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Uber rincorre Lyft ma si prepara all’Ipo in sordina

Uber avrebbe presentato la documentazione per procedere alla quotazione, in contemporanea con la rivale Lyft. Ma la società di ride-sharing di San Francisco mantiene il riserbo

Uber non vuole restare indietro. Due giorni dopo che la rivale più piccola Lyft ha presentato la documentazione per l’offerta pubblica iniziale del 2019, Uber avrebbe fatto lo stesso, secondo il Wall Street Journal.

LA CORSA PER LA PRIMA APP DI RIDE-SHARING QUOTATA

Le mosse simultanee sono l’ultimo colpo di una lunga battaglia tra Uber e Lyft, che come dirette concorrenti hanno spesso offerto servizi identici abbinando i rispettivi prezzi. Lyft dovrebbe debuttare in Borsa tra marzo e aprile. In passato il ceo di Uber, Dara Khosrowshahi, aveva ipotizzato la quotazione della società nella seconda metà del 2019. Ma Uber è ansiosa di battere Lyft a Wall Street, secondo fonti vicine al dossier, un segno della competitività radicata della compagnia.

DOCUMENTAZIONE CONFIDENZIALE

Uber potrebbe dunque battere Lyft e quotarsi già nel primo trimestre del 2019, ma l’operazione resta per ora in sordina. Venerdì la società di taxi-sharing di San Francisco ha presentato segretamente la documentazione per l’Ipo alla Sec, la Commissione americana di vigilanza sulla Borsa, e alla richiesta di conferma del Journal non ha risposto.

VALUTAZIONE DA CAPOGIRO

Una cifra strabiliante di 120 miliardi di dollari. È quanto varrebbe Uber al debutto in Borsa secondo le banche statunitensi Goldman Sachs e Morgan Stanley in base a quanto riportato dal WSJ a ottobre. Tra i debutti a Wall Street del prossimo anno, la quotazione di Uber dovrebbe essere la più grande della Silicon Valley, sbaragliando sia la piattaforma di home-sharing Airbnb sia l’app di messaggistica per il posto di lavoro Slack.

I CAPITALI DI UBER

Fondata nel 2009 da Travis Kalanick, secondo PitchBook, Uber ha raccolto un totale di quasi 20 miliardi di dollari. Il conglomerato giapponese SoftBank da solo ha investito miliardi nella società per diventarne il maggiore azionista. Gli altri sostenitori chiave della piattaforma di ride-sharing sono Toyota, che ha investito 500 milioni di dollari solo pochi mesi fa, così come gli ultimi investitori T. Rowe Price, Fidelity e TPG.

UNA PERDITA CHE FRENA

Tuttavia, i conti lasciano un po’ perplessi. Uber ha perso 1,07 miliardi di dollari nel trimestre concluso il 30 settembre, in aumento del 20% rispetto al secondo trimestre. Le entrate per il terzo trimestre sono aumentate del 5% rispetto a quello precedente contabilizzando un fatturato di 2,95 miliardi di dollari (+38%) rispetto allo stesso periodo del 2017. Bene ma non benissimo se si confronta la crescita con quelle registrate nel secondo trimestre (+63%) e dei primi tre mesi dell’anno (+70%). Un segnale non esaltante per una società non redditizia che si appresta al debutto in Borsa.

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