L’Europa compra armi Usa per l’Ucraina, l’Italia resta alla finestra (per ora).
Sei paesi membri della Nato (cinque europei più il Canada) hanno già finanziato quattro pacchetti di supporto alla difesa per l’Ucraina, per un valore complessivo di oltre 2 miliardi di dollari, nell’ambito dell’iniziativa Purl (Prioritized Ukraine Requirements List). Il meccanismo è previsto dall’accordo stretto durante un bilaterale alla Casa Bianca lo scorso luglio tra il presidente Usa Trump e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che prevede la vendita di armamenti e sistemi di difesa – tra cui gli agognati Patriot – ai Paesi dell’alleanza, i quali li acquisteranno per poi consegnarli all’Ucraina, impegnata a difendersi dall’aggressione russa.
Kyiv punta a garantire ulteriori risorse a ottobre, con l’obiettivo di arrivare a 1 miliardo di dollari al mese da destinare al programma Purl. E stavolta potrebbe salire a bordo anche il nostro paese. Ieri la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha lasciato i lavori del vertice delle Comunità politiche europee di Copenaghen per rientrare a Roma, ma prima della partenza ha avuto un colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il leader ucraino ha ringraziato Meloni “per il sostegno incondizionato” spiegando che i due hanno “discusso di droni, garanzie di sicurezza e contatti con Trump”.
Tutti i dettagli.
L’INIZIATIVA PURL
Come dettaglia un comunicato del governo di Kyiv, il primo pacchetto di armi, da 578 milioni di dollari, è stato finanziato dai Paesi Bassi; il secondo, da 495 milioni, da Danimarca, Norvegia e Svezia; il terzo, da 500 milioni, dalla Germania. Il quarto, anch’esso da 500 milioni, è stato annunciato dal Canada. Le consegne dei primi due pacchetti sono iniziate già a metà settembre, mentre Washington ha definito insieme a Ottawa e Berlino la composizione dei lotti successivi.
Nel frattempo, gli Stati Uniti coordinano con Kiev il quinto e il sesto pacchetto, mentre sono già in lavorazione i successivi dal settimo al decimo. Lituania, Lettonia, Estonia, Lussemburgo, Belgio e Islanda hanno manifestato la disponibilità a contribuire al quinto pacchetto.
IL RIDOTTO COINVOLGIMENTO DIRETTO USA
Dopo il ridimensionamento del ruolo diretto di Washington nella protezione dell’Ucraina, il Pentagono e le industrie Usa hanno strutturato questo schema, trasferendo agli europei una parte significativa del peso finanziario.
In questo modo si accolgono le richieste di Trump agli alleati europei di “alzare il carico finanziario” a sostegno della resistenza ucraina.
LE ARMI AMERICANE CHE SI È COSÌ ASSICURATA L’UCRAINA
“L’iniziativa sta funzionando, fornendo un’assistenza molto attiva: è il meccanismo che ci consente di acquistare armi americane con i fondi dei partner Nato. Tra questi rientrano missili per i Patriot e per gli Himars”, ha dichiarato Zelensky.
Il Patriot (Phased Array Tracking Radar to Intercept on Target) è il sistema di difesa terra-aria a lunga gittata prodotto dalla statunitense Raytheon Technologies. Si tratta di un intercettore missilistico mobile con base a terra, schierato per rilevare, tracciare e ingaggiare velivoli senza pilota, missili da crociera e missili balistici tattici e a corto raggio. L’Himars è un lanciarazzi mobile sviluppato dal colosso americano Lockheed Martin. Il sistema può colpire bersagli da 80 a oltre 300 km di distanza, a seconda del tipo di razzo con cui è equipaggiato.
IL DILEMMA ITALIANO
L’Italia, al momento, sembra rimasta a guardare. Roma infatti non ha ancora preso impegni concreti, ma negli ambienti diplomatici non è un segreto che una richiesta formale sia già arrivata dal governo ucraino.
Finora l’Italia ha contribuito con forniture eterogenee: dai sistemi avanzati come il Samp-T a carri armati datati, comunque utili all’esercito ucraino. Il sistema di difesa antiaerea franco-italiano è sviluppato dal consorzio italo-francese Eurosam (costituto dalle società Mbda Italia, Mbda Francia e Thales), uno dei fulcri della difesa aerea dell’Ucraina, diventato fondamentale per intercettare i missili e i droni lanciati da Mosca. Ma rispetto ai partner europei, il peso di Roma appare inferiore, soprattutto in termini di sistemi ad alta tecnologia come i missili Patriot.
Secondo fonti qualificate, il governo sta valutando l’opportunità di aderire, almeno in quota parte, a uno dei prossimi pacchetti da 500 milioni, segnala oggi il Corriere Della Sera.
LA FIDUCIA DI ZELENSKY
“Ho avuto una proficua conversazione con la premier Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dei potenziali rischi e minacce provenienti dalla Russia alla luce delle recenti violazioni dello spazio aereo europeo e delle modalità di risposta alle sfide comuni. Siamo pronti a condividere la nostra esperienza in materia.” Ha scritto ieri su X il presidente ucraino. “Abbiamo anche discusso delle garanzie di sicurezza, dei preparativi per la prossima riunione della Coalizione dei Volenterosi e dei contatti con il presidente Trump. Ringrazio l’Italia per il suo incondizionato sostegno all’Ucraina”.