Ha iniziato il suo viaggio Hera verso Dimorphos nella prima missione europea di difesa planetaria.
Il lancio di Hera è avvenuto il 7 ottobre dalla rampa SLC-40 di Cape Canaveral utilizzando un vettore Falcon 9 della società americana SpaceX. Il Falcon 9 ha lanciato con successo la missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in un ritorno parziale al volo per il razzo mentre la revisione è ancora in corso. La scorsa settimana, il Falcon 9 è stato messo a terra dalla Federal Aviation Administration (Faa) degli Stati Uniti per la terza volta in tre mesi dopo aver subito un malfunzionamento dello stadio superiore durante la caduta sulla Terra.
Tornando alla missione dell’Esa, Hera fa seguito alla missione Dart (Double Asteroid Redirection Test) della Nasa che nel settembre del 2022 aveva impattato, deviandone l’orbita, contro Dimorphos, la piccola luna orbitante di un sistema di asteroidi binari noto come Didymos. Hera verificherà la deviazione causata dall’impatto della sonda Dart, immortalato dal satellite italiano Liciacube, realizzato da Argotec.
La missione dell’Esa cercherà quindi la prova definitiva del sistema di difesa planetario da attuare qualora la Terra dovesse essere in pericolo di collisione con un asteroide.
Tutti i dettagli.
L’OBIETTIVO DELLA MISSIONE HERA
Prende il nome dalla dea greca del matrimonio, delle donne e della famiglia, Hera riferirà sullo stato di Dimorphos, un asteroide largo 150 metri che orbita attorno a un corpo madre più grande, largo 780 metri, chiamato Didymos. Nel settembre 2022, la sonda Dart della Nasa si è schiantata contro Dimorphos a 14.000 miglia orarie, scagliando milioni di tonnellate di roccia nello spazio e alterando l’orbita dell’asteroide.
Come primo test delle difese planetarie della Terra, la missione Dart è stata dichiarata un successo. Ma gli scienziati hanno bisogno di maggiori informazioni sull’impatto e su Dimorphos stesso per garantire che le lezioni apprese possano essere utilizzate per deviare asteroidi di diverse dimensioni e strutture che un giorno potrebbero minacciare la Terra.
“Con Hera, è come un detective che torna sulla scena di un crimine”, ha affermato Patrick Michel, investigatore principale della missione, durante un briefing del 6 ottobre.
Né Dimorphos né Didymos rappresentano un pericolo per la Terra. Tuttavia, il sistema di asteroidi doppi era un bersaglio perfetto per testare la tecnologia di deviazione perché le dimensioni di Dimorphos sono paragonabili agli asteroidi che potrebbero minacciare la Terra, evidenzia il Guardian.
LA TABELLA DI MARCIA
La navicella spaziale Hera da 1.081 chilogrammi volerà su Marte a marzo 2025 prima di arrivare a Didymos e Dimorphos alla fine del 2026. Hera studierà Didymos e Dimorphos utilizzando 12 strumenti in diverse fasi, avvicinandosi gradualmente agli asteroidi.
La sonda rilascerà anche due cubesats per eseguire osservazioni ravvicinate di supporto. Uno dei due, chiamato Milani, realizzato in Italia dalla Tayvak, effettuerà osservazioni multispettrali di superficie, mentre l’altro, Juventas, effettuerà per la prima volta rilevamenti radar dell’interno di un asteroide. Lo studio della polvere attorno a Didymos è fondamentale per capire la coesione di questi corpi celesti nell’ottica di poterli deviare da orbite potenzialmente pericolose.
IL VALORE
Hera è costata 363 milioni di euro e ha richiesto un approccio di sviluppo rapido, hanno affermato i funzionari del progetto, con i finanziamenti per la missione approvati solo alla fine del 2019, ricorda Spacenews.
ITALIA A BORDO
“La strategia della caccia agli asteroidi potenzialmente pericolosi si rafforza con questo importante contributo dell’Europa, con l’Italia e l’Asi in prima linea, verso il consolidamento della tecnica scelta per essere utilizzata nel caso in cui dovesse essere rilevato un corpo minore in rotta di collisione con il nostro Pianeta. La partecipazione italiana alla missione è frutto, ancora una volta, di una collaborazione virtuosa tra scienza e tecnologia che fa confermare il nostro Paese ai vertici in questo campo e che fornirà all’Europa una capacità elevata che le permetterà di essere al passo in ambito internazionale” ha commentato Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana.
COSA HA FATTO L’INAF PER LA SONDA
Sulla sonda l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) è responsabile dello strumento Vista (Volatile In Situ Thermogravimeter Analyser), un sensore per l’analisi dell’ambiente di polveri del sistema Didymos-Dimorphos a bordo di Milani. Oltre alle attività su Vista, Inaf collabora attivamente con altri due strumenti a bordo della missione: lo spettrometro Aspect e la termocamera a infrarossi TIRI.
IL CONTRIBUTO DI THALES ALENIA SPACE E LEONARDO
Per la parte industriale inoltre la Thales Alenia Space ha realizzato importanti equipaggiamenti, tra cui il transponder nello spazio profondo, costruito in Italia negli stabilimenti di Roma e L’ Aquila che consentirà una solida comunicazione con la stazione di terra. Anche Leonardo ha dato il suo apporto fornendo i pannelli fotovoltaici che alimenteranno la sonda. Realizzati nello stabilimento di Nerviano, sono composti da due ali con tre pannelli ciascuna per un totale di circa 14 metri quadrati e oltre 1.600 celle, ognuna grande quasi il doppio di una carta di credito.
IL RUOLO DI OHB ITALIA, AVIO E TSD SPACE
Infine OHB-Italia è coinvolta nella realizzazione di importanti sistemi di bordo quali il sistema di potenza elettrica, mentre la propulsione è stata assegnata ad Avio. TSD Space, una PMI con sede a Napoli, ha infine realizzato la Spacecraft Monitoring Camera (SMC) di Hera.