Sono trascorsi due anni dalla scoperta del coronavirus e lo stato dì emergenza sanitaria continua. Nel frattempo si sono succeduti più Governi, sono state definite multi versioni del Piano Nazionale dì Ripresa e Resilienza, strumento prioritario per accedere ai fondi del Next Generation EU. Ultima delle quali contenente un gran numero di riforme, di cui 10 in capo al MIMS da conseguire entro il 2026.
Nel frattempo i diversi Decreti Legge, adottati a tutela dei cittadini vista la costante conferma della pandemia, sono intervenuti sulle abitudini degli italiani in relazione ai propri spostamenti con i mezzi pubblici. L’ultimo dei quali, emanato lo scorso 30 dicembre, prevede a partire dal 10 gennaio l’obbligo del super green pass per il loro utilizzo.
Questo significa che i pendolari e gli studenti, che secondo il Censimento permanente dell’ISTAT oscillano tra il 20 ed il 25% tra la popolazione residente che si sposta giornalmente utilizzando bus, tram, metropolitana e treno, dovranno essere controllati a bordo dei mezzi oppure alle fermate e stazioni, subendo decisamente significativi ritardi nei propri spostamenti, con ricadute, per i lavoratori, nei rapporti contrattuali. Ma questo aspetto certamente sarà un tema dì discussione nei prossimi giorni visto che altri organi di stampa hanno sollevato il problema sul fatto che sia difficile ritenere giustificata l’assenza dal lavoro per non essere potuti salire sui mezzi pubblici.
Il tema purtroppo è un altro. Anzi, è sempre lo stesso, ovvero come il Governo ed il Ministero della Mobilità Sostenibili stiano affrontando il delicato settore del TPL. Si potrebbe dire bene, se si pensa ai due e più miliardi dì Euro messi in circolo nel sistema a garanzia dei mancati ricavi da traffico ed a copertura delle corse aggiuntive offerte con i servizi delle aziende private.
Invece no, proprio per niente. Ed il motivo è legato essenzialmente ad una mancanza strutturale, di sistema. Ritornando al PNRR, citato poc’anzi non a caso, lo stesso prevede alcune riforme, importanti ci mancherebbe e sulle quali siamo pienamente d’accordo, ma nulla che faccia intendere ad una riforma sul delicato tema della pianificazione, regolazione e governance del TPL. Niente.
Le difficoltà del TPL sono storiche, la pandemia non ha fatto altro che acuire le derive maturate nel corso degli ultimi 25 anni, a partire dalla famosa Legge Quadro del TPL (il cd Decreto Burlando). Il settore è allo sbando, al di là degli equilibri economico – finanziari (da rivedere in toto); il TPL deve essere necessariamente rivisto nella sua impostazione di missione, andando ad agire sugli aspetti dì pianificazione (nuove esigenze di mobilità da parte dei cittadini) e regolazione (servizi minimi obsoleti rispetto all’originaria concezione).
Il MIMS deve prendere atto che il TPL attuale non può ancora reggere per molto, a partire dalla corresponsione economica alle Regioni ed ai Comuni interessati. Gli Enti locali non hanno nè la forza nè le risorse per affrontare autonomamente questo cambio epocale. Il Ministero deve fornire, oltre ad apposite linee guida, nuovi strumenti economici a copertura delle spese sostenute dalle aziende.
La “soluzione” è quella di sostituire i servizi minimi con i “Livelli Essenziali di Trasporto”, si, proprio come quanto considerato nella sanità, dove chiaramente entrano in gioco variabili diverse da quelle sanitarie ma certamente legate a territorio, esigenze e necessità, servizi offerti.
Questo perché se la Commissione Europea individua i servizi minimi come quegli “obblighi di servizio pubblico intesi a garantire frequenza, qualità, regolarità per il trasporto sicuro a costi ragionevoli di elevata qualità”, nello stesso tempo la nuova mission del TPL deve introdurre il concetto di “Livello Essenziale di Trasporto”, ovvero “prestazioni e servizi che l’amministrazione pubblica è tenuta a fornire a tutti i cittadini” in ragione del rispetto di quel diritto alla mobilità richiamato più volte nella nostra Costituzione.
Diritto che purtroppo non per tutti è garantito, a partire dalla persone diversamente abili, totalmente abbandonati da qualsiasi intervento strutturale e di riforma da questo Governo. Senza dimenticare i Comuni di piccole dimensioni che per storia e “practices” sono strettamente dipendenti dai servizi di TPL extraurbani e quindi fuori dalla portata delle proprie scelte (leggasi, dipendenti da scelte in capo ad Enti sovralocali).
Tutto ciò riassunto in una unica proposta: PIANO GENERALE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE a cura del MIMS.