Prima la guerra in corso in Ucraina, poi le recenti escalation in Medio Oriente che hanno coinvolto Israele, Gaza, il Mar Rosso e l’Iran, ci hanno fatto rendere conto di non essere pronti e preparati ad affrontare un attacco sul nostro territorio o una guerra. A suonare l’allarme è stato il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto.
L’Ucraina non solo ha dimostrato che le scorte di armi sono troppo risicate e che la capacità di produzione è in ritardo in Europa, ma i paesi membri della Nato dovranno investire di più per difendersi mentre il conflitto continua e gli Stati Uniti spostano le loro priorità nell’Indo-Pacifico.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca aumenta ulteriormente la pressione sui governi europei affinché aumentino la loro spesa per la difesa. Trump ha minacciato gli alleati della Nato di lasciarli alla mercé della Russia se non avessero raggiunto l’obiettivo dell’alleanza di spendere il 2% del Pil per la difesa.
In realtà, negli ultimi anni gli stati membri europei hanno fatto notevoli progressi per ripristinare una maggiore credibilità alla deterrenza contro la Russia. Ma sono partiti da una base bassa, avendo ridotto drasticamente la spesa militare alla fine della Guerra Fredda.
Inoltre, sempre il conflitto in Ucraina ha evidenziato la necessità di adeguare lo strumento militare nello scenario di un conflitto ad alta intensità. Le capacità dell’artiglieria hanno riacquisito importanza, ponendo enfasi su qualità, quantità e portata, ma anche sulle scorte di munizionamento commisurate alla minaccia. Senza dimenticare che, allo stesso tempo, elementi fondamentali come il numero di battaglioni da combattimento, carri armati in servizio, veicoli da combattimento per la fanteria sono rimasti statici o sono diminuiti dal 2014.
La guerra in Ucraina ha anche messo in risalto il declino post-Guerra fredda dell’industria della difesa europea, la sua incapacità di produrre abbastanza munizioni, carri armati, artiglieria, missili, difese aeree e droni. Sviluppare sistemi di difesa aerea e missilistica europei meglio integrati è una priorità per Bruxelles, che sta spingendo i governi a condividere le tecnologie per colmare le lacune nelle capacità del Vecchio continente.
Sebbene siano stati fatti progressi negli ultimi due anni con maggiori risorse investire, persiste un lungo ritardo tra ordini e consegne. E la domanda globale di alcuni sistemi d’arma chiave è diverse volte superiore all’offerta esistente.
Come la strategia industriale della difesa dell’Ue, anche il recente rapporto sul futuro della competitività europea curato da Mario Draghi evidenzia che la quantità di denaro spesa per gli appalti al di fuori dell’Unione europea, arriva fino all’80%, di cui il 63% va agli Stati Uniti. Ecco perché è quanto più necessaria una maggiore autonomia strategica e sicurezza economica dell’Ue per ridurre la suscettibilità alla coercizione economica da parte di paesi terzi. Ciò richiede una maggiore spesa militare e un’industria della difesa più autonoma.
Oltre a investire più risorse per la difesa, i paesi europei dovrebbero aumentare la produzione di armi coordinando l’acquisto di sistemi d’arma che potrebbero sostituire quelli ora forniti esclusivamente dagli Stati Uniti.
L’Europa è chiamata ad aumentare in modo massiccio il suo sostegno finanziario all’industria della difesa se vuole stimolare la collaborazione e migliorare la competitività delle aziende del continente.
Per fare tutto ciò, è essenziale coltivare una cultura della difesa dal momento che una delle debolezze strutturali della difesa europea è la scarsa accettazione sociale. Questa mancanza di consenso pubblico ha rappresentato finora un ostacolo alla capacità del settore.
Il seminario “Difesa e sicurezza: vecchie sfide e nuove tecnologie” vuole ragionare su come gli Stati stanno reagendo a questi cambiamenti, e con quali nuove strategie fronteggeranno queste sfide epocali. Questi importanti temi saranno affrontati anche valutando la case history della difesa aerea, che è un perfetto esempio di come mutamenti geopolitici, strategici e tecnologici abbiano imposto un cambio tattico al quale tutti gli attori sono chiamati a rispondere.
Interverranno come relatori:
- On. Matteo Perego di Cremnago – Sottosegretario di Stato Ministero della Difesa
- On. Antonino Minardo -Presidente della IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati
- On. Pino Bicchielli – Commissione Difesa della Camera dei Deputati
- On. Ettore Rosato – Commissione Difesa della Camera dei Deputati
- Sen. Roberto Menia – vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato
- Gen. Bruno Pisciotta – Capo Reparto pianificazione generale Stato Maggiore Difesa
- Gen. Andrea Vicari – Capo III reparto Stato Maggiore Esercito
- CF Tiziano Angelini – III reparto Stato Maggiore Marina Militare
- Prof. Gregory Alegi – storico, giornalista e docente alla Luiss
Prof. Alessandro Marrone – responsabile del Programma Difesa dello Iai - Dott. Emmanuele Panero – Responsabile Desk Difesa e sicurezza del Cesi
- Dott. Giovanni Soccodato – ad Mbda Italia
Appuntamento al 19 novembre alle ore 10.30 con il seminario organizzato da Start Magazine con Icinn (Istituto per la Cultura dell’Innovazione) in partnership con Mbda.