Svolta di Parigi all’accesso di società extra Ue ai fondi della difesa di Bruxelles.
La Francia ha abbandonato la sua opposizione all’accesso di società extra-Ue ai fondi del nuovo Piano europeo di investimenti per la difesa (Edip). Lo riporta il Financial Times online. Secondo fonti vicine al dossier, Parigi sostiene una proposta che consentirebbe di spendere fino al 35% delle risorse stanziate con il bilancio europeo in prodotti per la difesa provenienti dall’esterno dell’Ue a patto che i programmi utilizzino almeno il 65% di componenti europei.
Lo scorso febbraio Bruxelles ha proposto l’istituzione di un nuovo programma europeo per l’industria della difesa (Edip) volto a incrementare la produzione di armi e aumentare la collaborazione tra i produttori. Per sostenere l’Edip, l’Ue investirà 1,5 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027. Ma per entrare in vigore, l’Edip deve essere approvato sia dalle 27 capitali dell’Ue che dal Parlamento europeo, ricorda il Ft.
Finora Parigi si era opposta a consentire alle aziende del settore della difesa di Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Turchia di partecipare all’Edip, sostenendo che lo strumento dovesse promuovere solo le aziende nazionali nel quadro dell'”autonomia strategica” europea.
Tutti i dettagli.
COS’È L’EDIP
Dal febbraio 2022 al giugno 2023, gli stati membri dell’Ue hanno speso più di 100 miliardi di euro in acquisizioni nel settore della difesa, quasi l’80% è stato speso al di fuori dell’Ue, con i soli Stati Uniti che rappresentano oltre il 60% aveva ricordato lo scorso marzo la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager sottolineando che “spendere quel tipo di risorse al di fuori del blocco non è più sostenibile”.
Lo scorso marzo la Commissione europea ha presentato quindi i piani per rilanciare l’industria degli armamenti del Vecchio continente, sostenendo che la guerra della Russia in Ucraina ha dimostrato che i paesi membri dovrebbero aumentare gli acquisti congiunti di armi e, soprattutto, destinare i budget alla difesa alle aziende europee.
Ai giornalisti Vestager ha anche riconosciuto che 1,5 miliardi di euro “non sono molti soldi quando si tratta dell’industria della difesa”, ma ha affermato che potrebbero comunque creare incentivi per convincere i 27 governi nazionali dell’Ue – che hanno responsabilità per la difesa – a lavorare insieme.
Il progetto è destinato solo a un fondo di 1,5 miliardi di euro nell’ambito dell’attuale bilancio dell’Ue fino al 2027, ma molte capitali stanno spingendo affinché cresca in modo significativo in futuro, rileva il Ft.
L’OBIETTIVO
I funzionari affermano anche che le sue regole di spesa fornirebbero probabilmente un quadro a lungo termine per simili iniziative di difesa dell’Ue.
LA PROPOSTA PER L’ACCESSO DELLE SOCIETÀ EXTRA UE AI FONDI PER LA DIFESA
La Francia avrebbe cambiato posizione questo mese, hanno raccontato dei funzionari al Ft, aggiungendo che sarebbe stato difficile per Bruxelles fare pressione su Donald Trump perché non riduca il sostegno militare americano all’Ue e tenere fuori, allo stesso tempo, le società americane dallo sviluppo di un’industria della difesa europeo. La proposta 65%/35%, elaborata dalla presidenza di turno ungherese dell’Ue, ha raccolto i contributi di Italia, Francia, Germania e Spagna, rileva il Financial TImes.
L’ultima proposta consentirebbe di spendere fino al 35% degli incentivi in denaro finanziati dal bilancio UE per prodotti di difesa provenienti da fuori dal blocco.
Politico sottolinea che la proposta della presidenza ungherese suggerisce che per ottenere denaro dall’Ue, “il costo dei componenti provenienti dall’Unione o dai paesi associati non deve essere inferiore al 65% del valore stimato del prodotto finale”.
La proposta include anche una clausola che vieta la partecipazione di paesi ritenuti “contrari” alla sicurezza del blocco e al principio di “buone relazioni”, aggiunge il quotidiano finanziario britannico.
IL DIETROFRONT FRANCESE
Dunque Parigi ha abbandonato la sua opposizione alle aziende extra-Ue che accedono agli incentivi finanziari finanziati dal blocco dei ventisette per l’industria della difesa europea.
Come riporta il Ft, il cambio di passo arriva dopo un anno di opposizione da parte di Parigi al consentire alle aziende di difesa di paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Turchia di partecipare al proposto Piano europeo di investimenti per la difesa (Edip) dell’Ue, sulla base del fatto che dovrebbe promuovere solo le aziende nazionali nel contesto di una spinta per “l’autonomia strategica” europea.
Paesi come la Svezia che hanno forti legami con l’industria della difesa del Regno Unito si erano opposti alla precedente posizione della Francia, sostenendo che avrebbe potuto escludere i loro appaltatori della difesa che avevano azionisti britannici o facevano affidamento su componenti di provenienza britannica, aggiunge il quotidiano britannico.
LA POSIZIONE DELLE AZIENDE EUROPEE
La proposta è in linea con quanto sostenuto dalla maggior parte degli appaltatori della difesa europei, come Mbda, Saab e Airbus, rileva ancora Politico. Tuttavia, secondo la testata, le aziende francesi tra cui Dassault, Thales e Naval Group volevano che i criteri di ammissibilità includessero un minimo dell’80% di componenti Ue.
I PROSSIMI STEP
Nelle prossime settimane si svolgeranno i negoziati sull’iniziativa che dovrebbe essere presentata al Parlamento europeo all’inizio del 2025. La Francia, secondo un alto funzionario citato dal Ft, considera la proposta “una buona base” per un compromesso.
Come già detto, i fondi per la difesa sarebbero erogati soltanto una volta approvati sia dal Consiglio che dal Parlamento Ue.