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Ecco come la Germania si riarmerà dopo l’accordo Nato: fini e problemi

A seguito del vertice Nato dell'Aia, il punto sulla profonda trasformazione militare che la Germania sta affrontando: nonostante gli ingenti finanziamenti stanziati, Berlino si scontra con carenze operative, problemi di approvvigionamento, e sfide nel reclutamento e nelle infrastrutture, complicati da una cultura pacifista diffusa.

L’Europa si prepara a vivere una trasformazione militare senza precedenti dai tempi della Guerra fredda. Con la decisione dell’Alleanza Atlantica di destinare il 5% del prodotto interno lordo nazionale dei paesi membri alla difesa, la Germania si trova più di altri paesi di fronte a una svolta epocale che richiama, per dimensioni e portata, il riarmo della Germania Occidentale del 1955. Una metamorfosi che coinvolgerà non solo le strutture militari, ma l’intera concezione strategica della Bundeswehr, chiamata ad abbandonare definitivamente il ruolo di forza puramente difensiva per trasformarsi in uno strumento di deterrenza e proiezione di potenza sul fianco orientale europeo.

I NUOVI COMPITI STRATEGICI PER LA GERMANIA

L’accelerazione del processo di rinnovamento militare tedesco affonda le radici nella revisione strategica che la Nato ha intrapreso dopo l’aggressione russa all’Ucraina del 2022 e nello storico discorso sulla Zeitenwende, la svolta epocale, pronunciato dall’ex cancelliere Olaf Scholz nel Bundestag il 27 febbraio 2022. Il concetto strategico dell’Alleanza, aggiornato proprio in quell’anno cruciale, identifica esplicitamente la Federazione Russa come “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e stabilità nell’area euro-atlantica”. Questa valutazione, che di fatto non è stata messa in discussione neppure dalla nuova amministrazione Trump come dimostrato nell’ultimo vertice dell’Aia, ha portato a una completa rielaborazione dei piani di impiego delle forze armate europee, con l’elaborazione di nuovi scenari operativi che non escludono più il conflitto armato sul continente.

I ministri della difesa, riunitisi di recente a Bruxelles, hanno definito gli obiettivi che dovranno essere raggiunti nell’arco di un decennio. Per la Germania – spiega ARD – questo significa costituire tre divisioni da combattimento terrestri, ciascuna composta da quattro brigate, includendo quella destinata al dispiegamento in Lituania. A queste si aggiungono consistenti contingenti di truppe a livello di corpo d’armata, mentre la marina ha già assunto il comando delle operazioni Nato nel Mar Baltico e l’aeronautica militare dovrà essere pronta a impegnare quasi l’intera flotta di velivoli da combattimento in caso di conflitto.

UN PIANO DA 25 MILIARDI PER RIFORNIRE L’ESERCITO

Secondo quanto riportato da Bloomberg, il governo tedesco sta valutando in questi giorni un imponente piano di acquisti nel settore della difesa del valore di 25 miliardi di euro per fornire migliaia di veicoli da combattimento alla struttura militare in espansione della Nato. Citando fonti anonime ma informate della questione, l’agenzia statunitense riferisce che Berlino starebbe considerando l’acquisto di fino a 2.500 veicoli blindati GTK Boxer e fino a 1.000 carri armati Leopard 2. L’obiettivo è equipaggiare fino a sette nuove brigate che la Germania si è impegnata a costituire nell’ambito dei piani di rafforzamento delle forze dell’Alleanza per il prossimo decennio.

I Leopard 2, già forniti all’Ucraina e testati in combattimento, sono prodotti da Knds Deutschland e Rheinmetall, mentre i veicoli Boxer sono costruiti da Artec, una joint venture tra le stesse aziende.

Le trattative sul prezzo finale e sulle quantità sono ancora in corso: il costo complessivo potrebbe scendere sotto la soglia dei 25 miliardi a seconda dei tempi di approvvigionamento e delle clausole contrattuali, scrive ancora Bloomberg, che conclude: il ministro della Difesa Boris Pistorius e alti funzionari della Bundeswehr stanno attualmente esaminando il piano, che dovrebbe essere sottoposto al vaglio del Parlamento entro la fine dell’anno.

LA FORBICE TRA AMBIZIONI E REALTÀ OPERATIVA

Nonostante l’ambizione dei nuovi piani, la situazione attuale della Bundeswehr rivela un preoccupante divario tra gli obiettivi dichiarati e le capacità effettive, obietta però ARD. Quattro anni dopo l’impegno assunto con la Nato di mettere a disposizione dieci brigate completamente equipaggiate, la Germania non è ancora riuscita a costituire nemmeno una singola unità pienamente operativa. La brigata corazzata 45, destinata alla Lituania e recentemente istituita, risulta ancora carente sia in termini di personale che di equipaggiamenti.

La verità è che alle solenni parole di Scholz al Bundestag non sono poi seguiti fatti concreti rilevanti. La carenza operativa è stata solo in parte recuperata con il cambio di guardia al ministero della Difesa, voluto dallo stesso Scholz, che sollevò dall’incarico l’incerta Christine Lambrecht sostituendola con il più dinamico Pistorius, ora confermato al suo posto da Friedrich Merz.

E la situazione diventa ancora più complessa quando si considera il ruolo che la Germania dovrà assumere nei corpi d’armata multinazionali. L’Alleanza prevede lo schieramento di un corpo d’armata lungo tutto il fianco orientale, dalla Finlandia al Mar Nero, e l’esercito tedesco parteciperà a tre dei dieci corpi previsti. Il contributo principale riguarda il corpo tedesco-olandese con sede a Münster e il corpo multinazionale nord-orientale di Stettino (in Polonia, sul Baltico), per i quali Berlino dovrà fornire una quota considerevole delle truppe, stimata in circa 12.500 soldati aggiuntivi.

LE SFIDE DELL’INDUSTRIA BELLICA E DEGLI APPROVVIGIONAMENTI

La riorganizzazione militare tedesca si scontra con significative limitazioni nell’ambito industriale e degli approvvigionamenti. L’invio di materiale bellico all’Ucraina ha ulteriormente impoverito le scorte della Bundeswehr, che ha dovuto cedere carri armati Leopard, veicoli blindati, obici d’artiglieria e munizioni senza che questi siano stati ancora sostituiti. La situazione è particolarmente critica per la prima divisione corazzata, che ha dovuto trasferire gran parte del proprio equipaggiamento alla decima divisione per garantire l’operatività della brigata lituana.

Il problema degli approvvigionamenti si estende anche alla dipendenza da fornitori esteri e alle limitazioni della base industriale nazionale. Sistemi fondamentali come i carri armati Leopard e gli obici semoventi Panzerhaubitze 2000 sono prodotti dalla Knds, che detiene una posizione quasi monopolistica nel settore. Anche per altri sistemi d’arma cruciali, come i caccia F-35 americani o i sistemi di difesa aerea Arrow israeliani, la Germania dipende da catene di fornitura internazionali che potrebbero risultare vulnerabili in caso di crisi.

PERSONALE E INFRASTRUTTURE

La trasformazione della Bundeswehr richiede inoltre un massiccio incremento degli effettivi. Secondo il ministro della Difesa Boris Pistorius, per adempiere agli impegni Nato saranno necessari fino a 460.000 soldati, inclusi riservisti e 60.000 elementi di rimpiazzo per compensare le perdite operative. Attualmente, la Bundeswehr conta 180.000 soldati in servizio attivo, una cifra di tutta evidenza drammaticamente insufficiente rispetto alle nuove esigenze.

Il reclutamento su base volontaria ha ormai raggiunto i suoi limiti: è frenato dal cambiamento demografico, dalla scarsa attrattiva della professione militare e da altri fattori strutturali. Questo ha riaperto il dibattito sulla reintroduzione di una qualche forma di servizio militare obbligatorio, seguendo modelli come quello svedese del “servizio militare volontario” o tornando alla coscrizione tradizionale. Per pressioni dei socialdemocratici, molto probabilmente il governo si orienterà in una prima fase sul modello volontario. Ma Pistorius, che all’interno dell’Spd si colloca fra i pragmatici moderati, intende lasciare aperta la porta normativa per un futuro passaggio a forme obbligatorie. Su questo spinge anche il partner di governo della Cdu.

Parallelamente, si pone il problema delle infrastrutture. Negli ultimi decenni, numerose caserme e depositi sono stati chiusi, venduti o lasciati deteriorare. La costruzione di nuove strutture militari richiede attualmente fino a dieci anni, un arco temporale incompatibile con l’urgenza della situazione. Il governo federale sta quindi elaborando normative per semplificare le procedure di pianificazione e accelerare la realizzazione di caserme e depositi, anche a costo di deroghe alle normative ambientali.

La sfida che attende la Germania nei prossimi anni non si limita più solo a una semplice modernizzazione dell’apparato militare, ma richiede un vero e proprio cambiamento sistemico per ridefinire il ruolo delle forze armate tedesche nel contesto della sicurezza europea. E il governo dovrà farlo con un alleato (l’Spd) che mantiene il piede sul freno e con un’opinione pubblica forgiata da decenni di ideologia pacifista che affonda le sue radici nei traumi del nazionalsocialismo e della seconda guerra mondiale.

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