Malgrado appaia inarrestabile, la transizione all’auto elettrica (EV) non è ancora in fase di boom nemmeno in quei Paesi come Usa, Corea del Sud e Giappone apparentemente all’avanguardia in questo settore un tempo dominato dai rispettivi colossi automobilistici. Ecco cosa scrive Bloomberg in un nuovo report che evidenzia i principali fattori alla base della lentezza con cui si sta affermando la rivoluzione dell’EV.
Cosa emerge
Il report di Bloomberg comincia dai Paesi più sorprendenti, ossia Usa e Corea del Sud che, malgrado abbiano raggiunto la soglia minima di adesione di massa alla EV, le cui vendite hanno superato il 5% del totale, non mostrano una curva di adozione delle stesse EV come ci si potrebbe teoricamente attendere.
Naturalmente il caso di questi due Paesi comunque all’avanguardia nel settore non assomiglia per nulla a quello delle nazioni dell’America Latina nemmeno una delle quali, malgrado si tratti di Paesi a medio reddito, ha raggiunto la soglia del 5%.
Ma le sorprese di Bloomberg non sono finite perché ad emergere come il Paese meno pronto ad abbracciare la transizione all’elettrico è proprio quel Giappone che si posiziona a tutt’oggi come terzo produttore di auto al mondo: un record cui non corrisponde un adeguato tasso di adozione dell’EV.
Il caso Sol Levante
La lentezza con cui il Giappone sta transitando all’elettrico ha, ricorda Bloomberg, una precisa spiegazione: gli ingenti investimenti fatti nel recente passato in una tecnologia alternativa quale è l’idrogeno.
Ma la rivoluzione dell’idrogeno non si è mai verificata malgrado la spinta impressa da Toyota che nel fare lobbying per questa tecnologia ha anche simultaneamente cercato di ostacolare lo sviluppo del mercato dell’elettrico.
Ma l’industria del Sol Levante ha anche un problema di altra natura ed è la preferenza degli acquirenti di automobili per le piccole ed economiche cit ycar, più apprezzate dei SUV che vanno forte tra gli americani. Questo fattore, evidenzia la testata finanziaria, fa sì che siano minori i profitti per i produttori.
Ma laddove il ritardo giapponese è evidente è nelle infrastrutture: il Paese vanta appena 30mila colonnine per la ricarica, una per ogni 4mila EV, con una densità sei volte inferiore a quella degli Usa o dell’Europa.
Corea del Sud
Molto diverso appare il caso della Corea del Sud dove sono già passati due anni da quando è stata superata la soglia di adozione dell’EV del 5%.
Ma da allora, malgrado il Paese vanti produttori come Hyundai e Kia che hanno abbracciato pienamente l’elettrico nonché 3 dei 5 maggiori produttori di batterie, la curva è rimasta pressoché piatta avendo raggiunto appena il 6,2%.
Altri elementi in gioco in quel Paese sono la carenza di colonnine e una diffusa preoccupazione per la sicurezza derivante da potenziali incendi per le batterie, tanto che lo scorso dicembre il governo ha bandito l’installazione di colonnine nei piani interrati per assicurare l’arrivo dei servizi di emergenza in caso di incendio.
America America
Dal report di Bloomberg gli Usa emergono come un Paese fotocopia rispetto alla Corea del Sud.
Anche qui infatti al miniboom degli anni passati non ha fatto seguito una crescita costante né tanto meno esponenziale delle vendite di EV, il cui ritmo posiziona l’America addirittura al 20° posto della graduatoria stilata dalla testata.
Eppure gli Usa sono la nazione che esibisce un numero di colonnine equivalente a quello delle pompe di benzina (con un rapporto di una ogni 555 EV contro gli 1:530 per i rifornimenti tradizionali).
Quello americano è poi un mercato molto particolare i cui consumatori sono ossessionati per un elemento un tempo spinoso per le EV come la durata della ricarica, un fattore su cui hanno lavorato molto le case produttrici inclusa la stessa Tesla con uno sforzo che ha portato ora a 30 i modelli disponibili che hanno un raggio superiore alle 300 miglia, e un’altra dozzina dovrebbero essere immessi nel mercato entro l’anno.
L’auto elettrica nel resto del mondo
Malgrado ciascuno dei Paesi fin qui considerati abbiano uno o più problemi che inibiscono un boom delle vendite dell’elettrico, la loro situazione è pur sempre più rosea di quei Paesi asiatici come India e Indonesia o di quelli dell’intera Africa dove le vendite di EV sono ancora lontane dal 5% del totale.
E qui, tra redditi ancora molto contenuti e tassi di urbanizzazione inferiori rispetto all’Occidente, la rivoluzione dell’elettrico dovrà attendere ancora a lungo, tra colli di bottiglia e catene come la distanza ancora siderale tra il costo della benzina e il prezzo di una ricarica.