENTIFICI

Dall’Università di Roma Tor Vergata proviene il progetto LIDAL (Light Ion Detector for ALTEA), studia le radiazioni cosmiche e ha già contribuito a ridurre del 25% i rischi di esposizione per gli astronauti. Le stesse tecnologie trovano applicazione anche nella radioterapia oncologica, migliorando la sicurezza dei trattamenti in molte cliniche italiane.

L’Università di Trieste, insieme all’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), firma NutrISS (Nutritional Monitoring for ISS), un programma che ottimizza la nutrizione degli astronauti aumentando la forza muscolare fino al 15%. I risultati potrebbero tradursi in protocolli alimentari a beneficio della popolazione anziana, con un impatto potenzialmente significativo sulla sanità pubblica.

L’Università di Roma La Sapienza porta nello spazio OVOSPACE, studio dedicato all’invecchiamento delle cellule ovariche. I biomarcatori individuati in orbita potrebbero migliorare del 10-20% l’efficacia dei trattamenti di fertilità.

IL CASO DELL’ATENEO DI PAVIA

L’Università degli Studi di Pavia ha diramato una nota ufficiale per smentire il coinvolgimento dell’ateneo nel progetto di ricerca denominato “Ovospace” e la ricezione di finanziamenti da parte di Elon Musk o enti a lui collegati, dopo una prima nota per la stampa diramata dall’azienda.

Secondo quanto riportato dall’Area Ricerca e Terza Missione dell’Università, “allo stato attuale, non risulta alcun progetto denominato ‘Ovospace’ presentato o finanziato nell’ambito di bandi competitivi nazionali o internazionali, né risulta alcuna forma di finanziamento riconducibile al sig. Elon Musk o a enti a lui collegati”.

I NUMERI DI DRAGON

Come ricorda la nota stampa di SpaceX, dal 2012 Dragon ha completato oltre 40 missioni verso la ISS, con 4-6 voli all’anno e un tasso di successo del 100%. Ogni anno consegna in orbita tra 100 e 150 esperimenti: numeri che fanno del programma di Musk una delle piattaforme scientifiche più dinamiche al mondo.

Grazie a queste missioni, anche i ricercatori italiani accedono a un’infrastruttura che fino a pochi anni fa era appannaggio delle sole agenzie spaziali nazionali.

ITALIA E SPACEX, UNA COLLABORAZIONE DESTINATA A CRESCERE

Il legame con l’Italia non si ferma qui. A fine agosto, è stato firmato un accordo bilaterale che permetterà agli scienziati italiani di utilizzare i vettori SpaceX anche per esperimenti legati alle future missioni su Marte.

Nello specifico, spiegava il presidente dell’Asi Teodoro Valente, “I carichi utili  includeranno, tra gli altri, un esperimento sulla crescita delle piante, una stazione di monitoraggio meteorologico e un sensore di radiazioni”. Secondo il presidente Valente, “L’obiettivo è quello di raccogliere dati scientifici durante la fase di volo interplanetario di circa sei mesi che la Starship effettuerà dalla Terra a Marte e successivamente verso la superficie marziana”. Da parte sua Gwynne Shotwell, Presidente e Coo di SpaceX, aveva specificato che si tratta del primo accordo del genere per l’azienda statunitense.

Se da una parte la collaborazione tra il nostro paese e l’azienda aerospaziale di Musk si rafforza, dall’altra sembra ferma la discussione sull’eventuale accordo con SpaceX su Starlink per le comunicazioni sicure dell’Italia. Se per l’accesso allo spazio, l’Italia si appoggia volentieri ai mezzi di SpaceX, per le comunicazioni satellitari sembra voler provare a far da sè. Ricordiamo infatti che il 26 dicembre 2024 il Comitato interministeriale per le Politiche relative allo Spazio e alla Ricerca Aerospaziale (Comint), presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha incaricato l’Asi di elaborare uno studio per definire un livello di ambizione realistico, i costi e il percorso per la realizzazione di una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa.

Torna su