Gli investimenti e le tecnologie delle aziende sono la vera arma in più della Difesa europea e nazionale.
La recente escalation in Medio Oriente ha riacceso un focolaio mai spento, mentre alle porte dell’Europa il conflitto tra Russia e Ucraina non accenna a placarsi. Al tempo stesso, la rielezione di Trump potrebbe aumentare il disimpegno gli Stati Uniti rispetto alle questioni mediterranee. Un trend comparso già con l’attuale amministrazione Biden che rischia di far perdere all’Occidente il suo campione.
In questo scenario in continuo mutamento il comparto della Difesa svolge un ruolo ancora più determinante.
Sono alcuni dei temi emersi nel corso di “Difesa e sicurezza: vecchie sfide e nuove tecnologie”, il webinar di Start Magazine e ICINN che ha riunito esperti, parlamentari ed accademici per affrontare i temi della strategia industriale, della difesa dell’Ue e della collaborazione tra settore pubblico e privato. Chi c’era e cosa si è detto.
TECNOLOGIE E SINERGIE
Le nuove tecnologie possono aprire molte porte in futuro, se saranno valorizzate. In particolare, saranno le soluzioni commerciali a fare la differenza nel futuro di Difesa e Sicurezza. Si ribalta quindi la prospettiva rispetto al passato, quando era la Difesa a sviluppare tecnologie poi imitate dall’industria. In questa sfida il budget della Difesa e le sinergie tra pubblico e privato giocheranno un ruolo fondamentale.
“Viviamo in un’epoca complessa, in un mondo governato dai dati e caratterizzato da un contesto di conflitti ibridi per lo più operati attraverso proxy e dove le interconnessioni globali permettono il superamento dei confini geografici fisici tradizionali. Un’epoca innovativa, di grandi opportunità derivanti dalle nuove tecnologie che dobbiamo valorizzare”, ha detto il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, riportando l’esempio di Palo Alto, negli Stati Uniti. “Con un budget della difesa molto cospicua, intorno agli 800 miliardi, fanno tesoro dell’esperienza, della compartecipazione tra pubblico e privato ma soprattutto delle tecnologie commerciali”.
“Negli ultimi anni l’Italia ha fatto enormi sforzi, il Polo nazionale della dimensione subacquea ne è un esempio. Ma quello che c’è ancora da fare è continuare a lavorare per rafforzare la compartecipazione tra mondo civile e militare, pubblico e privato. Sono proprio questi i presupposti per affrontare le sfide del futuro. Se una volta era la dimensione della difesa a farsi portatrice di innovazione, oggi le tecnologie commerciali e quindi le aziende che non hanno necessariamente un’affinità con la difesa, producono delle tecnologie che possono avere impatto anche in ambito difesa e sicurezza. Per affrontare le sfide attuali e future dobbiamo fare sistema”, ha aggiunto il sottosegretario.
LE IMPLICAZIONI DELLA GUERRA IN UCRAINA
Prima la guerra in corso in Ucraina, poi le recenti escalation in Medio Oriente che hanno coinvolto Israele, Gaza, il Mar Rosso e l’Iran, ci costringono a ragionare sulle implicazioni strategiche di questi conflitti e anche sulle scelte da adottare.
L’Unione europea ha aumentato la produzione bellica, ma non è riuscita a fornire all’Ucraina le munizioni promesse. “L’aggressione russa dell’Ucraina ha colto tutti impreparati. L’iniziativa europea complementare a quella americana riguarda un tema di tempi, di riconfigurazione dell’apparato industriale, di disponibilità di slack capacity, cioè di linee di produzione che possono essere attivate, che non sempre c’erano e ci sono, e questo riguarda tanto il continente europeo quanto gli Stati Uniti, e poi qualora ci siano di avere le competenze, il personale e anche la supply chain, soprattuto sul 155mm di avere la componentistica del detonante da inserire all’interno del munizionamento che non era sul mercato”, ha spiegato Emmanuele Panero, Responsabile Desk Difesa e sicurezza del Cesi
“Quindi più che altro questo riguarda i tempi e infatti la criticità più significativa che ha riguardato l’approvvigionamento di capacità militare all’Ucraina ha riguardato quanto le promesse siano state mantenute poi concretamente con le consegne e quanto i tempi delle consegne siano stati dilazionati nel tempo”, ha puntualizzato Panero.
“Ogni esercito che affronta una guerra o una crisi non sarà mai preparato, però è altrettanto vero che le Forze Armare, le Difese e gli Stati che riescono a superare quelle crisi sono quelli che hanno adottato una flessibilità, un’organizzazione e una capacità di intercettare i cambiamenti più velocemente. Penso che l’Italia e i paesi occidentali rientrino in questa categoria”, ha evidenziato il generale Paolo Sandri, capo ufficio politica militare, Ministero della Difesa.
L’IMPORTANZA DI PROGRAMMA DI COOPERAZIONE EUROPEI E INTERNAZIONALI
“La sfida è su due fronti, da un lato mantenerci al passo con le evoluzioni dello scenario geopolitico. Allo stesso tempo, bisogna innestare le tecnologie necessarie per mantenere le performance e capacità di reazione alle minacce che sono in evoluzione”, ha spiegato Giovanni Soccodato, amministratore delegato di Mbda Italia, sottolineando che servono “programmi di cooperazione europei ed internazionali”.
E proprio riguardo a programmi di cooperazione internazionali, il prof Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dello Iai, ha messo in luce “uno dei vantaggi del Gcap come aereo di sesta generazione: Italia, Regno Unito e Giappone, tre junior partner del F35, hanno deciso di sviluppare e produrre insieme un caccia di prossima generazione, mettendosi a scrivere insieme i requisiti da parte militare, e sviluppando insieme le tecnologie da parte industriale. Una co-leadership a tre.”
LE RIPERCUSSIONI DELLA PROSSIMA PRESIDENZA TRUMP
Allo stesso tempo, “scopo della difesa è difendere, e per difendere bisogna avere la garanzia di fare le cose principali, perché se dobbiamo dipendere da qualcun altro, su certe capacità dobbiamo avere assolutamente un’autonomia” ha puntualizzato il professor Gregory Alegi, storico, giornalista e docente della Luiss. “La Presidenza Trump mette in dubbio quello che per noi è stato un pilastro, ma anche un grande alibi: non c’è dubbio che buona parte dell’Europa sia stata un consumatore di difesa americana. In prospettiva dovremmo avere delle capacità proprie per avere un’autonomia politica e lo vediamo sull’Ucraina” ha chiosato Alegi aggiungendo che l’Europa “deve avere una capacità propria, altrimenti gli aumenti della difesa diventano un’integrazione al budget militare degli Stati Uniti e non un investimento nella difesa nostra”.
NECESSARIA UNA DOTAZIONE FINANZIARIA E NORMATIVA
Per dare una vera svolta nella Difesa l’Ue dovrebbe “fare un percorso di consapevolezza” e stabilire “una dotazione finanziaria e normativa adeguata”, secondo Ettore Rosato, deputato della IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati.
“Se non vi è una decisione dell’Unione europea di escludere le spese in difesa dal patto di stabilità, sarà difficile raggiungere l’obiettivo del 2 per cento, soprattutto perché in Italia registriamo un definanziamento del settore, che non è nuovo e non dipende da questo governo ma è frutto dei rigurgiti populisti cui spesso la politica si è piegata”, ha spiegato Rosato.
Inoltre, “i soggetti che lavorano nel comparto che andrebbero messi più al sistema e andrebbero aiutati e sostenuti di più dalla filiera industriale delle grandi aziende”, secondo Rosato. Per fare questo, però, servono “una regia del ministero della difesa, una partnership con CDP e una collaborazione forte, generosa da parte delle grandi aziende italiane di Stato che lavorano su questo, perché quella filiera arricchisce il sistema industriale del paese, ma arricchisce anche la capacità di innovazione”.
“Penso che ci siano, all’interno dell’Unione europea, alcuni programmi d’arma rispetto ai quali dobbiamo avere la capacità di fare sistema. Credo che dovremmo essere noi, come sistema paese, a stimolare scelte di interoperabilità, dovremmo riuscire a essere protagonisti”, ha sottolineato Rosato.
FOCUS AL DOMINIO CYBER
Infine, potere di deterrenza è fondamentale anche nella cybersicurezza, comparto che guadagna centralità. Infatti, la sempre maggiore diffusione di criptovalute sistema basati su IA, IoT e altre innovazioni stanno rendendo la dimensione cyber sarà sempre più pervasiva. Di conseguenza, nei prossimi anni serviranno importanti investimenti in sicurezza informatica per mantenere le difese alte.
“C’è una necessità di investimento molto importante nella cybersicurezza. Anche qui noi scontiamo la paura esplicitare che sulla rete sia necessaria la capacità di difesa ma anche di attacco, serve potere di deterrenza che è fondamentale in ogni scenario bellico”, ha concluso Rosato.