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Stellantis

Tutti i piani elettrici di Stellantis nel mondo

Ecco dove Stellantis intende costruire le sue gigafactory, inseguendo gli incentivi statali

Non c’è solo la nuova Panda Ev (o la nuova Punto?) da realizzare a Kragujevac, in Serbia: Stellantis, il mega gruppo guidato da Carlos Tavares, quarto costruttore al mondo, intende costruire le Bev e Phev annunciate nel Dare Forward 2030 in tutti e quattro gli angoli del globo. In Europa, e non solo. Ripercorriamo le ultime mosse e gli investimenti di primo piano.

GLI INVESTIMENTI IN SERBIA (CHE NON PIACCIONO AGLI ITALIANI)

Restando molto vicini all’Italia, Stellantis, come riportato dall’agenzia Energia Oltre, installerà una nuova piattaforma elettrica nello stabilimento serbo di Kragujevac, che per il 33% è di proprietà dello stato della Serbia.

Pareva che l’impianto, di proprietà di FCA dai tempi del 2019, da sempre fumo negli occhi per i sindacati italiani, dovesse chiudere dato che nell’ultimo periodo Kragujevac aveva prodotto la Fiat 500L, ormai arrivata a fine carriera e i turni erano diventati talmente rarefatti che diversi operai erano stati dislocati nello stabilimento di Trnava, in Slovacchia. Invece, il Gruppo euro-americano ha investito 190 milioni di euro per l’ammodernamento delle linee in vista di nuovi modelli elettrici. In compenso godrà di diversi incentivi statali.

STELLANTIS A CACCIA DI INCENTIVI: DALLA SPAGNA ALL’INDIA

Restando ancora vicini all’Italia, secondo quanto riportato dal quotidiano “Cinco Dias”, la proroga per le domande per i Progetti strategici per la ripresa e la trasformazione economica (Perte) che il governo spagnolo ha esteso fino al 3 giugno, dovrebbe consentire a Stellantis di finalizzare i piani di investimento nei i suoi tre impianti spagnoli di Vigo, Figueruelas (Saragozza) e Madrid.

L’investimento nella fabbrica di Saragozza, dove l’azienda assembla il modello Opel Corsa, dovrebbe essere di circa 230 milioni di euro. Per essere accolti dall’esecutivo e ottenere il sostegno pubblico, i progetti che partecipano al bando devono essere presentati da un raggruppamento di almeno cinque soggetti (non dello stesso gruppo imprenditoriale) legati alla produzione di auto elettriche e includere la partecipazione di startup e PMI.

Allo stesso modo, sempre gli incentivi pubblici messi sul tavolo stanno spingendo Stellantis ad aumentare la propria presenza in India. Al momento detiene una quota di mercato irrisoria, pari all’1%, ma gli incentivi del piano industriale “Make in India”, voluto dal primo ministro Narendra Modi per sviluppare l’automotive indiano nelle ultime ore ha spinto Tavares ad affermare che è sempre più forte l’impegno “a far crescere e a rafforzare la nostra presenza in India, per rendere questo Paese strategico un pilastro chiave delle nostre ambizioni globali nel quadro del piano Dare Forward 2030’”.

IL MAKE IN INDIA È IL SOLO MODO PER ARRIVARE AL MERCATO

Anche perché produrre in loco è il solo modo per entrare nello sterminato mercato indiano a parità di condizioni con i marchi, indiani ed esteri, che assemblano in India. Il Paese, difatti, presenta i dazi sull’importazione dei veicoli più alti al mondo: a più riprese l’imprenditore di Tesla, Elon Musk, ha chiesto all’India di abbassarli e si è sempre sentito rispondere che se vuole vendere ai circa 1,4 miliardi di indiani deve prima portare lavoro e aprire fabbriche, come hanno già fatto diversi marchi tedeschi e asiatici.

Al momento Stellantis è già presente in India, con la sede principale Mumbai (nello Stato del Maharashtra) e attività di ingegneria e sviluppo prodotti a Pune (Maharashtra), Chennai (Tamil Nadu) e ha pure stretto una joint venture con Tata per la produzione di motori e veicoli a Ranjangaon (Maharashtra), dove viene assemblata la Jeep Compass per il mercato locale e altri Stati con guida a destra, come Giappone e Australia. Non solo.

Negli anni della pandemia il Gruppo ha posto sul tappeto 150 milioni di dollari (123 milioni di euro) per la realizzazione di un polo tecnologico globale a Hyderabad, il più grande a disposizione di Stellantis al di fuori dei confini occidentali. Restando sempre in Asia, Stellantis ha via via rafforzato la propria jv con Guangzhou Automobile Group (Gac Group) che fa perno principalmente sullo stabilimento produttivo di Changsha.

GLI INVESTIMENTI IN CANADA E NEGLI USA

Oltre a rafforzare la propria presenza negli USA, dove il Gruppo è per forza di cose “di casa”, nelle passate settimane Stellantis ha presentato un piano di investimenti da 3,6 miliardi di dollari canadesi (2,6 miliardi di euro) per convertire all’elettrico gli stabilimenti a Windsor e Brampton, in Ontario. Il primo verrà trasformato per produrre una nuova architettura per veicoli multi-energia (MEV), mentre a Brampton si produrranno veicoli EV dal 2025.

Grande attenzione, poi, al reparto R&D mediante l’espansione dell’Automotive Research and Development Centre (ARDC) e l’assunzione di 650 ingegneri altamente qualificati per lavorare su sistemi di propulsione elettrificati ma anche sui software proprietari in via di sviluppo che saranno installati su modelli sempre più smart, con riferimento – non ufficializzato ma altamente probabile – alla guida autonoma.

Sempre in Canada, Stellantis e LG Energy Solutions (LGES) hanno sottoscritto un accordo vincolante da oltre 4 miliardi di dollari per realizzare il primo impianto di produzione di celle e moduli per batterie agli ioni di litio per soddisfare una parte significativa delle esigenze di produzione dei veicoli di Stellantis in Nord America. L’impianto mira ad avere una capacità produttiva annuale superiore a 45 gigawattora (GWh) e creerà fino a 2.500 nuovi posti di lavoro. Anche qui, sono previsti incentivi a livello comunale, provinciale e federale per sostenere in pieno il successo dell’operazione della joint venture.

Ricordiamo che con il piano Dare Forward 2030, Stellantis è al lavoro per arrivare al 100% delle vendite in Europa e il 50% delle vendite negli Stati Uniti costituite da veicoli elettrici a batteria (Bev) entro, appunto, la fine del decennio.

Se la crisi dei semiconduttori, delle materie prime e tra Russia e Ucraina non impatterà troppo, nei prossimi otto anni arriveranno 75 Bev basate principalmente su STLA, “stella”, le architetture ideate per dar vita alla futura generazione di vetture a ioni di litio suddivise in 4 tipologie: Small, per modelli dall’autonomia fino a 500 km, Medium, pensata per e-car che possono percorre fino a 700 km a zero emissioni, Large, per veicoli di taglia robusta con un’autonomia fino a 800 km e Frame, per pick-up e light truck naturalmente EV con un’autonomia fino a 800 km.

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