Quello di Air Italy era un default annunciato da tempo, era chiaro sin dall’inizio a chi conosce le dinamiche del trasporto aereo che l’entrata di Qatar Airways non poteva presupporre nulla di buono per il futuro della compagnia cara al Principe Karin Aga Khan
Ricordo ancora che il bravissimo Giampiero Castano, dirigente responsabile dei tavoli di crisi del MISE ai tempi dell’acquisizione da parte dei qatarioti del 49% della compagnia aerea sarda, mi chiese cosa ne pensassi di tale acquisizione; gli risposi che tempo due anni e avrebbero chiuso. Ma in quel momento erano tutti intenti a festeggiare con Al Baker che in una roboante conferenza stampa parlava di decine di macchine sia di corto che di lungo raggio che di li a poco avrebbero implementato la flotta e di migliaia di nuove assunzioni.
Persino il buon Castano, memore del fatto che su Alitalia ci avevo sempre azzeccato nelle mie previsioni, mi guardava con i suoi occhioni seriosi esclamando:”Dai Gaetano questi hanno tanti soldi!!! Vedrai che stavolta ti sbagli”. Mi auguravo di sbagliarmi ma sapevo che l’aviazione ormai e così globalizzata e standardizzata da non ammettere più deficienze e le deficienze qatariote nel gestire aerei erano ben note agli addetti ai lavori, a tal punto che il ceo di Delta Ed Bastian, uno che di aerei se ne intende eccome, qualche tempo fa ebbe pubblicamente a dichiarare che Qatar Airways era l’aerolinea peggio gestita al mondo, se possibile anche peggio di Alitalia. Quello che l’emiro del Qatar ha speso per la sua aerolinea di bandiera sono cifre folli ed inimmaginabili con perdite medie intorno al miliardo di dollari annui, e il mio timore che la gestione allegra e pressappochista in salsa qatariota si estendesse alla storica Meridiana era giustificato dai numeri.
E’ pur vero però che in questo Paese dove i numeri non interessano a nessuno, e dove le aerolinee hanno storicamente sommato perdite su perdite, l’arrivo dei petroldollari non poteva che essere salutato come una liberazione fossero quelli dell’emiro di Abu Dhabi o quelli dell’emiro di Doha poco importava, l’importante era vendersi politicamente i presunti successi industriali e le grandi sinergie dal prospero futuro.
Peccato che gli Arabi ben consci dei limiti manageriali dei propri capi azienda e altrettanto consci che con la politica e il lobbismo italiano ci avrebbero rimesso tanti soldini, hanno di fatto capovolto la storia della serie: loro pensano di gabbarci ed invece saremo noi a gabbare loro! Detto, fatto!
In tanti miei scritti ho analizzato e documentato la speculazione di Etihad ai danni di Alitalia, oggi molte di quelle analisi sono diventati veri e propri capi di imputazione grazie allo straordinario lavoro degli inquirenti che hanno in carico l’indagine sulla bancarotta di Alitalia ebbene i qatarioti hanno agito in modo pressoché identico con la piccola compagnia del principe Ismaelita facendola chiudere dopo oltre 50 anni di storia e di sacrifici di sua Altezza Karim Aga Khan a cui occorre riconoscere una straordinaria disponibilità nel coprire le enormi perdite dell’ultimo ventennio di Meridiana poi diventata Air Italy. Diciamolo chiaramente, se non vi fosse stato un azionista di tale disponibilità economica e soprattutto di tale pazienza nel coprire annualmente perdite al di la di ogni ragionevole limite, Meridiana sarebbe finita in fallimento come tutte le altre aerolinee italiane Neos esclusa.
Il principe aveva pazientemente coperto perdite davvero significative negli anni, eppure in questo caso, vale il detto che al peggio non c’è mai fine, ed il peggio si materializza in un aitante personaggio canadese di origini bulgare, Rossen Dimitrov, che grazie all’incontro con Al Baker, da assistente di volo diventa il manager di Qatar Airways inviato in Air Italy per gestire la gloriosa ex aerolinea sarda.
In realtà si comprende da subito che al Qatar di Air Italy non frega un fico secco già da questa scelta. Ma non è tutto, i fantasmagorici strateghi qatarioti decidono di smantellare la storia di Alisarda/Meridiana non solo riunificandola con la controllata Air Italy e denominando l’aerolinea con il nome di quest’ultima, ma di fatto smantellando la sede di Olbia e pressoché azzerando Meridiana Maintenance la storica officina di manutenzione aerea di Meridiana.
In quel periodo ero componente della struttura tecnica di missione presso il Ministero dei Trasporti e su sollecitazione del Ministro, mi occupai di capire cosa stesse succedendo. Convocai presso Enac l’azienda che in quella sede venne rappresentata dall’allora presidente Marco Rigotti e riuscii quanto meno a frenare l’irruenza qatariota nel voler mandare a tutti i costi a casa la quasi totalità dei lavoratori sardi. Di li a poco andai via dal Ministero, ma ciò non mi impedì di comprendere la situazione economico finanziaria della compagnia ed avvisare Enac di quanto avevo potuto analizzare, malgrado Rigotti cercasse di riferire che le perdite erano previste dal budget e che erano circoscritte ad una sessantina di milioni di euro. Purtroppo, le mie impressioni basate sull’analisi dei pochi dati erano corrette, a tal punto che il team di sorveglianza delle licenze di esercizio diffidò nel marzo 2019 Air Italy ad adempiere alla copertura delle ingenti perdite pena la sospensione della licenza dopo aver acclarato che quanto io avevo ipotizzato era vero, ovvero che le perdite erano superiori ai 180 milioni di euro.
Ma non è finita qui, poiché nel 2019, approfittando dei problemi sopravvenuti con il Boeing 737 MAX dopo i due noti incidenti e considerando che Air Italy a seguito di tali eventi dovette mettere a terra i tre esemplari che aveva in flotta, il Qatar e il suo manager si fecero venire una idea meravigliosa ovvero sostituire i tre aeromobili attraverso la costituzione di fatto della prima ACMI airline della storia dell’aviazione. ACMI è l’acronimo usato per definire il noleggio di un aeromobile, comprensivo di equipaggio e di assistenza manutentiva, per cui ecco che in un’ormai scellerata politica sempre più orientata ad umiliare i dipendenti dell’aerolinea, si tennero a casa equipaggi italiani dopo aver mandato a casa tanti meccanici aeronautici certificati presso la sede di Olbia, per prendere aerei con equipaggi e meccanici bulgari probabilmente mi viene da pensare per rendere omaggio alle origini dell’aitante manager qatariota. L’idea si dimostra essere davvero ottima e azzeccata sul piano della redditualità, a tal punto che finalmente nel 2019 si frantuma il muro dei 200 milioni di perdite. Con una flotta ormai ridotta a 7 aeroplani ed alcuni aerei presi con la formula ACMI si riesce finalmente ad arrivare all’ambito record di perdere in un unico esercizio oltre 200 milioni di euro.
Una macelleria sociale senza precedenti, distruzione di competenze manageriali, distruzione di know how manutentivo, distruzione di quella che era la catchment area commerciale storica ovvero la Sardegna per riuscire nell’impresa unica ed inarrivabile nella storia dell’aviazione commerciale di perdere 200 milioni in un anno con una flotta di 7 aeromobili. Occorre qui dare atto che neanche i migliori strateghi che si sono succeduti negli anni in Alitalia sono riusciti ad arrivare a tanto. Chapeau!
Ma come hanno fatto a perdere tutti questi soldi? E soprattutto il filantropo socio qatariota quanti soldi ha perso?
Esattamente come nel caso di Etihad con Alitalia, i soldi usciti dalla porta sono rientrati dalla finestra in molti modi, componenti aeronautici, servizi vari che Air Italy era di fatto costretta ad acquistare dal Qatar a prezzi anche 3 volte superiori a quelli di mercato, sino ad arrivare al leasing degli aerei di lungo raggio, ovvero i 5 decantati Airbus A330. Aeromobili con una vita media di circa 15 anni che il Qatar ha concesso in locazione ad Air Italy ad una rata mensile media di 500 mila dollari rispetto ad un prezzo di mercato di 185 mila dollari. Il Qatar di fatto in due anni si è portato a casa circa 40 milioni di dollari con un clamoroso dumping sugli aerei di lungo raggio concessi ad Air Italy e cui va aggiunto un ulteriore speculazione sui 3 Boeing 737 MAX di cui Air Italy ha dovuto continuare a corrispondere la rata di locazione al Qatar anche dopo che le disposizioni aeronautiche ne avevano vietato l’operatività. Incredibile ma vero! Ed a questo punto mi chiedo di cosa si occupassero Rigotti e gli altri membri del Cda di Air Italy nominati dalla holding dell’Aga Khan per rappresentarlo in consiglio di amministrazione?
Ecco allora che “pietire” lo straniero come si sta cercando di fare anche per Alitalia, in aviazione non funziona, una cosa è allearsi con aerolinee di altri Paesi, cosa ben diversa è farsi comprare da aerolinee straniere che legittimamente poi vengono in Italia a speculare a spese dei lavoratori del comparto aereo e dei contribuenti italiani
E’ evidente che allo stato di quanto sin qui descritto la decisione di Karim Aga Khan di mettere in liquidazione volontaria l’impresa non può non essere compresa, sia sotto il profilo industriale che umano. E appaiono quanto mai fuori luogo le dichiarazioni di taluni politici che in questi giorni commentano ipocritamente la decisione dell’assemblea dei soci facendo finta di non essere a conoscenza dello stato dell’arte. Lo stato dell’arte era ben noto tra gli addetti ai lavori.