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Uber la scampa a Londra e ottiene una licenza “breve”

1 a 0 per Uber. Ieri la Corte di Westminster si è pronunciata a favore della società di taxi-sharing di San Francisco concedendole l’autorizzazione a operare a Londra. Dopo che a settembre l’autorità dei trasporti londinese, Transport for London, aveva rifiutato di rinnovare la licenza per la mancata segnalazione di “gravi reati penali” da parte dei suoi autisti, Uber ha continuato a operare in città impugnando la decisione di Tfl in autunno. Alla compagnia è stata concessa una licenza di prova che richiede una revisione ogni 15 mesi.

LA DIFESA DI UBER…

La compagnia di ride-sharing ha iniziato a preparare la difesa già dallo scorso autunno promuovendo una nuova strategia in materia di procedure di sicurezza, che comprende l’introduzione dell’assistenza telefonica 24 ore su 24 e la segnalazione proattiva di incidenti gravi alle autorità. Citato come testimone, il capo dell’esecutivo di Uber nel Regno Unito, Tom Elvidge, ha assicurato che la societa’ “lavora a stretto contatto con la polizia”.

Tra le carte presentate in tribunale da Uber e diffuse in anteprima dal Sunday Times, ci sono anche quelle che documentano l’inchiesta interna portata avanti dalla società di San Francisco che ha indagato 2.500 autisti londinesi per diversi tipi di abusi, di questi ne ha esclusi 451 dall’app e riportato 58 crimini alla polizia britannica.  Non va dimenticato infatti che la decisione di revocare la licenza a Londra è arrivata dopo un anno nefasto per Uber, con le accuse di molestie e sessismo all’interno della società esposte dell’ex ingegnere di Uber Technologies Susan Fowler.

… UNA NUOVA REPUTAZIONE

Come sottolinea The Verge, l’appello si è trasformato in un referendum sulla condotta etica della compagnia di ride-sharing. Il 2017 era iniziato tra le polemiche per Uber, giusto per citarne una quella di centinaia di migliaia di utenti che hanno cancellato l’app dopo la decisione del ceo e fondatore Travis Kalanick di unirsi al consiglio economico del presidente Trump. Alla fine ad agosto Kalanick è stato sostituito dall’iraniano Dara Khosrowshahi, già ceo di Expedia, che ha ripulito l’immagine della società. Se il fondatore Kalanick si opponeva alle accuse negandole, Khosrowshahi ha inaugurato una nuova strategia e un nuovo approccio riconoscendo il problema, scusandosi pubblicamente con le vittime degli abusi e sottolineando quanto di buono stia facendo la compagnia per risolverlo collaborando con i regolatori. Ed è quello che Khosrowshahi ha cercato di fare quando ha visitato Londra l’anno scorso per parlare con Tfl.

I DICTAT DELLA CORTE

Secondo la decisione, Uber dovrà fornire a Tfl una verifica indipendente delle proprie operazioni ogni sei mesi. La decisione stabilisce anche le specifiche che Uber deve rispettare quando si tratta di segnalare attività criminali da parte dei suoi conducenti, reclami da parte degli utenti, o modifiche al modo in cui gestisce i dati di conducenti e passeggeri.

LONDRA STRATEGICA

La posta in gioco per la società di taxi-sharing era alta visto che Londra rappresenta uno dei suoi mercati esteri più importanti oltre a essere il punto di appoggio della compagnia nel Regno Unito. Dei suoi circa 50.000 automobilisti in Gran Bretagna, circa 40.000 sono nella capitale con 3,6 milioni di utenti attivi. La battaglia legale tra TfL e Uber potrebbe influenzare le decisioni delle autorità locali in altre parti del paese, tra cui Birmingham, York e Bristol, dove la compagnia è stata privata della licenza.

 

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