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Da Starship a Starlink, i casi di SpaceX che mettono sotto pressione cieli e orbite

Due episodi distinti ma collegati dall’espansione delle attività spaziali di SpaceX, l'azienda aerospaziale di Elon Musk, hanno sollevato interrogativi sui rischi per l’orbita terrestre e per l’aviazione civile

Starlink alla deriva e Starship esploso, gli incidenti di SpaceX preoccupano regolatori e piloti.

Da un lato un satellite Starlink, parte della costellazione in orbita bassa terrestre per l’Internet satellitare dell’azienda di Elon Musk, è alla deriva che ha rilasciato detriti nello spazio, dall’altro l’esplosione in volo del razzo Starship lo scorso gennaio, che secondo documenti della Federal Aviation Administration (Faa), l’autorità aeronautica Usa, ha creato una minaccia grave e in larga parte non resa pubblica per i voli commerciali nei Caraibi, come riportato dal Wall Street Journal.

I due episodi, distinti quindi, ma targati entrambi SpaceX, hanno sollevato interrogativi sui rischi per l’orbita terrestre e per l’aviazione civile.

Tutti i dettagli.

L’ESPLOSIONE DI STARSHIP E LA MINACCIA AI VOLI COMMERCIALI

Il settimo volo di prova senza equipaggio del veicolo di lancio Starship ha sparso un’enorme distesa di detriti nei cieli quando è rimasto “distrutto” entro 10 minuti dal suo lancio il 16 gennaio, rappresentando un rischio significativo per l’aviazione civile, secondo i documenti esaminati dal Wall Street Journal.

Il razzo si è disintegrato pochi minuti dopo il decollo, proiettando detriti incandescenti nella regione dei Caraibi per quasi un’ora, mentre i documenti Faa avvertivano che un eventuale impatto con un aereo avrebbe potuto causare “danni catastrofici, inclusa la perdita dell’aereo e dei passeggeri”.

I VOLI COINVOLTI

Due voli commerciali e un jet privato per complessivamente circa 450 passeggeri a bordo sono rimasti in condizioni pericolose nei cieli per circa un’ora, emerge dalla documentazione della Faa.

Secondo il rapporto, gli aerei sono stati costretti a deviare la rotta da una zona improvvisamente interdetta al volo mentre “i controllori di volo si affrettavano a portare gli aerei in salvo”. In particolare, un pilota è riuscito a effettuare un atterraggio di emergenza a San Juan dopo aver ripetuto “mayday” a un controllore di volo tre volte.

“Se volete andare a San Juan (Porto Rico, ndr) lo potete fare a vostro rischio e pericolo”, ha detto un controllore di volo all’equipaggio JetBlue (volo 561, partito da Boston) quella sera di gennaio, mentre i passeggeri potevano vedere dai finestrini le scie luminose, riportava ieri il Corriere.

Con il carburante in diminuzione sull’oceano, l’equipaggio si è trovato a scegliere tra proseguire in condizioni incerte o rischiare un’emergenza carburante, come ricostruito dal Wall Street Journal sulla base dei registri ufficiali.

EMERGENZE CARBURANTE E VOLI SALVI

Altri due velivoli, un volo Iberia Airlines e un jet privato, hanno affrontato una situazione simile e hanno dichiarato un’emergenza carburante prima di attraversare la zona temporaneamente interdetta al traffico, secondo i documenti dell’autorità americana.

Al termine dell’emergenza, tutti e tre i velivoli sono riusciti ad atterrare in sicurezza senza danni o lesioni a passeggeri o equipaggio.

RISCHI SOTTOVALUTATI

I documenti indicano che il rischio per l’aviazione era superiore a quanto riconosciuto pubblicamente in quel momento. I controllori hanno segnalato carichi di lavoro elevati e situazioni di quasi incidente durante le deviazioni e, in almeno un caso, sono intervenuti per evitare che due aerei volassero troppo vicini.

I COMPITI DELLA FAA

La Faa chiude regolarmente lo spazio aereo per i lanci e i rientri spaziali, ma può creare un’”area di risposta ai detriti” per impedire agli aerei di entrare se il veicolo spaziale riscontra un’anomalia al di fuori della zona originariamente chiusa.

Proprio il 14 gennaio, prima del test di Starship, la compagnia di bandiera australiana Qantas aveva dichiarato di aver dovuto ritardare diversi voli per il Sud Africa nelle settimane precedenti a causa del rischio sopra l’Oceano Indiano meridionale del rientro di detriti dai razzi Falcon 9 di SpaceX.

AVVISO IN RITARDO DA PARTE DI SPACEX

Inoltre, sempre secondo la documentazione della Faa visionata dal Wsj, SpaceX avrebbe omesso di avvisare il controllo del traffico aereo subito dopo l’esplosione tramite la hotline ufficiale.

I controllori di volo di Miami sono venuti a conoscenza dei detriti dell’esplosione solo dopo essere stati avvisati da altri piloti di sorvolarli, ha rilevato la Faa.

L’ACCELERAZIONE DEI LANCI E LE PREOCCUPAZIONI REGOLATORIE

L’episodio ha alimentato le preoccupazioni tra funzionari dell’aviazione e del governo in un contesto di rapida crescita dell’attività spaziale commerciale.

Secondo l’ente dell’aviazione civile statunitense, nel prossimo decennio l’agenzia dovrà supervisionare centinaia di lanci e rientri ogni anno, molti dei quali coinvolgeranno lo Starship di SpaceX, descritto come il razzo più potente mai costruito. Dall’esordio del programma, Starship ha effettuato 11 lanci: il primo il 20 aprile 2023 e l’ultimo il 13 ottobre 2025. Il bilancio conta sei missioni riuscite e cinque fallite.

Dopo l’incidente di gennaio, la Faa ha avviato una revisione sui rischi per il traffico aereo legati ai guasti dei razzi, iniziativa successivamente sospesa con la motivazione che diverse raccomandazioni erano già in fase di implementazione.

LE RICHIESTE DI PILOTI E INDUSTRIA AERONAUTICA

Gruppi di piloti e rappresentanti del settore stanno ora sollecitando avvisi più tempestivi e un coordinamento più chiaro sui lanci spaziali, secondo quanto riportato dalle fonti citate dal Journal. L’obiettivo, spiegano, è consentire alle compagnie aeree di pianificare in anticipo rotte, carichi di carburante o ritardi, evitando che gli equipaggi si trovino a dover prendere decisioni critiche direttamente in volo.

NON SOLO DETRITI DA RAZZI, UN SATELLITE STARLINK ALLA DERIVA IN ORBITA BASSA

Se l’incidente di inizio anno che ha coinvolto Starship ha rischiato di mettere seriamente in pericolo 450 passeggeri in volo, un altro episodio più recente legato a un diverso apparato di SpaceX presenta altrettante criticità.

Un satellite Starlink è attualmente alla deriva nello spazio dopo un’anomalia di cui non sono note le cause, secondo quanto riferito da SpaceX.

Il satellite, uno degli oltre 9mila che compongono la costellazione in orbita bassa terrestre di Musk, orbitava a circa 418 chilometri di altezza e ha rilasciato una serie di detriti che vengono ora monitorati in tempo reale, come indicato dagli operatori del settore.

NESSUN RISCHIO PER LA ISS ASSICURA SPACEX

Il satellite è in gran parte intatto – ha comunicato SpaceX sul social X – sta ruotando, rientrerà nell’atmosfera terrestre e si disgregherà completamente entro poche settimane. L’attuale traiettoria del satellite lo porterà al di sotto della Stazione Spaziale Internazionale (Iss) senza rappresentare alcun rischio per il laboratorio orbitante o il suo equipaggio”. L’anomalia di cui non sono note le cause ha portato alla perdita delle comunicazioni e la perdita di propellente da un serbatoio con una rapida perdita di 4 km di quota e il rilascio di un piccolo numero di detriti.

“Come più grande operatore di costellazioni satellitari al mondo, siamo profondamente impegnati nella sicurezza spaziale”, hanno aggiunto. “Prendiamo sul serio questi eventi. I nostri ingegneri stanno lavorando rapidamente per individuare la causa principale e mitigare la fonte dell’anomalia e sono già in procinto di implementare un software sui nostri veicoli che aumenta la protezione contro questo tipo di eventi”.

L’AFFOLLAMENTO DELL’ORBITA E I NUMERI DI STARLINK

Secondo i dati citati dagli analisti del settore, Starlink rappresenta da sola circa il 65% di tutti gli oggetti artificiali attualmente in orbita. Proprio per ridurre il rischio di collisioni, ogni satellite è dotato di un sistema autonomo di avoidance: nei soli primi sei mesi del 2025, i satelliti Starlink hanno effettuato 145.000 manovre evasive, pari a una media di circa quattro interventi al mese per ciascun veicolo spaziale, come riportato dalle statistiche operative diffuse dall’azienda.

IL RISCHIO COLLISIONE CON UN SATELLITE CINESE

Nei giorni scorsi, un satellite della costellazione Starlink ha rischiato una collisione ravvicinata con uno dei nuovi satelliti cinesi lanciati il 10 dicembre. Secondo SpaceX, uno dei satelliti spaziali lanciati  a bordo di un razzo Kinetica 1 dall’azienda Cas Space si è avvicinato a soli 200 metri dal satellite Starlink-6079, che si trovava a circa 560 chilometri di altitudine. Una distanza minima, considerando che in orbita si viaggia a decine di migliaia di chilometri orari.

Come già detto, i satelliti dell’azienda di Musk sono dotati di sistemi autonomi di evitamento delle collisioni. Ma non tutti i veicoli spaziali sono altrettanto avanzati. E, come sottolinea SpaceX, se gli operatori non condividono i dati di traiettoria, anche i sistemi più sofisticati possono trovarsi impreparati.

Il rischio non è solo la perdita di un satellite. Una singola collisione potrebbe generare una nube di detriti, innescando una reazione a catena di impatti: il famigerato scenario della sindrome di Kessler, che potrebbe rendere alcune orbite inutilizzabili per anni o decenni. Quello avvenuto tra Cina e Starlink non è stato quindi uno scontro, ma un campanello d’allarme. (Tutti i dettagli nell’ultimo episodio del podcast Spaziale “A un passo dalla collisione: il caso Starlink–Cina e il caos orbitale”).

I PROGETTI RUSSI CONTRO LA RETE SATELLITARE DI MUSK

Infine, la rete Starlink, diventata fondamentale in Ucraina per le comunicazioni militari e civili, è balzata di nuovo alla cronaca oggi.

Due servizi segreti di paesi membri Nato sospettano che la Russia stia sviluppando una nuova arma antisatellite per colpire la costellazione Starlink di Elon Musk con distruttive nubi di schegge orbitali, con l’obiettivo di frenare la superiorità spaziale occidentale che ha aiutato l’Ucraina sul campo di battaglia.

È quanto ha rivelato l’Associated Press riportando che la cosiddetta arma “a effetto zona” cercherebbe di inondare le orbite di Starlink con centinaia di migliaia di proiettili ad alta densità, potenzialmente disattivando più satelliti contemporaneamente ma anche rischiando danni collaterali catastrofici ad altri sistemi orbitanti.

In conclusione, gli episodi – più e meno recenti – che hanno coinvolto Starship e la costellazione Starlink mostrano come l’espansione accelerata delle attività spaziali commerciali stia producendo effetti che “spaziano” dalla sicurezza del traffico aereo, alla gestione delle orbite terrestri fino ai rapporti tra attori statali e privati.

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